Il "Sebastianismo", la rovina del tifo juventino

Sebastiao I (1554-1478)
Sebastiao I (1554-1578), re del Portogallo era un gran re. Giovane, bello, valoroso, intelligente, colto, devoto, amatissimo dal popolo e anche bravo in politica. E tanto illuminato quanto lo poteva essere un despota del sedicesimo secolo. Sotto il suo brevissimo regno il Portogallo sembro’ poter di nuovo essere un grande paese europeo. Chiaramente Sebastiao i suoi difettucci li aveva: era diventato re a 3 anni e aveva incominciato a regnare da solo a 14. Ed era stato educato dai Gesuiti che avevano una grande influenza su di lui. E il misto di fanatismo e sottiglieza politica tipico dei Gesuiti fu la causa della sua morte prematura; infatti si lancio’ in una guerra contro gli “infedeli” del Regno del Marocco. E li’ trovo’ la morte, nella battaglia di Alcacer Quibir; una morte terribile e misteriosa, tanto che il suo corpo non fu mai ritrovato. Questo fatto e l’enorme amore che il popolo nutriva per lui dette luogo alla leggenda che Sebastian non fosse realmente morto, ma potesse tornare da un momento all’altro per reclamare il suo trono. Questa leggenda col tempo fini’ col divetare una vera e propria corrente di pensiero (o meglio, di fede). Sebastian divento’ l’uomo della provvidenza, che sarebbe ritornato in un giorno di nebbia a risolvere tutti i problemi del Portogallo nel suo momento piu’ buio. Il “Sebastianismo”, ovvero l’attesa messianica dell’uomo della provvidenza che risollevasse le sorti del paese, ha permeato i livelli culturalmente piu’ bassi del popolo portoghese. E molti sostengono che questo misto di rassegnazione, rabbia e attesa messianica sia stata una della cause della relativa sparizione del Portogallo dalla storia europea per diversi secoli. Ancora adesso non e’ inusuale sentire parlare di un approccio “sebastianista” alle cose; l’approccio consiste nell’ignorare tutti i problemi assumendo che Sebastiao prima o poi ritorni e li risolva da solo.
A quei pochi che non si sono addormentati leggendo la parte precedente, sara’ chiaro (spero!) dove voglio arrivare. Quando la situazione e’ negativa, non si aspetta l’uomo della provvidenza (che si chiami Moggi, Spalletti, Gasperini, Hiddink o Andrea Agnelli) ma si lavora. E soprattutto si lascia il tempo a chi lavora. Perche’ altrimenti tutto quello che troverai saranno tanti falsi “Sebastiao”, ogni volta presentati come la panacea di tutti i mali e poi rapidamente abbattuti dall’odio popolare appena non otterranno immedietamente quei risultati che il popolo si aspetta. Io non ho l’illusione che il popolo capisca questo; anzi la storia (anche recente) dimostra che non lo potra’ capire forse mai. Ma mi auguro invece che lo capisca chi comanda ed ha veramente in mano le sorti della societa’ Juventus. Che non si facciano condizionare dai primi insuccessi, dal popolo urlante, dagli agitatori di professione, dai tanti falsi “Sebastiao” che verranno proposti da ora alla fine dell’anno. Che continuino a sostenere il progetto che hanno scelto e gli diano continuita’. Qualsiasi altra cosa fa solo perdere altro tempo; e non serve a nulla.
E’ bellissima la frase: “…i primi insuccessi…”.
Prof, eddai. Questi non ne imbroccano una manco per sbaglio sotto l’aspetto sportivo.
Tellement juste !!!
A quando il paragone Moggi-Machiavelli? XD
Non posso non quotare din don dan. La nostra storia dice che vinciamo uno scudetto ogni 4 anni… dubito fortemente che pur passando qualche altro anno sabbatico poi siamo in grado di vincerne 7-8 di fila. Detto questo, sempre con la squadra. Fino all fine dei giorni!
Signori, qui il progetto fa acqua da tutti i buchi e ancora ce lo meniamo. Il discorso del Prof avrebbe senso se fossimo all'alba del settembre 2006, ma qui stiamo per girare sul 2010 e ancora ci raccontiamo quella dell'uva? Parliamo di attesa? Ricordo che le strisce bianconere non indicano che siamo l'Udinese, ma la Juventus FC e pure usando tutta la pazienza del mondo, dopo un po' i coglioni girano.
Datemi una login, e ve lo scrivo io un pezzo coi contro… Altro che la storia del principino del Portogallo. Uè, siamo usciti dalla Champions perdendo la faccia, cerchiamo di tenerlo bene a mente. E con questo, lunga vita al Prof.
ti quoto.
Scrivimi su msn se lo vuoi fare, lol.
quando all'improvvisazione subentrerà, finalmente, la programmazione
il "sestianismo" sarà un ricordo lontano
dopo 4 anni è tempo di metterlo in pratica questo termine oscuro
"programmazione"
Post stilisticamente apprezzabile, ma, quanto a significato, mi sento di criticarlo: chiunque arrivi non sarà certo un messia mandato dal cielo a salvarci, ma darebbe sicuramente una scossa giusta alla squadra per prima cosa, e poi potrebbe avere un po' di quella esperienza da allenatore da far capire ai giocatori cosa ci fanno in campo. Detto questo spero che quel qualcuno sia Hiddink
ma non è che Mourinho si è messo in testa di essere Sebastiano?
Effettivamente stiamo aspettando già da troppo tempo un certo sebastian…
Eccolollà! (cit.)
ma dai non facciamo sempre i perbenisti. testa bassa e lavorare ogni volta che succede uno scandalo (sportivamente parlando eh). abbiamo subito l'onta della B senza difenderci, e vabbe; abbiamo aspettato degli acquisti seri ma il primo anno non era possibile economicamente, è arrivato tiago, e vabbe: flop; abbiamo aspettato con fiducia il secondo anno, ancora niente: poulsen, flop; speravamo in una grande stagione (tutto sommato comunque positiva lo stesso) ma niente: flop; abbiamo straspeso, cambiato allenatore: ancora flop. quanto altro ancora dobbiamo aspettare e quante altre volte ancora dobbiamo sentirci chiamare "sebastiao" prima di vedere una cosa che sia una fatta per bene? sempre testa bassa e lavorare? è questa la nostra filosofia mentre nelle alte sedi si decide di metterci sempre a … tutte le volte?
Come ho gia' detto non mi illudevo che il popolo capisse… Scherzi a parte, questo mio pezzo non era tanto rivolto ai delusi, perche' lo sono sicuramente anche io; era semmai rivolto ai nostalgici e a quelli che invocano cambiamenti continui sperando di trovare "l'uomo della pioggia". Quanto all'aspettare, dal 1986 al 1995 io ho aspettato nove anni; e c'erano gli Agnelli. E non c'era stata calciopoli.
E dal 1986 al 1995 di Sebastiani ne sono arrivati tanti: Zavarov, Baggio, Montezemolo, Maifredi….
Poi è arrivato un grande allenatore (e il vostro adorato Moggi) e si è ricominciato a vincere.
Per il momento abbiamo Ferrara e non ho ancora capito chi abbia voluto comprare Melo per 25 milioni (Blanc? Secco? Ferrara? Lapo?)
Il mercato lo fa Secco.
Quindi Secco è andato da Blanc e gli ha detto: "Francese, firma l'assegnino che t'ho comprato Melo?". Scusa ma ho i miei bei dubbi. Secco ha voluto Diego e ci ha messo due anni a convincere la società, per Melo 3 giorni?
Petta. Non facciamo parallelismi che non reggono. Diego 2 anni fa quando lo abbiamo cercato era appena stato comprato dal Werder. Se non è venuto è per le resistenze dei tedeschi, che avevano puntato tanto sul brasiliano che, nelle due stagioni successive, è stato uno dei migliori giocatori della Bundesliga (quindi lo hanno ceduto solo appena la valutazione è lievitata talmente tanto da rendere impossibile un no). Detto questo, è stato seguito ma non è stato l'unico, visto che in questi 2 anni si so' seguiti tanti altri giocatori nel suo ruolo.
Melo invece è stata una trattativa-lampo, durata due settimane. Secco ha avuto comunicazioni di disponibilità da parte di Corvino alla cessione (c'era addirittura una clausola rescissoria) e, non essendo riuscito a chiudere per D'Agostino, e necessitando secondo lui la squadra di un "regista", è andato da Blanc a chiedere il permesso di "chiudere" l'operazione e l'ha ottenuto.
Quello che intendevo è che il mercato non lo fa Blanc, che non si occupa della "scelta" dei giocatori. Poi è chiaro che spesso – una volta che Secco e il suo staff individuano un giocatore – Blanc si muova in prima persona per cercare di trattare sul prezzo pure lui. Ma la scelta non spetta a lui.
Più che di "Sebastianismo", qua dovremmo parlare di "Sebastianite"…ovvero di una malattia infettiva, più che di una corrente di pensiero. Per le specifiche, chiedere a Ferrara e a Giovinco.
Questa affascinante storia del sebastianismo è splendidamente applicata alla storia di Mourinho in un libro che consiglio caldamente, "Mourinho immaginario", edito qualche mese fa da Limina.