Il personaggio: Luciano Bruni
CHI E’ LUCIANO BRUNI
Nato a Livorno il 24 dicembre 1960, Luciano Bruni è stato calciatore negli anni ’70 e ’80 (“ero un centrocampista piuttosto tenico e grintoso”, dice). Ha iniziato nelle giovanili della squadra della sua città, per poi approdare alla Fiorentina appena maggiorenne. A soli 18 anni vince con i Viola il Torneo di Viareggio (che sia di buon auspicio?) ed esordisce in Campionato in occasione di Fiorentina-Lazio 3-0. Era il 1978. Un anno dopo arriva anche la soddisfazione, a 19 anni, della convocazione nella Under 21 (aveva già militato in tutte le nazionali giovanili dalla prescolastica alla juniores). Dopo tre stagioni a buoni livelli, passa prima un anno alla Pistoiese e poi al Ravenna, in B, per essere ceduto nel 1983 al Verona, il club nel quale ha militato più a lungo. Dopo ben 6 anni e oltre 100 presenze condite dal meraviglioso e irripetibile Scudetto della stagione 1984/85, ha giocato per Lucchese, Siena, Arezzo e Castelfiorentino prima di ritirarsi definitivamente nel 1994 a 34 anni. Ha iniziato praticamente subito la carriera da allenatore: per lui c’è stato immediatamente il ritorno a Firenze, dove ha allenato la formazione Primavera, per poi allenare quelle di Piacenza (due anni fa proprio la squadra emiliana allenata da Bruni eliminò dal Viareggio la Juve dei vari Marchisio, De Ceglie, Lanzafame e Giovinco) e Siena (oltre ad aver allenato per un breve periodo la Rondinella in Serie D). Lo scorso anno era vice-allenatore del Verona, nella ex C1.
COSA FA NELLA JUVENTUS
E’ stato chiamato da Castagnini per succedere a Maddaloni sulla panchina della Juventus Primavera. Ha ben chiaro sia l’importanza del suo ruolo (“La Primavera della Juventus non è uguale alle altre: allenarla significa allenare una formazione di C di prima fascia, se non addirittura di Catetteria..”), sia il modulo tattico che intenderà adottare (“sono anche io come Maddaloni un fautore del 4231 o al limite del 433”), sia cosa gli viene chiesto (“possiamo e dobbiamo fare bene in ogni competizione”). L’importante è che i ragazzi non si montino la testa e restino con i piedi per terra. A Luciano il difficile compito.
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