Scirea, il nostro orgoglio

Scirea«Un modello da tutti i punti di vista: tecnico, stilistico, comportamentale»: così Gaetano Scirea venne ricordato il giorno della sua scomparsa da Enzo Bearzot, il Commissario Tecnico della Nazionale campione del Mondo del 1982. Una frase adattabile al suo modo di giocare e anche a una vita che si è fatta amare da chi ha avuto il piacere di conoscerlo. È impossibile separare i due ambiti ed è questa l’originalità di una persona che ha trovato estimatori ovunque, presso ogni tifoseria. Di lui si è sempre apprezzata l’immensa classe che lo ha reso il libero più forte di tutti i tempi, mai disgiunta da una riservatezza caratteriale: Scirea non è mai stato protagonista di una polemica, né in campo né fuori, e i giornalisti della sua epoca in lui non trovavano parole per un titolo a effetto, bensì un sentito ringraziamento per averlo intervistato. La sua carriera nasce nell’Atalanta, squadra con la quale esordisce in serie A il 24 settembre 1972 contro il Cagliari. Gioca da centrocampista e piace per l’eleganza del passo, la sensibilità tattica e la raffinatezza nel tocco di palla. Qualità che porta alla Juventus dal 1974-75, arretrando di posizione. Il suo numero è il 6, nel calcio dell’epoca significa rivestire la posizione del libero e fungere da ultimo baluardo dello schieramento difensivo. La sua interpretazione del ruolo è assolutamente moderna, nel mondo solo il tedesco Franz Beckenbauer ha le stesse capacità di garantire protezione al reparto e contemporaneamente di essere l’uomo in più quando avanza. L’immagine che meglio esemplifica il suo muoversi con rapidità e leggerezza la si vede nella rete del 2-0 della finale Mundial, quando esibisce un delizioso colpo di tacco nell’area avversaria prima di servire all’amico Tardelli il pallone che farà impazzire di gioia l’intera Italia. Con la Juventus Gaetano Scirea ha disputato 552 partite dal 1974 al 1988, un primato assoluto detenuto per due decenni prima che lo raggiungesse Alessandro Del Piero. Sette scudetti, due Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, una Coppa Uefa: l’elenco delle vittorie è infinito, come l’amore della gente verso un campione che costituisce un motivo d’orgoglio per tutti noi, oggi più che mai.

(Credits: Juventus.com)
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    • IloveJuventus
    • 3 settembre 2009

    Grandissimo Gaetano rimmarai per sempre il simbolo della nostra amata Juve!!
    Ci hai lasciato un vuoto incolmabile con la tua prematura scomparsa.

    Per sempre nei nosti cuori!!

    • Garrison
    • 3 settembre 2009

    Un modesto ricordo personale x un grandissimo: la domenica dopo la tragica fine di Gaetano, avevo circa 14 anni, era in programma, decisa da tempo, come ogni anno, la partita della Juve che, dopo lunghe trattative "costringevo" mio padre a portarmi a vedere prima dell'inizio delle scuole. Lui ama poco il calcio (é infatti interista) ma, se possibile, ancora meno la Juve, da sempre considerata (ah la malainformazione…) aiutata dagli arbitri grazie alle influenze della famiglia Agnelli. Destino volle che, quell'Juve/Atalanta (1 a 1 – Juve di Maifredi con rigore abbastanza inesistente assegnato ai bergamaschi -) come detto avvenne dopo la morte di Scirea, vissuta come tanti in diretta alla Domenica Sportiva col pianto di Tardelli. Ebbene nel lunghissimo e sentitissimo applauso di tutto lo stadio dopo il minuto di silenzio, nel nostro settore, uno dei + convinti e quasi commossi nel ricordo di Scirea era proprio il mio papà "antijuventino". Questa era la grandezza di Gaetano.

    • Er Rigo de Ronaldo
    • 3 settembre 2009

    un granda uomo sia dentro che fuori dal campo un Signore con la s maiuscola! Gaetano uno di noi! per sempre!! onore a lui!

    • sogno
    • 3 settembre 2009

    Zoff era il mito. Platini, l’estro che accendeva la fantasia del ragazzo che era in me. Claudio Gentile, il guerriero. Cabrini, il “bell’Antonio”. Paolo Rossi, “Pablito”. E così via… Ma Scirea era Scirea. Per me, lui, divenne “la Juventus”. Quando mi si chiede di sintetizzare a cosa penso nel momento in cui viene nominata la mia squadra del cuore, ripeto sempre le stesse parole: stile, classe, potenza. In sintesi: Gaetano Scirea.

    Potrei scrivere ancora decine di righe su di lui, su quello che rappresenta ancora oggi per me, sul suo esempio che molti (anche i calciatori attuali) dovrebbero seguire. Ma non vorrei passare alla retorica o al moralismo.

    Il ragazzo ora è cresciuto, è diventato un uomo. E lascia un ultimo pensiero al suo campione: grazie Gai.

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