Archive for the ‘ Interviste e articoli ’ Category

Stile Juve, stile Bologna. Melo: "Dedico la vittoria a Ferrara". Buscè: "Complotto!"

Davvero molto bella questa intervista al brasiliano, che pare pian pianino stia ritrovando una buona continuità di rendimento. Ve la pubblico integrale, perchè vale più di tanti articoli.

“Questa vittoria la dedico anche a Ciro Ferrara, perchè lui.. la gente in questo mese ha parlato che io ho litigato con lui quando ancora era qua, che non mi voleva bene, però è tutto il contrario: lui è uno che mi ha aiutato tanto qui alla Juve. Abbiamo perso tutti insieme, però questa vittoria la dedico a lui”.

E, dopo questa pagina bella, apriamone una pietosa e patetica. Autore: Buscè.

«Abbiamo fatto una grande prestazione e quando le cose vanno così ci sta di vincere anche contro una grande squadra: il rammarico è questo. Tra l’altro, la sconfitta è arrivata su un episodio dubbio: dal campo ho visto che Del Piero ha controllato il pallone con le mani prima di lanciarlo a Marchisio (era Candreva, ndr), e come me l’hanno visto un po’ tutti; tra l’altro, arbitro e guardalinee erano anche vicini e lo stesso Del Piero ha lanciato un cenno a Portanova come per dire che avevamo ragione noi ma se l’arbitro ha lasciato correre non poteva farci niente. Sono cose che lasciano perplessi, perché nel dubbio alla fine vengono favorite le squadre più forti: gioco da vent’anni e otto volte su dieci le cose vanno in questo modo. In questo caso, poi, l’episodio non era dubbio: secondo me era proprio lampante, plateale, praticamente Del Piero ha fatto un bagher pallavolistico, e a parti inverse l’arbitro avrebbe fermato l’azione. Però siamo contenti della nostra prestazione».

Vi rimando alla fotomoviola per ulteriori commenti.

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Chiarenza: "Alla Juve tornerei. Con Ferrara parlavano in troppi, meglio con Zac"

vincenzo chiarenza primaveraRiporto una interessantissima intervista realizzata da Luciano Zanardini per IlSussidiario.net, seguita da un mio piccolo commento:

Juventus-Genoa non è soltanto una sfida che in questo momento può valere un posto in Europa, ma è anche, soprattutto, un match fra ex. Oltre ai vari Sculli e Milanetto, è interessante e al tempo stesso significativo rintracciare nelle rispettive rose alcuni fra i giovani più interessanti cresciuti all’ombra della Vecchia Signora. Da questo punto di vista chi meglio di Vincenzo Chiarenza, in esclusiva per ilsussidiario.net, con i suoi 15 anni nel settore giovanile juventino può tracciare un profilo di una generazione di aspiranti fenomeni che militano nelle due compagini: Palladino e Criscito da una parte e Marchisio, Giovinco, De Ceglie e Paolucci dall’altra. Chiarenza affronta anche da tifoso la situazione della Juve di oggi non senza qualche considerazione sulla gestione Ferrara. In particolare Chiarenza ha evidenziato una certa confusione: in campo i giocatori devono avere un unico punto di riferimento, l’allenatore, e non sentire le voci e le interpretazioni dello staff. A buon intenditor poche parole.

Sfogliando l’album dei ricordi di Vincenzo Chiarenza escono molti giovani giocatori che oggi militano in Juventus e Genoa, quali sono le sue sensazioni?
Ho avuto la fortuna di allenare giocatori con grosse qualità tecniche, fisiche e tattiche. Il mio compito è stato, oltre a quello tattico-tecnico, di insegnare loro il modo di comportarsi in campo, di trasmettere una cultura sportiva.

Il rapporto con questi giocatori prosegue anche oggi?
Sì, ci sentiamo tramite sms o in occasione delle feste

Alcuni, si pensi a Giovinco o allo stesso Paolucci, non sono ancora esplosi del tutto, è d’accordo?
Sono tutti giovani del 1986 o del 1987 e hanno ampi margini di crescita. Non bisogna dimenticare, e anche il passato l’ha dimostrato, che nel calcio si migliora fino a trent’anni. I giovani devono crescere sotto l’aspetto caratteriale per saper gestire anche le situazioni esterne, cioè l’ambiente, i media o i tifosi.

Proviamo a dare un giudizio tecnico su questi giocatori. Partiamo da Palladino
Straordinario. Può giocare anche da prima punta perché tiene palla e sa far salire la squadra. Fa partecipare gli altri giocatori alla manovra e ha un grosso dribbling. Assomiglia un po’ a Ronaldo del Real.

Criscito in bianconero è stato bocciato
Può giocare centrale in una difesa a tre o, come al Genoa, esterno alto a sinistra. Ha qualità tecniche, ma deve migliorare sotto l’aspetto fisico. Con me giocava nella difesa a tre e nella difesa a quattro.

Marchisio
Sta dimostrando le sue grandi qualità tecniche e caratteriali come del resto aveva già fatto con la Primavera. E’ un leader nella Juve e, speriamo, possa diventarlo anche in Nazionale.

L’ultimo ritorno, criticato dai tifosi, è quello di Paolucci
Una prima punta che vede molto bene la porta: è un attaccante completo che calcia di destro e di sinistro. Deve migliorare la qualità di testa.

In molti si aspettavano qualcosa in più da De Ceglie
Forse volevano vederlo giocare di più. E’ il tipico giocatore di fascia (esterno alto) con il cambio di passo e la resistenza. Ha qualità nel cross e si esprime al meglio con il passare dei minuti.

Si può scommettere sulla formica atomica Giovinco?
Una classica mezzapunta che può partire sia da destra che da sinistra. Quando è stato chiamato in causa ha reso, forse, di più di Diego. Uno contro uno dà il massimo.

Non c’è che dire, evidentemente avete lavorato bene…
C’è stata una programmazione incominciata ancora con Leopardi e poi proseguita con De Nicola. Fino al 2002 alla guida della Primavera c’è stato Gasperini e, quindi, il merito è anche suo. Dal 2003 al 2008 ho avuto l’opportunità di allenare la Primavera, di vincere (fra gli altri due Tornei di Viareggio, nda) e di far esordire nella squadra maggiore diversi giovani. Merito della programmazione e degli allenatori, molti di questi, ad esempio Storgato, avevano fatto la trafila nel settore giovanile.

E oggi quali sono le prospettive di Chiarenza?
Avrei voluto restare a vita alla Juventus, ma purtroppo i programmi di Blanc e di Ferrara non convergevano con i miei. Ad Ascoli ho fatto, nonostante tutto, un’esperienza positiva: sono arrivato in un momento di contestazione.

Sarebbe pronto a rientrare alla casa madre?
Sì, mi piacerebbe avere un ruolo di responsabilità nel settore giovanile: posso dire che, dopo 15 anni, è questa la specificità del mio lavoro.

Ci tolga una curiosità. In questi due anni la Juve ha dovuto fare i conti con molti infortuni, qualcuno, anche piuttosto autorevole, ha individuato il problema nei campi di Vinovo. Conferma questa tesi?
E’ una grande balla. I campi di Vinovo sono uno più bello dell’altro. Ci sono sei terreni in erba e i giocatori possono di volta in volta scegliere tra quello più morbido o quello più duro.

E allora cosa sta succedendo?
I tanti infortuni possono voler dire due cose: una grande sfortuna o qualcosa che va rivisto nella preparazione atletica.

Come sta vivendo da tifoso questa stagione?
Giusto precisare che, dopo 10 anni da giocatore e 15 da dirigente, sono il primo tifoso di questa squadra. Ad oggi la Juve non ha avuto una sua identità di gioco.

Può cambiare qualcosa con Zaccheroni?
Me lo auguro. E’ un uomo di calcio, esperto, con il suo staff preparato. Si esprime bene e soprattutto parla solo lui in campo.

Mentre prima non succedeva?
Mi sembra di aver capito che anche gli altri membri dello staff dicevano la loro. Il giocatore deve avere un unico punto di riferimento nel tecnico. Con Zaccheroni ci sono i presupposti per fare bene.

(Credits: IlSussidiario.net)

Alcune risposte sono davvero interessanti: innanzitutto quella su Vinovo, che spazza via credo definitivamente il mistero sui campi troppo duri o troppo morbidi (personalmente avevo pochi dubbi). Ma le due domande più interessanti probabilmente sono le ultime due: è una voce che mi hanno nel tempo raccontato in tantissimi, e trova la prima conferma indiretta in questa intervista… Mi riferisco al fatto che, secondo molti, troppi nello staff di Ciro Ferrara dicevano la loro, dirigevano gli allenamenti, discutevano con i giocatori, insegnavano gli schemi. Addirittura, pare, litigavano e alzavano la voce. Evidentemente la squadra – che per l’uomo Ciro Ferrara nutre stima smisurata – non ha reagito bene.

Franco Ceravolo: "Se la Juve mi richiamasse sarebbe un onore…"

franco ceravoloVi propongo, grazie alla segnalazione dell’amico Fracassi di Juvemania, un pezzo della lunga intervista rilasciata ieri a Fausto Sarrini del quotidiano La Nazione da Franco Ceravolo, DG dell’Arezzo Calcio.

«La Juve? Sbagliai a dimettermi, ma era un momento particolare, quando cadde in disgrazia e finì in B. Difficile comunque che torni con questa dirigenza; se cambierà qualcosa e mi richiamassero sarebbe un onore: come farei a dire di no? Ma in questo momento voglio pensare solo all’Arezzo, dove voglio portare a termine nel miglior modo possibile il progetto, con la promozione in B. Conto almeno in due anni di farcela».

«La mia amicizia con Luciano Moggi? Non la rinnego. Con Luciano capita di sentirci, da amici. Lui è competente, un intenditore. Ma ora penso solo alla mia carriera, a fare bene dove lavoro».

«Riccardo Maniero? (classe ‘87, cartellino della Juventus, in goal anche nell’ultima e vittoriosa trasferta di Benevento) potrà restare ancora in amaranto? Tra qualche giorno mi incontrerò con Roberto Bettega per parlare della questione. Spero comunque che Riccardo rimanga ancora con noi: se non sarà così, l’Arezzo incasserà una certa cifra».

«Il Siena? Se ne dicono tante, ma a me affascinano certe sfide, come partire da qualche gradino più sotto per arrivare in alto. Ed è quello che spero di fare con il club amaranto».

«All’Arezzo ci sono arrivato dopo l’esperienza al Queen’s Park Rangers in Inghilterra. Ho lavorato poi per il Livorno centrando la promozione. Potevo restare, ma avevo l’occasione di andare al Bologna, che poi non si è concretizzata. Pensi che ad Arezzo doveva venire mio figlio (come team manager, ndACB)…ed alla fine sono arrivato io!”

La mia opinione su Franco è nota. Che dire.. sarebbe davvero un bel passo in avanti verso un riassetto societario di livello.

Benitez smentisce la trattativa con la Juventus tramite sito ufficiale

rafa benitez“Contrary to reports in the Italian media this weekend, I want to make it absolutely clear I have no agreement with Juventus and have not and will not be meeting Juventus or their representatives or any other club,” said the Liverpool manager. “I have a long term contract with Liverpool and I’ll repeat what I said on Friday that I am happy here and my only focus is to do my job as well as I can to get the team back into to the top four, beginning with the derby against Everton.”

Questo il virgolettato di Rafa Benitez riportato in una nota ufficiale nel sito del Liverpool. Come già scritto, a prescindere se sia una smentita di rito o la verità, è giusto comunque focalizzare l’attenzione su Alberto Zaccheroni e sulla stagione in corso, visto che ci sono ancora due obiettivi importanti davanti come la Europa League e la qualificazione per la prossima Champions League. Ne riparleremo, eventualmente, a giugno.

Luciano Moggi: "Ferrara ormai da esonerare, ma non è colpa sua. Mazzini salvo grazie a Castagnini.."

luciano moggiNella trasmissione televisiva romana “Studio Stadio” condotta da Paola Delli Colli, che vede tra i protagonisti anche il nostro amico Stefano Discreti, Luciano Moggi ha annunciato ai microfoni di Gold Sport il suo rientro nel calcio a fine squalifica nel 2011 e non solo.

“Ormai Ferrara è da esonerare perché è evidente che lo spogliatoio non lo segue più e poi se la Juventus dovesse perdere anche sabato prossimo contro la Roma la crisi diventerebbe irreversibile. Squadra in emergenza infortuni? Vero, ma i soli Diego e Melo in campo costavano quanto tutto il Chievo. Ferrara pagherà per tutti anche perché Secco non conta ne decide nulla. Quindi cosa lo cacci a fare? Non so comunque chi potrà rimpiazzare Ciro in panchina. Di certo non Maifredi che si era candidato tempo fa. Comunque il vero responsabile di questo fallimento è Blanc che rappresenta in pieno l’incompetenza di questa nuova società. Ma vi rendete conto che per sbloccare l’affare Paolucci ha dovuto telefonare in prima persona Franzo Grande Stevens al Presidente del Siena? Paolucci, avessi detto Ibrahimovic… Blanc sarebbe da cacciare all’istante. In 3 anni hanno buttato 250 milioni di euro. Noi in 12 anni non abbiamo fatto cacciare un soldo alla Proprietà. La vittoria contro il Napoli di Coppa Italia forse aveva illuso qualcuno che la crisi fosse finita e che con Lanzafame e Paolucci si potesse risalire la china”

Piccolo commento personale: in realtà l’operazione Paolucci era oggettivamente difficile, per chiunque. Il Siena è una Società che lotta per non retrocedere, e che al momento è all’ultimo posto con soli 12 punti. Strappare loro un attaccante, soprattutto dopo le difficoltà incontrate dai toscani per tesserare Nicola Pozzi e Rolando Bianchi, era impresa “da Grande Stevens”, cioè da telefonata extracalcistica con richiesta di favore.. Ciò non toglie come la situazione fosse comunque disperata, per carità.

“Nell’estate 2011 finirà la mia squalifica e tornerò nel calcio. Questo a molti da fastidio e spaventa. Un ritorno alla Juve? Non farò mai come Bettega. Con questa dirigenza che ci ha umiliati e che ha cercato in tutti i modi di farci condannare io non voglio avere niente a che fare. Con Andrea Agnelli al comando invece tornerei subito, anche per sdebitarmi con i tifosi juventini che in questi anni mai mi hanno fatto mancare il loro affetto. Al processo di Napoli tirererò fuori un’intercettazione tra Baldini e Mazzini, in cui l’ex dirigente della Roma dice a Mazzini che riuscirà a far cacciare dal calcio Moggi, Giraudo e Galliani ma a lui lo salverà in cambio di una sistemazione per il suo amico Renzo Castagnini (oggi alla Juve…). Franco Baldini è un incapace e si pentirà amaramente di aver detto il falso perché a fine processo lo denuncerò penalmente! Come ho fatto a lavorare con Fabio Capello che ne è amico? Chiedetelo al tecnico dell’Inghilterra. Io non ho mai chiesto niente di Baldini a nessuno…”

Interessante, più che l’autocandidatura per un futuro ritorno (chi vivrà vedrà), la parte evidenziata. Restiamo in attesa, come sempre, di un riscontro in tribunale, con la promessa di pubblicare il tutto. Certo, non ci meraviglierebbe se un direttore sportivo italiano avesse voluto piazzare qualche suo amico in giro.. lo stesso Moggi non era un santarello, sotto questo punto di vista..  Ma qui evidentemente si allude ad altro. Vedremo.  E, soprattutto, vedremo se e come reagirà la Juventus e lo stesso Mazzini a questa frase.

L’intervista poi prosegue toccando altri temi, meno interessanti, ma che pubblico per completezza:

“Con la distruzione della Juventus del 2006, ormai il potere è tutto a Milano. Le squadre milanesi continueranno a dominare in Italia per tanti altri anni, soprattutto l’Inter che più di tutte ha tratto beneficio da Calciopoli. Quest’anno l’Inter senza Ibrahimovic ha più difficoltà ad andare in rete, ma resta comunque la più forte di un campionato mediocre. Il Milan invece in questo momento gioca il miglior calcio del campionato, con Ronaldinho che sta incantando. Il talento brasiliano può ancora dare tanto ed anche se gioca praticamente da fermo come il Maradona degli ultimi anni, se la squadra corre anche per lui può ancora fare il fenomeno. Con questo Toni ed il recupero di Totti la Roma è diventata la maggiore candidata per centrare l’obiettivo terzo posto. Ne dovrà tenere conto anche Lippi di questa coppia d’attacco. Potrebbe benissimo esser il duo d’attacco della Nazionale al mondiale Sudafricano”

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Hasan Salihamidzic: professione leader

brazzo«Una buona partita, ed era anche ora. E’ solo l’inizio: ora dobbiamo continuare contro il Chievo. Stavolta s’è visto lo spirito e il gioco, ma spero proprio che non siamo contenti per niente: qui serve avere ancora tanta fame. Ma ora andiamoci a prendere i tre punti a Verona, un paio di giorni di riposo. A parte gli scherzi, adesso è fondamentale fare bene contro il Chievo. Lo ripeto: è solo l’inizio. Serve fare un filotto: sono contento, ma questa vittoria da sola non mi dà niente. Troppe volte abbiamo vinto e ci siamo fermati: io soffro troppo a vedere una Juve che va così a singhiozzo. E’ una buona vittoria, niente di più e niente di meno. A destra mi rivedo in Martin Caceres: a 22 anni facevo come lui, deve riposare anche lui in partita un pò. E anche Diego deve darsi delle pause in partita: è troppo generoso, lui è impressionante ma deve saper dosare le forze per trovare il suo ritmo, che è il ritmo giusto per la Juventus. Questo è il momento di parlare: tutti dobbiamo parlare e dirci in faccia tutto, quello che ci piace e non ci piace dell’altro. Per uscire dalla crisi si fa così».

Juventus: ha vinto il gruppo

spirito juventusRoberto Bettega: «Abbiamo vinto bene, ben schierati in campo. Inseguiamo da anni la decima Coppa Italia e ci proveremo anche questa volta. È stata una vittoria di squadra ed è proprio quello che vogliamo: essere una squadra in tutti i casi, quando si vince e quando si perde. Il mercato? Qualcosa faremo, ma più importante sarà recuperare al più presto gli infortunati. Certamente veniamo da una situazione non facile, ma nulla è perduto. Riprendiamo a lavorare con alacrità ed impegno, ci sono ancora obiettivi importanti e una società come la Juventus non può mollare a questo punto della stagione. Dobbiamo sempre guardare avanti».

Diego Ribas: «Sono contento della mia prestazione, ma stasera ha vinto la squadra, così come quando si perde, perdiamo tutti. Se giochiamo bene come collettivo, anche i singoli riescono a dare il massimo. Ci siamo aiutati di più e anche gli automatismi hanno funzionato. La chiacchierata di ieri negli spogliatoi ci è servita e ci ha fatto capire che dobbiamo essere ancora più uniti. Speriamo che da questo momento inizi una nuova era per noi. Ferrara? Ha dimostrato di essere un allenatore con delle qualità e il nostro compito è quello di lavorare per aiutarlo».

Ciro Ferrara: «Stasera mi sono piaciuti proprio tutti. Abbiamo avuto qualche difficoltà nei primi dieci minuti, con il Napoli che spingeva sulle fasce, ma poi ci siamo messi bene in campo, compatti ed attenti. Con un modulo di gioco che privilegiava le caratteristiche naturali dei giocatori in campo, ma che poteva anche comportare qualche rischio, ci siamo guadagnati un 3-0 che fa bene a tutto l’ambiente. Certo la strada è ancora lunga, sarà importante recuperare un po’ di energie, visto che oggi eravamo proprio in pochi».

Alex Manninger: «Ci voleva questa vittoria. Abbiamo disputato una partita pulita, senza rischi, contro una squadra che in campionato era più in forma di noi. Dobbiamo prenderla come punto di riferimento per ripartire. Abbiamo fatto un po’ di autocritica in questi giorni ed è servito. A nessuno di noi piaceva come stavamo giocando in questi ultimi tempi. L’obiettivo era terminare la gara senza prendere gol e ci siamo riusciti. Sapevamo che, con la qualità che abbiamo in attacco, in quel caso non avremmo fallito».

Basta fare un rapido giro sul sito ufficiale della Juventus per scoprire il tema principale delle interviste post-partita dei bianconeri. Si torna a parlare di gruppo, di giocare tutti assieme, di vincere di squadra. Concetti che – a parole – vengono rimarcati quasi ossessivamente. La formazione di Ciro Ferrara ha scelto di uscire fuori dalla crisi così, compattandosi, chiarendosi, remando tutti assieme verso la stessa direzione. Senza pensare che possa arrivare un santone a risolvere ogni problema con una bacchetta magica, ma lavorando, lavorando, lavorando. Lo si era scritto più volte, in questo blog, che sarebbe stata solo questa l’unica vera soluzione ai mali bianconeri. Più che un problema tattico (a proposito: si è giocato col rombo “puro”, con una ottima prestazione di Felipe Melo e di Diego), alla Juve c’era un problema di compattezza, determinazione, convinzione nei propri mezzi, voglia di vincere assieme. Al di là di possibili dissapori personali. Così è stato. C’è voluto un lungo chiarimento di un paio di ore, ieri, a porte chiuse. Fuori anche Ciro Ferrara, Roberto Bettega, Jean-Claude Blanc: non servivano. Non è mai stato (solo) un problema di schemi. Questi sono campioni, in grado di fare molto meglio. Ci si è chiariti, qualcuno ha alzato pure la voce, ci si è incoraggiati, si è fatta una grossa autocritica.

«Ci serve continuità. La Juve che perde non è la vera Juventus. Siamo una squadra che vince, abituata a vincere, che deve ricominciare a macinare vittorie».

Dice bene Salihamidzic, uno dei leaders silenziosi del gruppo. La vera Juve non era quella. E’ ora di dimostrarlo. Con o senza Ferrara.

Video e trascrizioni della conferenza stampa di Ciro Ferrara

conferenza-ferrara«Ieri mi facevano notare che sono come Rocky, in questo momento: prendo cazzotti, pieno di sangue ma continuo a dire ‘non fermarti’ all’avversario, ed è così: non c’è niente che possa buttarmi giù in questo momento. Detto questo mi dispiace per la situazione di delusione che stiamo vivendo».

L’allenatore bianconero non crede che la sua panchina traballante crei problemi ai giocatori: «Io credo che la società faccia delle valutazioni, e la fretta non è mai produttiva. Conosco il pensiero della società, ma sono altrettanto grande da poter capire che il destino di ogni allenatore è legato ai risultati. Quindi se i risultati non ci sono la società prenderà i provvedimenti che riterrà più giusti e più idonei per cambiare una tendenza negativa. Se questo dovesse passare per l’esonero dell’allenatore non la prenderei come una sconfitta. Assolutamente. La prenderei come una crescita».

La squadra è di livello e Ferrara continua a crederci. «In squadra ho giocatori forti giocatori con personalità e non credo che si facciano condizionare dalla situazione del proprio allenatore. Loro devono essere certi che il loro tecnico è pienamente consapevole di quello che sta cercando di fare con tanta voglia per cambiare le cose, consapevoli che se continuiamo in questa maniera possiamo venirne fuori. So perfettamente che quando mi sono seduto su questa panchina ho provocato anche parecchia invidia, ma non ho mai pensato minimamente ‘Chi me l’ha fatto fare’».

E se il ‘suo’ Napoli fosse il capolinea: «Quest’anno si è battuto il record di esoneri, trovare una società che mantiene una certa linea non capita spesso. Napoli? Può capitare che proprio nelle emergenze ci possa essere una reazione. Napoli è la mia città ed è stata la mia squadra per tanti anni, non ho mai pensato che proprio contro il Napoli potrei perdere questa panchina. Penso solo a passare il turno».

In Coppa Italia vedremo una squadra in totale emergenza: «Non ho tanta scelta soprattutto a centrocampo dove siamo praticamente contati. Diego a centrocampo? Non l’ho mai visto giocare in quella posizione, né l’ho mai provato, bisognerebbe capire le sue sensazioni, ma le sue caratteristiche mi portano a pensare che non sia il suo ruolo, e se non l’ha mai fatto ci sarà un motivo. Iaquinta? Ci vuole ancora un po’ di tempo. Buffon? Rientrerà col Chievo».

Amauri non è in crisi. «In allenamento oggi ne ha fatti quattro di gol, ogni attaccante può incontrare un momento di difficoltà, lui è un giocatore in senso assoluto, ha la mia fiducia e deve stare tranquillo».

Nuovi innesti in arrivo? «In questo momento avremmo preferito avere qualcuno in più, certo Tiago è partito ma non potevamo sapere che Giovinco e Poulsen si sarebbero infortunati».

(Credits: Juvemania.it)

Intervista a Sissoko: "E' guerra, i togolesi hanno fatto benissimo a ritirarsi"

sissoko maliPanchina, radio, paura. La Coppa d’Africa poteva cominciare decisamentemeglio, per Mohamed Sissoko. Domenica sera, il centrocampista della Juventus ha saltato la gara inaugurale con l’Angola. Al rientro negli spogliatoi, gli è arrivata la notizia che la Juventus era stata bastonata dal Milan. Alla vigilia, aveva seguito con comprensibile preoccupazione l’affaire-Togo. L’unica cosa buona il risultato del Mali, passato dallo 0-4 al 4-4 nello spazio di 16 minuti.

La Juventus è crollata in casa con il Milan.
«Lo so. La notizia mi è arrivata negli spogliatoi, dopo la doccia. Mi hanno inviato un sms. Mi dispiace davvero, è un momentaccio. La Juventus è la mia squadra e perdere mi fa star male».

Ferrara sta vivendo ore difficili.
«Con lui, mi sono trovato bene, ma capisco che quando si attraversano queste situazioni i dirigenti si pongono il problema-allenatore. Il calcio funziona così».

La Juve è partita benissimo, poi si è fermata: che cosa sta succedendo?
«Quando una squadra va in crisi, non esiste solo una spiegazione. Le cause sono tante: infortuni, inserimenti dei nuovi giocatori, la tensione. Passare dal successo alle difficoltà fa crollare l’autostima. Diventa tutto maledettamente difficile».

Perché ha saltato la partita con l’Angola?
«Non ero ancora a posto dopo l’infortunio. Ma contro l’Algeria, giovedì, ci sarò».

Un esordio pirotecnico: dopo 79’ perdevate 4-0, poi in un quarto d’ora è arrivato il pareggio.
«Non voglio cercare scuse banali, ma nel primo tempo non ci stavamo con la testa. Quello che è accaduto ai togolesi, ci ha sconvolto. Non avevamo proprio la testa per giocare a calcio. Ci ha svegliato l’allenatore, Keshi. Nell’intervallo ci ha detto che non potevamo fare una figuraccia, che una squadra deve sempre avere orgoglio e dignità. Siamo andati sotto di altri due gol, ma abbiamo trovato la forza di reagire. La prima rete ci ha dato un’ulteriore scossa,mentre gli angolani hanno perso sicurezza».

Che cosa pensa della decisione del Togo di ritirarsi dalla Coppa d’Africa?
«Penso che hanno preso una decisione giusta. Noi siamo venuti in Angola per giocare al calcio, non per fare la guerra. Quello che è capitato ai togolesi è orribile. Hanno visto morire due componenti della loro selezione. Hanno visto il ferimento di due compagni di squadra. Hanno temuto dimorire. E’ stata la peggiore esperienza della loro vita. Hanno fatto benissimo a tornare a casa».

Ha parlato con qualche giocatore togolese?
«Ho provato amettermi in contatto con alcuni di loro, ma non è stato possibile. I telefoni cellulari suonavano a vuoto. Per i togolesi è stato un incubo».

(Credits: Gazzetta dello Sport)

Lunga intervista a Platini: "Bene Bettega, lo consigliai a Blanc"

platiniSe saltelli muore Balotelli” e “non ci sono negri italiani”: questi i cori in voga in Italia. Che ne pensa, presidente Platini?
“Ci vogliono cure radicali contro i razzisti e il calcio deve dare l’esempio. Bisogna chiudere gli stadi o sospendere le partite, non c’è altra soluzione…”.

In Italia danno multe, 10-15.000 euro per i “buuu”…
“Ridicolo. Cosa gliene frega ai razzisti. L’unico modo è tenerli lontani dagli stadi. Noi, come Uefa, già lo facciamo: l’arbitro può sospendere l’incontro e, se quelli continuano, mandare tutti a casa. Vero è che si tratta di un fenomeno molto più sociale che calcistico, vero che quelli sono razzisti tutta la vita. Ma non possiamo stare a guardare questo disastro. Noi la nostra scelta l’abbiamo fatta e siamo pronti ad andare sino in fondo. Ora tocca alle federazioni. Il rispetto, l’umanità sono più importanti dei risultati di una partita e certa gente (fa una smorfia, ndr) deve sapere che ci sono anche negri bianchi…”.

Non c’è solo il razzismo, purtroppo. Ma anche la violenza: i calciatori del Toro sono stati aggrediti con le loro famiglie all’uscita da un ristorante. Quando lei giocava nella Juve non era mai successo.
“Perché vincevamo… Credo che stia nascendo il tifoso professionista: guadagna con le maglie, coi biglietti, e quando la sua squadra perde allora si incazza. Ecco perché aggredisce, minaccia i calciatori. Bisogna darci una sistemata, una calmata: mi sembra che in Italia ci sia molta aggressività, troppa, e non solo nel mondo del calcio. D’altronde, è stato aggredito anche il vostro premier, no? Io non parlo più di cose italiane, di calciatori italiani: tutte le volte che facevo una battuta veniva fuori un inferno. No, così non mi piace”.

Ma parla sovente col presidente Blanc che le chiede consigli: Boniperti non lo faceva…
“Boniperti me li dava lui i consigli. Con Blanc parliamo di cose europee, non di Juve. Mai parlato di giocatori. Per la verità un consiglio gliel’ho dato, due anni fa: lui non sa tanto di calcio, non è come Boniperti che ha giocato 50 anni, gli ho detto allora di proteggersi e prendere qualcuno che potesse dialogare con l’allenatore, con la squadra. Ora lo ha fatto, mi sembra una buona mossa l’arrivo di Roberto (Bettega, ndr)”.

Ma i tifosi della Juve non sono contenti lo stesso.
“Pensavano di vincere subito lo scudetto ma la Juve non è ancora pronta. Ci vuole tempo, ha fatto molto in questi anni. D’altronde andando in serie B aveva perso grandi calciatori e adesso non è più come prima, quando tutti i campioni venivano in Italia. Ora vanno anche via, vedi Ibrahimovic”.

Champions League: la Juve non c’è più ma restano in corsa Milan, Inter e Fiorentina.
“Io sono neutrale, non faccio pronostici. Vince sempre la più forte e così sarà anche il prossimo maggio a Madrid”.

E se toccasse a Mourinho?
“Mi è molto simpatico”.

Chi vince il Mondiale in Sudafrica?
“Tre le mie favorite: Brasile, Spagna e anche l’Inghilterra”.

E l’Italia?
“Può fare bene. Come l’Olanda, la Francia, la Costa d’Avorio, ma le mie favorite sono quelle tre”.

Fair play finanziario, partita vinta o persa?
“Vinta, come no. Vinta totalmente come filosofia, ora entro tre anni ci daremo delle regole per le Coppe europee. I club non potranno spendere più di quello che guadagnano. E sa chi me lo chiede? Quelli che pagano di tasca loro. Me lo hanno chiesto Berlusconi, Moratti e Della Valle, ad esempio: sono stufi di pagare, vogliono regole. Non tutti sono d’accordo? Nessun problema, io vado avanti lo stesso, è la mia battaglia per l’etica, per la moralità”.

Quando lei era ct della Francia era a favore della moviola.
“Quanti anni sono passati? Venti, no? Ora ho più esperienza. La tv ha ucciso l’arbitraggio tradizionale ma la moviola ucciderebbe l’arbitro. Non può funzionare: bisognerebbe interrompere la partita per ogni fuorigioco, rimessa laterale, rigore, simulazione… E l’arbitro dove finirebbe? In una cabina di regia? E alle isole Far Oer come facciamo con la moviola? Non ci siamo: l’arbitro non poteva vedere il mani di Henry, è vero (si alza e simula l’azione, ndr), ma se ci mettiamo altri due arbitri di area allora si risolve il problema. L’unica soluzione è umana, non tecnologica. Si va avanti quindi con questi esperimenti, due uomini in più: per il Sudafrica era troppo presto, solo gli arbitri europei d’altronde si stanno allenando. Ma in futuro è la strada giusta”.

Euro 2016, il 28 maggio l’Uefa decide: sono rimaste in corsa Italia, Francia e Turchia. Lei, tempo fa, si augurava un’alleanza franco-italiana…
“Diciamo che mi piaceva come idea, ma ormai è tramontata. Non so chi vincerà, io resto neutralissimo”.

Lei guida l’Uefa, 53 Paesi, da quasi tre anni, dal 26 gennaio 2007: non le è venuta voglia di candidarsi alla presidenza della Fifa?
“Se anche avessi deciso non glielo direi: ho sei mesi per pensarci… Con Blatter sono d’accordo su tutto, al 99 per cento. Non sono d’accordo però sul 6+5 (cinque calciatori eleggibili per la Nazionale nella lista, ndr). È un suicidio, e io non voglio suicidarmi. Gli dico sempre: Sepp, anche a me piacerebbe correre ai 150 all’ora sull’autostrada ma non si può”.

In Svizzera. In Italia invece…
(Sorride) “I soliti!”