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Analisi tattica di Juventus vs Palermo (primo stop con Zaccheroni…)

PRESENTAZIONE DEGLI SCHIERAMENTI

Le due squadre si schierano in maniera speculare: 4 difensori in linea, centrocampo a rombo e due punte. Per il Palermo Sirigu in porta; Cassanim Kjaer, Bovo e Balzaretti in difesa; Liverani, Migliaccio, Nocerino e Pastore a centrocampo; Miccoli ed Hernandez in attacco.

46 Sirigu
16 Cassani, 24 Kjaer, 5 Bovo, 42 Balzaretti
11 Liverani
8 Migliaccio, 9 Nocerino
6 Pastore
90 Hernandez, 10 Miccoli

Per la Juventus in porta Manninger; in difesa Grygera, Cannavaro, Chiellini e De Ceglie; a centrocampo Felipe Melo a supporto di Candreva, Sissoko e Diego; in attacco Del Piero e Trezeguet.

10 Del Piero, 17 Trezeguet
28 Diego
22 Sissoko, 26 Candreva
4 Felipe Melo
29 De Ceglie, 3 Chiellini, 5 Cannavaro, 21 Grygera
12 Manninger

Di seguito una diapositiva in cui sono ben visualizzati i rombi di centrocampo contrapposti, le linee difensive e le due punte schierate.

diapo01

SVILUPPI TATTICI DEL MATCH

Come evidenziato nella diapositiva precedente, le due squadre si affrontano a specchio. La novità per la Juventus, rispetto al match contro il Bologna, sta nella disposizione dei tre giocatori offensivi, con Diego in posizione arretrata rispetto alle due punte, Del Piero e Trezeguet. Come vediamo nella diapositiva seguente, in fase difensiva Diego copre le uscite dei difensori del Palermo verso Liverani; la copertura di Liverani è sicuramente una ragione del ritorno al trequartista classico.

diapo02

Un’altra ragione della posizione di Diego, potrebbe essere ricercata nella necessità di Trezeguet di avere un compagno di reparto più vicino (Del Piero) vista la sua minore capacità., rispetto ad Amauri, di giocare come punta centrale unica. Il primo tempo vede un notevole predominio territoriale della Juventus, con una netta prevalenza dei bianconeri nel possesso palla. La posizione di Diego, riesce realmente ad oscurare Liverani, fulcro del gioco rosanero, che addirittura, un paio di volte, perde pericolosamente palla nella propria trequarti. L’esclusione del gioco di Liverani abbassa la qualità della manovra del Palermo, spesso costretto a scavalcare il centrocampo con lanci lunghi di Kjaer e Bovo; su tali lanci la difesa juventina non va mai in affanno. La situazione tattica taglia i rifornimenti a Pastore e le corrette distanze tra reparti e tra i giocatori consentono alla Juve una riconquista della palla piuttosto agevole. I problemi bianconeri nascono nella fase di possesso palla. Il Palermo, aspetta la Juventus nella propria metà campo e la circolazione della palla fino agli ultimi 30 metri è agevolata da questo atteggiamento dei rosanero. Purtroppo, il possesso palla della Juve, mostra i problemi visti in tante altre partite della stagione, anche in era pre-Zaccheroni: spaziature non ottimali, scarsi e lenti movimenti senza palla con conseguente scarsa creazione di spazi a sua volta malamente attaccati. Problemi che uniti alla non eccelsa tecnica di quasi tutti i calciatori juventini in campo, creano un mix indigeribile di circolazione lenta e sterile del pallone. Gli unici pericoli creati: cross sbagliato di Candreva, colpo di testa di Trezeguet su cross da trequarti campo, ripartenza breve su errore macroscopico di Liverani con triangolo Del Piero, Trezeguet, Diego, concluso sciaguratamente con un piattone dal brasiliano. Insomma, tra i pericoli creati, non c’è nessuna manovra convincente. Alcuni esempi di non efficace distribuzioni e spaziature in campo.

diapo03diapo04

Nelle diapositive precedenti, si vede De Ceglie abbastanza libero di portare palla, ma senza nessuno da servire davanti a se, vista la posizione centrale di Diego e Del Piero (Trezeguet è ancora più avanti in posizione, anch’esso centrale). Sissoko, invece di attaccare la profondità, movimento necessario a “portare via” Migliaccio, si ferma; Migliaccio può con tranquillità uscire su De Ceglie che non ha una sola possibilità di giocata in avanti ed è pertanto costretto a fermarsi e ricominciare. Di tali situazioni è piena la partita. A destra il problema delle soluzioni di gioco è, per tutto il match, ancora più evidente. Da quel lato si allarga, e spesso riceve, Candreva. Ma dal suo lato, nessuna punta si allarga: Del Piero si apre quasi sempre a sinistra, Trezeguet gravita solo ed esclusivamente in zona centrale. Grygera raramente si sovrappone e quando lo fa, lo fa con un ritardo tale che la difesa del Palermo, riesce con semplicità ad assorbire questo movimento. L’unica soluzione è talvolta un taglio di Diego dal centro verso la zona destra dell’attacco.E se Candreva ha solo una soluzione, quello che succede è che quasi sempre riceve aperto a destra, abbastanza libero, alza la testa ed è quindi costretto a ricominciare il gioco per vie centrali. L’esempio visto con le diapositive e la descrizione dell’intera partita di Candreva sono solo degli esempi di sviluppi, anzi meglio, di non-sviluppi della manovra Juve, che quindi per tutto il primo tempo non concretizza una buona fase di riconquista palla.

Nel secondo tempo due fattori cambiano decisamente le carte in tavola:

  1. l’arrivo della fatica nelle gambe, già non brillanti, dei giocatori della Juve;
  2. la scelta del Palermo di alzare il pressing, attuato già sui difensori bianconeri.

Il calo fisico della Juventus, appare nel secondo tempo evidente. In una squadra dai tempi e dalle spaziature sbagliate in possesso palla e di scarsa qualità tecnica, ciò porta, inevitabilmente a incrementare notevolmente gli errori tecnici, spesso forzati dal pressing ora deciso del Palermo.  Su tali errori il Palermo costruisce ripartenze che mandano in crisi la Juventus. Andiamo in ordine cronologico a vedere degli esempi di quanto detto. Primo esempio: Chiellini pressato da Miccoli apre verso la propria destra.

diapo05

La palla giocata da Chiellini è di bassa qualità, a metà tra Candreva e Grygera, spaziati a loro volta male in campo. A causa di ciò Grygera subisce con più facilità il pressing alto di Nocerino e gioca una palla in verticale per liberarsi dalla pressione.

diapo06diapo07

Bovo recupera palla e rilancia immediatamente per Miccoli; Grygera sbaglia perché taglia verso il centro cercando la palla, invece di scappare dietro, e Miccoli anticipa tutti e serve Nocerino che si trova in un 2 contro 1 col solo Chiellini a ballare tra lui ed Hernandez. Fortunatamente Nocerino sbaglierà grossolanamente il passaggio verso Hernandez

diapo08diapo09diapo10

Secondo esempio: Candreva appoggia dietro verso Sissoko, ma sbaglia (uno dei tanti errori tecnic dei giocatori juventini durante la partita) e serve Hernandez.

diapo11

Hernandez, libero, porta palla; Cannavaro è costretto ad uscire ed Hernandez serve Miccoli

diapo12

Miccoli riceve, si gira e serve Pastore che arriverà a tirare solo davanti a Manninger che salverà la propria porta.

diapo13

Nelle diapositive seguenti un esempio di pressing del Palermo sui difensori del Palermo. Grygera è costretto a girarsi e servire Cannavaro, che pressato, serve Chiellini costretto a ricevere correndo verso la propria porta e quindi non in posizione ideale per giocare la palla, ma, piuttosto, in posizione ideale per subire il pressing avversario che puntualmente arriva.. Chiellini, pressato, a sua volta cerca De Ceglie anticipato dalla pressione di Migliaccio.

diapo14diapo15diapo16diapo17

Infine ultimo di tantissimi possibili esempi, il gol di Budan. Manninger gioca la palla a Grygera, che non è correttamente posizionato col corpo (dovrebbe stare con le spalle rivolte verso la porta avversaria, in maniera tale da potere, immediatamente dopo il controllo, alzare la testa e guardare avanti)

diapo18

Grygera riceve girato verso la propria porta a causa della sua non corretta posizione del corpo, avanti non c’è nessuno disponibile a ricevere, Cannavaro non si stacca indietro (non vuole ricevere il pallone…); unica soluzione possibile: lo sciagurato retropassaggio che Budan intercetta.

diapo19

COMMENTO

Nel primo tempo la Juventus controlla il Palermo e grazie alla compattezza della squadra e al buon lavoro su Liverani, riconquista la palla con facilità. I problemi nascono quando la palla è tra i piedi dei giocatori bianconeri. La circolazione della palla era notevolmente migliorata a Bologna (la buonissima, a mio parere, prestazione a casa dei felsinei viene ulteriormente rivalutata dal risultato vittorioso fuori casa contro il Genoa dei rossoblu, una della squadre più calde del momento), ma con l’Ajax e il Palermo sono tornati i vecchi difetti. Già descritti in precedenza: spaziature e tempi di gioco errati, pochi ed inefficaci movimenti senza palla, tecnica individuale rivedibile di quasi tutti i giocatori, pensiero lento. Sommiamo tutti questi fattori ed abbiamo il primo tempo sterile e, con la forzatura del pressing sui difensori e l’arrivo della fatica, il disastroso secondo tempo. Rossi nella ripresa decide di andare a pressare i difensori della Juve e la manovra, già lenta e farraginosa, si ingolfa definitivamente. Anche un semplice giro palla per i 4 difensori della Juve è un problema: la scarsa educazione dei piedi dei giocatori juventini., unita all’errata posizione in campo e del corpo per ricevere la palla, comportano inevitabilmente pessima qualità dei palloni giocati. A centrocampo e in attacco, il discorso è facile e sa ormai di stantio: giocatori in possesso palla, dotati di scarsa velocità di pensiero, di tecnica non sopraffina e con poche soluzioni di passaggio a disposizione. Risultato: manovra asfittica. E appena arriva la fatica, il numero di errori cresce esponenzialmente. Mi ripeto: in un centrocampo a tre l’accoppiata Melo/Sissoko è insostenibile. Non a caso a Bologna, le mezzali erano Brazzo e Marchisio. L’ultima partita decente di Ciro Ferrara con il rombo: Juventus-Napoli di coppa. Melo in mezzo e mezzali Salihamidzic e De Ceglie, non grossa tecnica, anzi, ma almeno movimenti sensati a creare ed attaccare spazi. La presenza di Trezeguet nel rombo, accentua i problemi di scorrevolezza della manovra: non tiene palla, non è un riferimento per i compagni, non si apre. La qualità e l’incisività di Diego negli ultimi 20 metri è, almeno fino ad adesso, insospettabilmente insufficiente. Cosa fare? Molti dei problemi sono strutturali e traggono origine nella genesi della squadra. Difficilmente risolvibili a marzo. Il discorso sarebbe lunghissimo. Limitiamolo in quest’articolo al rombo (o comunque il sistema che prevede 3 centrocampisti), il modulo scelto ieri, non discutendo se questa in realtà sia la soluzione più efficace e non discutendo di altre ipotesi. Ne riparleremo. La mia personale opinione è che, schierati con il rombo non possiamo permetterci assieme Melo e Sissoko (si è capito?) e probabilmente nemmeno Trezeguet. Si scelga: uno dei due (ma anche nessuno se ci fosse Poulsen…) come mediano, e mezzali da scegliere tra gli altri centrocampisti. Il contributo dei terzini in fase di possesso palla, con un centrocampo a tre è vitale. Come terzino destro schierare uno tra Caceres e Salihamidzic perché a destra (a sinistra con De Ceglie le cose vanno meglio) Grygera non avanza con i tempi e l’intensità giusti. Per onestà intellettuale bisogna pur dire che ieri, soluzioni alternative in mezzo al campo non ce ne erano davvero. Il recupero degli infortunati è l’unica maniera per potere scegliere e migliorare la condizione atletica, che, come ripetuto fino alla nausea da chi scrive, rimane assolutamente deficitaria. E se non si cresce atleticamente, addio qualificazione Champions League, addio Europa League.

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Analisi tattica di Juventus vs Ajax (piccolo passo indietro…)

GLI SCHIERAMENTI INIZIALI

Per questa partita di ritorno le squadre presentano qualche novità, sia di uomini che di schemi, rispetto all’andata. L’Ajax modifica il 4-3-1-2 dell’andata in un 4-2-3-1; Stekelenburg in porta, Van Der Wiel, Alderweireld, Oleguer e Verthongen, da destra a sinistra, i 4 della linea difensiva. Novità a centrocampo, dove, al posto del rombo dell’andata, viene schierata la coppia di interni De Zeeuw, Enoh e in posizione più avanzata il trio Pantelic (a destra), De Jong (al centro) e il giovanissimo Eriksen (a sinistra) alle spalle del goleador dell’andata, Sulejmani. In realtà per tutta la partita i 4 giocatori offensivi hanno spesso cambiato posizione: fermo restando De Jong alle spalle della punta centrale, Jol ha spesso variato, mettendo Eriksen a destra, Pantelic centravanti e Sulejmani a sinistra.

La Juve, almeno in partenza, si schiera con il 4-3-3 di Bologna, con l’unica variante di Marchisio spostato da mezzala sinistra a mezzala destra e Sissoko, che sostituisce Salihamidizic sul centro-sinistra.

In fig. 1 lo scacchiere iniziale del match e, di seguito, la numerazione dei giocatori.

introduzione2

JUVENTUS: (13) Manninger, (21) Grygera, (33) Legrottaglie, (3) Chiellini, (29) De Ceglie, (22) Sissoko, (4) Melo, (8) Marchisio, (28) Diego [71í (16) Camoranesi], (11) Amauri [15í (17) Trezeguet], (10) Del Piero [87í (26) Candreva] – [(41) Pinsoglio, (5) Cannavaro, (15) Zebina, (27) Paolucci]. All. Zaccheroni

AJAX: (1) Stekelenburg (2) Van der Wiel, (19) Alderweireld, (3) Oleguer, (5) Vertonghen, (40) De Zeeuw, (21) Enoh [78í (28) Rommedahl), (9) Pantelic [74í (8) Emanuelson], (22) De Jong, (51) Eriksen, (10) Sulejmani [64′ st (39) Suk]. – [(12) Wermeer, (23) Anita, (18) Gabri, (45) Lodeiro). All. Jol

SVILUPPI TATTICI DEL MATCH

L’interpretazione del 4-2-3-1 dell’Ajax, specie in virtù delle ottime doti di palleggio dei lancieri, mette in grossa difficoltà, almeno per la prima mezzora, la Juventus. Gli olandesi, infatti, a differenza di quanto fatto dal Bologna domenica scorsa, provano (e riescono) a giocare la palla a partire dai propri difensori. Il giro palla dei 4 difensori ha efficacia contro i tre attaccanti della Juve che, del resto, come è costume di queste ultime uscite della Juve, non sviluppano pressing in zona offensiva. Amauri (o Trezeguet) balla tra i due centrali, mentre Del Piero e Diego, dopo la prima fase di gioco in cui la palla viene fatta scorrere tra i difensori dell’Ajax, vengono scavalcati alle spalle dai terzini, Van der Wiel e Verthongen; quest’ultimo, in controtendenza con quanto fatto ad Amsterdam, dove era rimasto bloccato per tutta la partita, in fase di possesso palla alza parecchio la propria posizione. E proprio dal lato di Verthongen nascono tutti i problemi della Juventus, anche e soprattutto per le capacità balistiche di Alderweireld. Il centrale belga, infatti, è capace con battute di 50 metri di trovare lo sganciamento di Verthongen dal lato opposto del campo.

In fig. 2 è mostrata la giocata che più volte nel primo tempo ha messo in difficoltà la Juve. La palla è al n. 19 Alderweireld; il centravanti juventino balla tra lui e Oleguer. Del Piero è scavalcato alle spalle dal terzino destro Van Der Wiel, Diego dal terzino sinistro Verthongen. Sissoko è costretto a uscire su Van der Wiel e conseguentemente “trascina” con se Melo e Marchisio. Risultato di questi movimenti è lo spazio lasciato libero a Verthongen, l’uomo più lontano dal pallone. Ma, sfortunatamente per la Juve, Alderweireld è capace, come detto, di trovare il compagno con lunghe e precise gittate di 50 metri. A questo punto Diego è preso alle spalle e Marchisio troppo lontano e accentrato per contrastare efficacemente il terzino olandese. Si viene a formare così un 2 contro 1 in fascia sinistra, in cui Grygera deve affrontare Verthongen e Eriksen.

schema2

Fortunatamente, dal lato opposto, Oleguer non possiede le stesse qualità di calcio del compagno di reparto. In questa maniera, con un possesso di palla a carico dei difensori e un repentino cambio di gioco da destra a sinistra, l’Ajax ha tenuto in scacco la Juve per tutta la prima mezzora. Come sarebbe stato possibile contrastare tale tendenza di gioco? Una soluzione tra le tante sarebbe potuta essere quella di contrastare i terzini dell’Ajax con Diego e Del Piero. In altre parole, il brasiliano e il capitano avrebbero dovuto sacrificarsi, ripiegare sull’avanzamento di Van Der Wiel e Verthongen e non farsi attaccare quindi alle spalle. Ciò avrebbe comportato però un notevole dispendio fisico per i due, che del resto, servono freschi per altre fasi di gioco. Zaccheroni, intorno alla mezzora decide allora di tornare al rombo classico, con Del Piero e Trezeguet di punta e Diego alle loro spalle a contrastare o a mettere in zona d’ombra i centrocampisti bassi dei lancieri.

Lo sviluppo difensivo della Juve dalla mezzora in avanti è mostrato in fig. 3. Del Piero e Trezeguet escono sui centrali olandesi, Diego contrasta e/o mette in zona d’ombra i centrali di centrocampo. Sui terzini dell’Ajax escono Sissoko e Marchisio. Questo schieramento difensivo funziona meglio rispetto al precendente perchè:

  • consente di contrastare efficacemente Van Der Wiel e soprattutto Verthongen
  • riesce a mettere maggiormente sotto pressione Oleguer e, soprattutto Alderweireld.

schema3

Per completare la disamina sul sistema difensivo adottato dalla Juve occorre fare notare che, con l’entrata di Camoranesi, i bianconeri si schierano con un classico 4-4-2, con l’italoargentino e Marchisio sulle fasce e Melo e Sissoko in mezzo. Per il resto, ancora una volta, Zaccheroni sembra privilegiare la compattezza e la densità nella propria metà campo a soluzioni difensive che prevedano uno spostamento in avanti del baricentro della squadra. Il 4-4-2 è utilizzato per la terza volta consecutiva nel finale di partita a difesa del risultato.

Per quanto riguarda la fase offensiva, lo sviluppo del gioco è stato alquanto farraginoso. Le direttrici principali, almeno in partenza, prevedevano, con palla in possesso del terzino, un movimento ad aprirsi della mezzala e un movimento incontro della punta del lato, con la possibilità per il  terzino di avere almeno due soluzioni distinte di gioco (A e B in fig. 4). Un paio di volte, la palla da Grygera a Diego ha portato il brasiliano a ricevere, accentrarsi e trovare il cambio di gioco verso De Ceglie, che, per merito di questo rapido ribaltamento di fronte, trovava spazio avanti a se e riusciva a rendersi pericoloso. Dal lato opposto questa soluzione non generava, in genere, spostamenti del lato di gioco, a causa anche di una maggiore timidezza negli sganciamenti di Grygera. Dal lato sinistro maggiore efficacia, avevano le sovrapposizioni di De Ceglie, dopo la palla giocata a Sissoko o a Del Piero.

schema4

Queste soluzioni si sono notevolmente ridotte col passaggio al rombo, che, sebbene abbia meglio protetto la squadra, ha inaridito il gioco bianconero, peraltro non brillante dallíinizio. Tutto il secondo tempo ha invece visto un gioco offensivo basato quasi esclusivamente sulle ripartenze, che si sono comunque rivelate molto poco efficaci.

COMMENTO

Un passo indietro della Juve rispetto alla partita d’andata e soprattutto a quella con il Bologna. Le capacità di palleggio dell’Ajax, rivelano i limiti difensivi di un 4-3-3 che con il Bologna erano stati coperti dalla incapacità a fare gioco dei 4 difensori felsinei. Come ampiamente illustrato, i terzini dell’Ajax (in particolare Verthongen) attaccano alle spalle Del Piero e Diego e da ciò nasce lo sbilanciamento di tutta la squadra. Del resto appare complicato chiedere ai due, con continuità, profondi ripiegamenti difensivi. Col rombo la squadra difende un pò meglio, ma il possesso palla rimane all’Ajax per due motivi principali. Il primo motivo è da ricercare nella precaria condizione fisica della squadra; il secondo consiste nella scarsissima, almeno oggi, capacità di gestire un’efficace possesso palla. In un centrocampo a rombo, dove mancano i riferimenti esterni che danno soluzioni e facilitano la manovra, sono di fondamentale importanza i tempi di gioco senza palla e le capacità tecniche. In quest’ottica c’è da chiedersi se Sissoko e Melo, in questo sistema, possano davvero coesistere; se la squadra può permettersi di giocare con il rombo con due giocatori che mancano di tempi e tecnica.  E tanto per dire qualcosa di impopolare, le migliori partite col rombo sono state quelle di inizio anno, con Melo in mezzo e Marchisio e, udite udite, Tiago come mezzali. Si, proprio Tiago, che in mezzo a mille innegabili e macroscopici difetti, aveva almeno un pregio: sapeva giocare senza palla nel centrocampo a tre e si rivelava un facilitatore della manovra. Bisogna comunque dire che un passo indietro, prima o poi era prevedibile. La squadra presa da Zac aveva l’encefalogramma piatto e non si poteva immaginare una crescita ininterrotta e senza difficoltà o passi indietro. Fortunatamente il passo indietro è avvenuto nella migliore situazione possibile, in vantaggio di punteggio nel doppio confronto e contro una squadra talmente leggera in attacco da non riuscire minimamente a sfruttare i vantaggi tattici derivanti dalle proprie capacità di palleggio. Di positivo c’è la compattezza della squadra e della linea difensiva, il fatto di non avere preso (finalmente) gol e l’imbattibilità di Zaccheroni. Per il resto, si deve tornare a Vinovo a lavorare duro, tenendo presente che, a parere di chi scrive, senza una condizione fisica migliore, sarà difficile migliorare il gioco della squadra.

Clicca qui per vedere l’analisi tattica dell’andata

Analisi tattica di Bologna vs Juventus

GLI SCHIERAMENTI INIZIALI

Al Dall’Ara il Bologna, reduce da cinque risultati utili consecutivi (tre vittorie, di cui due in trasferta, e due pareggi, tra i quali quello casalingo col Milan), schiera il suo ormai collaudato 4-4-2. Davanti Viviano, la linea difensiva è costituita da destra a sinistra da Zenoni, Portanova, Moras e Raggi. I quattro di centrocampo, sempre da destra a sinistra sono Buscè, Mudingayi, Guana e Casarini; di punta Adailton e Zalayeta. La Juventus, si oppone al Bologna con un inedito 4-3-3. I terzini sono Grygera e De Ceglie. I due centrali difensivi Legrottaglie e Chiellini. Il vertice del triangolo di centrocampo è Felipe Melo, con Brazzo Salihamidizic a destra e Claudio Marchisio a sinistra. In attacco Diego parte dal centro-destra, Del Piero del centro-sinistra con Amauri in posizione di centravanti. Di seguito la numerazione e la disposizione tattica.

BOLOGNA: (1) Viviano, (21) Zenoni [28′ s.t. (89)Savio], (13) Portanova, (18) Moras, (84) Raggi, (24) Buscè, (26) Mudingayi [38′ s.t. (8) Mingazzini], (14) Guana, (32) Casarini, (85) Adailton [16′ s.t. (20) Gimenez], (25) Zalayeta. (Colombo, Britos, Appiah, Succi). All. Colomba.

JUVENTUS: (1) Buffon; (21) Grygera, (33) Legrottaglie, (3) Chiellini, (29) De Ceglie, (7) Salihamidzic, (4) Felipe Melo, (8) Marchisio [8′ s.t. (22) Sissoko], (28) Diego [16′ s.t. (26) Candreva], (11) Amauri, (10) Del Piero [41′ s.t. (16) Camoranesi]. (Manninger, Cannavaro, Grosso, Trezeguet). All. Zaccheroni.

intro tattica

SVILUPPI TATTICI DEL MATCH

Il Bologna gioca un 4-4-2 piuttosto scolastico, con gli esterni Buscè e Casarini che lavorano sulle fasce senza, di norma, tagli verso il centro del campo e due interni di grossa sostanza quali Mudingayi e Guana. Il gioco del Bologna si sviluppa prevalentemente in verticale e la circolazione di palla è abbastanza ridotta. La forza della squadra è una ottima condiziona atletica generale, una grossa aggressività in fase difensiva e la velocità nei ribaltamenti di fronte. Zaccheroni schiera quello che di fatto si può definire un 4-3-3 e non un 4-3-1-2. Per tutto il tempo in cui è rimasto in campo, Diego, difatti, ha agito, sia in fase offensiva che in fase difensiva da punta, posizionandosi in partenza sul centro-destra del fronte di attacco juventino. Dal lato opposto del campo Del Piero agiva occupando prevalentemente il centro-sinistra, lasciando Amauri in posizione centrale.

Iniziamo analizzando i movimenti del terzetto di attacco, e, in particolare quelli di Diego. Partiamo proprio del gol realizzato dal brasiliano, frutto di una grande azione personale, ma nato da un movimento che pare proprio codificato in allenamento. Come si vede in figura 2, l’azione parte da Chiellini, sul fronte sinistro dello schieramento difensivo bianconero. Si noti la posizione di Diego, defilato a destra. Il movimento di Del Piero è in verticale, andando incontro al pallone.

Fig 02

Il pallone di Chiellini è verso Amauri che viene incontro. Diego comincia a tagliare verso il centravanti.

Fig 03

Amauri riceve e serve Diego sul taglio. Da qui parte l’azione personale di Diego che porterà al gol.

fig 04b

Da notare che il movimento di Diego gli consente due cose fondamentali:

  1. ricevere la palla, non già rivolto verso la nostra porta, ma guardando già la porta avversaria;
  2. ricevere la palla alle spalle dei due interni del Bologna, Mudingayi e Guana (fig. 3).

Che sia un movimento codificato si può osservare dalle prossime due diapositive (4 e 5) dove si nota il medesimo sviluppo dell’azione offensiva. In questo caso è interessante notare il movimento di Del Piero, sempre in verticale, ma stavolta a cercare la profondità.

diapositiva 04diapositiva 05

I movimenti offensivi del capitano e di Diego sono abbastanza diversi. Il primo si muove più spesso in verticale, sia ricevendo la palla addosso, andando incontro al portatore, sia ricercando la profondità. Movimenti tipici di una punta. Il brasiliano si muove essenzialmente con tagli orizzontali e/o diagonali, cercando di ricevere palla alle spalle degli interni del Bologna, trovandosi così in posizione “classica” di mezzapunta.

Su azione offensiva che parte dal lato destro, invece, Diego, da posizione di centro-destra si apre (sempre movimenti orizzontali e/o diagonali) creando lo spazio per l’inserimento della mezzala (Brazzo). In Diapositiva 6 e 7 lo sviluppo tipico con Grygera in possesso palla (6) e piccolo taglio esterno di Diego a ricevere e attacco dello spazio da parte di Salihamidzic (7). Di questi movimenti è piena la partita.

diapositiva 06bdiapositiva 07

Nella diapositiva 8, un’ulteriore esempio della disposizione offensiva della Juve.

diapositiva 08

La fase difensiva ha uno sviluppo abbastanza classico da 4-3-3 e molto diverso da quello descritto nella partita contro l’Ajax. Il terzetto offensivo rimane in posizione (fig. 9), con le punte esterne che in genere escono sui terzini avversari (in fig. 9, Del Piero). Sul pallone servito dal terzino all’interno di centrocampo esce la mezzala (Fig. 10; in questo caso Marchisio su Mudingayi).

diapositiva 09diapositiva 10

In genere la squadra, tranne alcuni casi specifici, preferisce ripiegare e non effettuare un pressing offensivo, privilegiando la densità nella propria metà campo. La scarsa predisposizione al palleggio del Bologna ha limitato al massimo gli squilibri dovuti al veloce spostamento del pallone da destra a sinistra contro un centrocampo a tre.

Interessante invece ciò che accade all’ingresso di Candreva al posto di Diego. Sono solo 4 minuti, ma sufficienti a notare un grosso cambiamento, che porta al gol. La squadra, con l’ingresso di Candreva, torna a 4-3-1-2 col nuovo entrato in posizione di mezza punta e Del Piero avvicinato ad Amauri. L’utilizzo di Candreva come  trequartista, viste le caratteristiche diverse da Diego, è essenzialmente quello di attaccare gli spazi creati dalle punte. E, subito, ecco il gol.

In fig. 11 si vede Brazzo, in possesso di palla; Del Piero taglia dietro la prima punta (Amauri) con un movimento tipico da seconda punta, Candreva è alle loro spalle.

diapositiva 11

Alex riceve, da il tempo di inserimento a Candreva che attacca lo spazio (fig. 12) e realizza.

diapositiva 12

Non vedremo più questo movimento perché subito dopo il gol del vantaggio, Zac preferisce schierarsi (come ad Amsterdam) con un canonico 4-4-2, con Brazzo e Candreva sulle fasce e Sissoko e Melo in mezzo (fig.13).

diapositiva 13

IL GOL SUBITO

Il gol subito è sostanzialmente filgio di un errore individuale di De Ceglie. E’ vero che in partenza c’è un errore di Melo, che, eccessivamente irruente (unica volta in partita) attacca Adailton che si trova spalle alla porta e si fa saltare sbagliando il tempo del pressing (figg. 14 e 15).

diapositiva 14bdiapositiva 15

Brazzo si trova così in mezzo a due avversari e sceglie di concedere il passaggio verso l’esterno di Adailton verso Raggi (fig. 16). A mio parere sarebbe stato meglio coprire questo passaggio e indirizzare Adailton verso il centro, verso Diego.

diapositiva 16b

Sul cross, tuttavia, siamo abbastanza coperti, con Legrottaglie, Chiellini e De Ceglie che marcano i giocatori del Bologna (Fig. 17)

diapositiva 17

Purtroppo De Ceglie, non ha contatto fisico con Buscè, e, attirato dal pallone, perde anche il contatto visivo, non taglia fuori e si fa infilare alle spalle dall’esterno bolognese.

diapositiva 18

COMMENTO

A mio parere una buona partita della Juve, contro una delle squadre più in palla del campionato, sebbene priva di Di Vaio (grave assenza). Per quasi tutto il primo tempo la Juve, senza strafare è padrona del campo, non corre alcun pericolo, e oltre al gol, colpisce un palo con Diego e, in genere, non soffre il Bologna. La fine del primo tempo mostra qualche campanello di allarme, che si concretizza ad inizio secondo tempo con il gol subito. Poi, fino al raddoppio di Candreva, continua la sofferenza (clamoroso palo di Gimenez), ma, dopo il gol del 2-1, schierandosi con il 4-4-2 la Juve contiene bene e va più vicino al 3-1 (gol annullato, giustamente, a Melo e occasionissima in contropiede per Candreva) di quanto il Bologna vada vicino al pareggio. La ricerca di questo calo alla fine del primo tempo è imputabile a detta di Zaccheroni (e come non potrei non essere d’accordo) a un abbassamento di ritmo dei giocatori bianconeri. In tal modo il Bologna ha fatto valere la propria arma migliore, appunto il ritmo elevato e l’aggressività. Questo riporta alla considerazione che la crescita atletica della squadra rimane un passaggio fondamentale per giocare un buon calcio.

Tante cose interessanti si sono viste. Ampiamente descritti sono stati i movimenti offensivi di Diego. Il primo e unico pallone ricevuto dal brasiliano in posizione centrale, spalle alla porta e in posizione piuttosto bassa, è stato al 6° minuto del secondo tempo (guardarsi la registrazione…). Casualmente (ma non troppo…) in quest’occasione Diego ha provato a girarsi, ma ha subito la pressione degli interni di centrocampo del Bologna è ha perso palla. Se consideriamo che fino a un mesetto fa il 70% dei palloni ricevuti erano di questo tipo e che ieri ne ha ricevuto solo uno, capiamo l’enorme differenza e il lavoro fatto per permettere al brasiliano di ricevere, come detto, già orientato verso la porta avversaria e alle spalle degli interni, tra le due linee avversarie. Il bottino è di un gol e un palo. Ottimo, direi. Un grosso lavoro sui movimenti per permettere a Diego di fare ciò che un po’ tutti gli chiedevano: essere più incisivo e presentarsi maggiormente in zona gol. Chiaramente non bastava dirgli di stare più vicino alla porta…I movimenti di Del Piero, dal lato opposto del campo erano più verticali; posizioni di partenza simili, movimenti diversi, a rispettare e sfruttare le caratteristiche dei giocatori all’interno di un’organizzazione di squadra. E sempre nell’ottica di rispettare e sfruttare le caratteristiche individuali, l’ingresso di Candreva, cambia le carte in tavola; si posiziona da trequartista per attaccare gli spazi creati dalle due punte. Infine, sebbene qualcuno potrà storcere in naso pensando a un’ottica eccessivamente rinunciataria, corretto, a mio parere, il passaggio al 4-4-2 una volta passati in vantaggio. Si deve fare conto di quello che si è e di come si sta. C’era un calo fisico evidente in corso, giusto coprire meglio gli spazi. E in fin dei conti i risultati hanno dato ragione a Zaccheroni. Che mostra di pensare unicamente a fare giocare al meglio la squadra, senza grossi timori reverenziali. Fuori Grosso e Cannavaro, perché Legrottaglie e De Ceglie gli danno più garanzie. Fuori Diego, stanco (lui è uno di quelli che ha giocato sempre), anche se aveva fatto, fino a quel momento, una bellissima partita. Lo stesso dicasi per Marchisio.

Insomma, come già detto nel commento della partita contro l’Ajax, la mano del mister c’è, si vede con molta evidenza e in sole 5 partite ha già cambiato tanto e ha fatto diventare una squadra la Juventus. Oltretutto, secondo me, grossa soddisfazione a Vinovo per i due gol, figli di movimenti pensati. Se ci fosse una crescita atletica, assolutamente necessaria, questa, accompagnata al lavoro di Zaccheroni, potrebbe farci vedere tante belle cose da qui a fine stagione.

Analisi tattica: Ajax vs Juventus 1-2 (Europa League)

GLI SCHIERAMENTI INIZIALI

La Juventus si presenta all’Amsterdam Arena schierandosi con un inatteso 4-3-1-2 al posto del pronosticato, e ultimamente utilizzato, 3-4-1-2. Davanti a Buffon, la linea dei 4 difensori è costituita da destra a sinistra da Zebina (preferito a Grygera), Legrottaglie, Chiellini e De Ceglie (preferito a Grosso). Il rombo di centrocampo vede Melo vertice basso, Sissoko a destra, Marchisio a sinistra e Diego vertice alto. Le due punte sono Amauri e Del Piero. L’Ajax rinuncia al collaudato 4-3-3 e schiera anch’esso un rombo a centrocampo, anche se, come vedremo in seguito, le interpretazioni dei due moduli sono abbastanza diverse. Stekelenburg va in porta. I terzini sono Van der Wiel a destra e Verthongen a sinistra; i due centrali Alderweireld e Oleguer. In mezzo Enoh gioca davanti la difesa, con al fianco, a destra De Zeeuw e a sinistra Emanuelson. La mezza punta è il mobilissimo De Jong. In attacco Suarez e Sulejmani.

Di seguito la numerazione per le figure.

AJAX: (1) Stekelenburg, (2) Van der Wiel, (19) Alderweireld, (3) Oleguer, (5) Vertonghen, (40) De Zeeuw, (21) Enoh [41 st (39) Suk), (8) Emanuelson [27′ st (51) Eriksen], (22) De Jong, (16), Suarez, (10) Sulejnami [30′ st (28) Rommedahl]

JUVENTUS: (1) Buffon, (15) Zebina [1′ st (21) Grygera], (33) Legrottaglie, (3) Chiellini, (29) De Ceglie, (22) Sissoko, (4) Melo, (8) Marchisio, (28) Diego [30′ st (17) Trezeguet], (11) Amauri [25′ st (7) Salihamidzic], (10) Del Piero.

figura1

SVILUPPI TATTICI DEL MATCH

Il 4-3-1-2 dell’Ajax mostra specifiche direttrici su cui sviluppare il gioco offensivo. In possesso palla, infatti, i lancieri alzano moltissimo Van der Wiel (mentre dall’altro lato Verthongen rimane piuttosto bloccato), allargano in fascia sinistra Urby Emanuelson con De Zeeuw che invece resta in posizione centrale, disponendosi di fatto con un 3-4-1-2, in cui le due punte, Suarez e Sulejmani tendono ad allargarsi e ad aprire gli spazi centrali ottimamente attaccati dal dinamico De Jong. In fase di non possesso gli olandesi ripiegano con una disposizione più ortodossa, con i 4 difensori schierati ed Enoh, a fare da schermo, spesso sulle orme di Diego. Nel 4-3-1-2 della Juve la fase di non possesso appare orientata ad evitare i veloci cambi di gioco che in genere mettono in difficoltà la squadre schierate con il rombo e che in particolare sono spesso stati letali per il rombo di Ciro Ferrara. A questo scopo, la squadra, in fase di non possesso, adotta due comportamenti ben  precisi:

a) aspetta nella propria metà campo l’Ajax, preferendo la densità in una zona di campo più ridotta a un pressing offensivo;
b) allarga, in fase di non possesso le due punte, lasciando che a fare gioco siano i due centrali dell’Ajax e tiene Diego in posizione centrale, il quale prova a mettere in ombra De Zeeuw e Enoh al fine di non far ricevere loro palla.

In fig. 2 sono mostrati gli schieramenti in fase di non possesso palla della Juventus.

figura2

Il piano difensivo di Zaccheroni, funziona in linea di massima bene, ma mostra alcune sbavature. I pericoli vengono sostanzialmente dagli uno contro uno che l’Ajax riesce a creare sulle fasce, in particolare sulla fascia destra difensiva della Juventus, dove Emanuelson, e, molto più spesso, Suarez, che ama allargarsi da quella parte, si trovano più volte a puntare Zebina, peraltro non brillantissimo. La causa di questa falla difensiva è da ricercarsi, in gran parte, nei movimenti difensivi di Sissoko. Il maliano, infatti, quando la palla è all’altezza della linea di  centrocampo, nella zona di destra dell’Ajax, non trova, per tutta la partita (o meglio, per tutto il tempo in cui la Juve si schiera con il rombo a centrocampo), la distanza giusta da tenere da Felipe Melo. Troppo schiacciato sul brasiliano e troppo irruento e fuori tempo nel cercare il pressing su De Zeeuw o Enoh che ricevono palla dalla loro destra e che hanno gioco facile a saltarlo e a ribaltare il gioco sulla sinistra. A questo punto Momò è troppo lontano da Zebina per aiutarlo in raddoppio. Impietoso, da questo punto di vista, è il raffronto con l’altra mezzala, Marchisio. Quest’ultimo, infatti, sul giro palla proveniente dal lato opposto, si posiziona in maniera tale da marcare sia Van der Wiel alle sue spalle che il centrocampista basso che riceve la palla; quando poi esce in pressing sugli interni dell’Ajax che ricevono palla dalla loro sinistra, se non riesce ad andare in contrasto, riesce comunque a fare in modo che il ribaltamento del lato dell’attacco sia impedito o comunque rallentato. L’intelligenza di Marchisio riduce il numero di volte in cui De Ceglie si trova uno contro uno con un avversario, quasi sempre coadiuvato nella fase difensiva dal buon Claudio. Il giro palla dell’Ajax, è talvolta facilitato da una certa indolenza di Diego a svolgere il ruolo difensivo cui è deputato e che, se svolto al meglio, eviterebbe certe uscite alte delle mezzali. Ottimo il lavoro di Amauri e Del Piero, così come quello di Melo, che, più volte, rimedia ai pericolosissimi uno contro uno sulla destra della difesa bianconera posizionandosi nel cuore dell’area, tra Chiellini e Legrottaglie (inevitabilmente attirato all’esterno dall’uno contro uno) e sbrogliando la situazione.

In fase offensiva il gioco della Juve si sviluppa secondo una logica abbastanza evidente e abbastanza differente rispetto al rombo di Ferrara. Una delle due punte (ovviamente quasi sempre, per caratteristiche, Del Piero) si allarga molto a ricevere palla, aprendo la difesa avversaria e dando lo sbocco laterale e profondo necessario in un centrocampo a rombo, dove vengono a mancare gli esterni offensivi. Anche Diego, si muove in maniera diversa: solo raramente prende la palla bassa a centrocampo e raramente la riceve dagli altri centrocampisti spalle alla porta, in posizione centrale. Piuttosto, invece, si apre anche lui per cercare di ricevere senza la pressione dei marcatori avversari e per aprire il gioco evitando l’imbottigliamento centrale. Questa logica porta ai due gol e all’azione più pericolosa della Juventus. I due gol nascono infatti da un movimento verso l’esterno di Del Piero. L’azione più pericolosa, il tiro di Diego al 26° minuto del primo tempo su assist del capitano, nasce da Del Piero che riceve palla allargandosi a destra e che con tale movimento “apre” la difesa avversaria, e da  Diego che si sovrappone esternamente.

In vantaggio per 2-1, Zaccheroni preferisce non rischiare più gli uno contro uno sulle fasce, unica fonte di pericolo per la difesa juventina, assieme alle ripartenze da calci piazzati a favore in fase offensiva (vedi gol subito) schierandosi con un classico 4-4-2, sostituendo Amauri con Salihamidizic. Ciò consente di raddoppiare ed aiutare Grygera con Brazzo e De Ceglie con Marchisio, piazzato esterno sinistro, con Sissoko e Melo in mezzo.

IL GOL SUBITO

Ennesimo (purtroppo) gol subito da palla inattiva in favore nostro in fase offensiva. Analizziamolo assieme, Nell’occasione del gol, un calcio di punizione calciato da Diego dal lato corto dell’area dell’Ajax, i lancieri spostano tutti e dieci i giocatori movimento dentro la propria area. La Juve manda in area di rigore Amauri, Del Piero, Sissoko, Melo, Legrottaglie e Chiellini, per un totale di 6 uomini. Marchisio rimane al limite dell’area, leggermente spostato sulla propria destra, De Ceglie circa 15 metri fuori dall’area leggermente orientato a sinistra. Il solo Zebina, presidia la zona di centrocampo. Atteggiamento abbastanza spregiudicato, ma giustificabile dal fatto che l’Ajax non tiene nessun giocatore alto. La palla è giocata da Diego in orizzontale su un taglio ad uscire di Del Piero (evidentemente uno schema), ma la palla rimbalza fuori area dove Marchisio viene anticipato e saltato e parte il contropiede avversario portato da Suarez. Tutto sommato, la squadra, ripiega decentemente e Zebina, correttamente orienta il passaggio di Suarez verso Sulejmani. Qui però il francesce compie un errore di tattica individuale, temporeggiando come la situazione richiede, ma a non accorcia mano a mano che l’attaccante si avvicina alla porta e, dentro l’aerea, si trova a distanza eccessiva da Sulejmani e consente al serbo di calciare in porta. Probabilmente, viste le difficoltà evidenziate anche in questa partita, sarebbe più opportuno, in queste occasioni, anche in assenza di attaccanti avversari, presidiare la metà campo con due uomini.

COMMENTO

Dopo due partite giocate con il 3-4-1-2, la Juve torna ai 4 difensori in linea e al rombo a centrocampo. Inevitabile quindi il raffronto con il rombo adottato con Ciro Ferrara. Finalmente in fase di non possesso sembrano esserci dei compiti precisi e un piano difensivo. Il piano prevede di orientare il gioco degli avversari verso il centro del campo, aprendo i nostri due attaccanti e lasciando l’onere dell’inizio della manovra ai centrali difensivi avversari, facendo lavorare Diego sulle linee di passaggio verso i centrocampisti bassi dell’Ajax. Questo sostanzialmente per evitare lo sviluppo del gioco avversario sulle fasce, foriero di sbilanciamenti del nostro centrocampo a tre. Il piano è parzialmente riuscito. I problemi, come già scritto, nascono fondamentalmente da Sissoko, che non riesce a trovare i tempi giusti delle uscite sui portatori di palla avversari e le distanze giuste per operare in marcatura. Qui, purtroppo, a parere di chi scrive, si tratta di un problema strutturale del maliano. Per riuscire a coprire tutta la larghezza del campo con soli tre centrocampisti e una mezza punta sono necessarie capacità ottimali di scelta tra aggressione, temporeggiamento e orientamento delle giocate avversarie. Non sono le doti migliori di Sissoko. Può solo tamponare queste sue lacune ovviando con una condizione fisica che gli consenta di sopperire ai suoi errori. E in questo momento Momò non è particolarmente in forma. Ovviamente, in un centrocampo a 4 i discorsi sulle capacità e l’importanza difensiva di Sissoko sarebbero totalmente diversi.

In ogni caso, c’è (finalmente…) un piano difensivo e si vede. Da migliorare ed affinare; ma c’è.

Discorso analogo può essere fatto per la fase offensiva. Poche cose, semplici, ma necessarie ed efficaci: aprire il campo con Del Piero, Diego, ma anche con Marchisio e De Ceglie. Ne ha beneficiato in primis Amauri, che finalmente ha avuto due palloni giocabili e la manovra di tutta la squadra. Anche Melo, ottimo in fase difensiva perché maggiormente coperto dai movimenti della squadra, grazie a pochi e ordinati movimenti dei compagni ha limitato al massimo i palloni sprecati (Prandelli docet…). Anche in questa fase, i maggiori problemi sono nati dai movimenti di Sissoko, che per le proprie caratteristiche ha grosse difficoltà ad andare sull’esterno. Ma come detto per la fase difensiva, esiste un progetto e sembrano chiare le cose da fare.

In quattro partite Zac non ha mai perso e ha vinto le ultime due. Visto come eravamo messi, è davvero tutto grasso che cola. C’è da migliorare tanto (la qualità del gioco offensivo, i meccanismi difensivi, la condizione atletica generale….), ma si vede che il mister sta lavorando e la squadra sembra finalmente una squadra allenata.

Fabio Barcellona

Secondo Tuttosport il problema della Juventus è semplice semplice: i giocatori non capiscono Ciro!

Proviamo col cinese?

Proviamo col cinese?

E’ un dubbio che già personalmente avevo sollevato qualche settimana fa. Tuttosport di oggi torna sull’argomento avanzando questa ipotesi sulle difficoltà tattiche incontrate dalla Juventus. Secondo il giornale torinese, che evidentemente avrà raccolto delle indiscrezioni a tal proposito, il problema sarebbe molto semplice: i giocatori non capirebbero le indicazioni di Ferrara. Vi riporto l’articolo. Continua a leggere

Analisi tattica di Juventus-Bayern Monaco (sempre i soliti problemi…)

Grattacapi infiniti

Grattacapi infiniti

Ieri si è perso male. Molto male. Vediamo di capirne i principali motivi analizzando tatticamente gli errori commessi e cercando di capire come fare per venire fuori da questi che sono degli equivoci tattici che ci trasciniamo dietro da tempo, e che non riusciamo a superare. Iniziamo dai due schieramenti tattici. Continua a leggere

Analisi tattica: quando Ciro parla, tutti sanno e nessuno fa..

Rispolveriamo il 555?

Ciro, provaci con le parolacce!!

Quando il tuo allenatore nel dopopartita commenta con un laconico “scelta tecnica” l’esclusione di Felipe Melo, il tuo acquisto più costoso dell’ultimo decennio (o quasi, anno più anno meno), evidentemente qualche problema c’è. Soprattutto se ci pensa Prandelli a spiegarti come utilizzarlo: «No, consigli non ne voglio dare. Vi dico però che noi l’anno scorso avevamno creato un gioco che per Melo era possibile: non è un regista, ha visione ma non abbastanza. E così avevamo creato meccanismi di gioco facendolo giocare come mezzo destro del 4231 con movimenti delle ali che facilitavano il suo gioco. Continua a leggere

Ferrara al bivio: serve una scelta chiara, e serve che le stelle diano una mano

Non basta!

Non basta!

Volevo pure io, rapidamente, dire la mia sulla situazione della Juventus e sui due punti in cui secondo me, al di là dei discorsi tattici che metterei per un momento da parte, la Juventus dovrebbe migliorare. La strada intrapresa da Ferrara è quella della ricerca costante del gioco, anche in trasferta. Se vogliamo, possiamo prendere l’Arsenal di Arsene Wenger a modello, che è la squadra che secondo me più si avvicina come mentalità a quella bianconera (o meglio noi siamo quella che più di tutte tenta di emularne la filosofia, che forse è più corretto da scrivere..). Continua a leggere

Analisi tattica: Juventus vs Napoli (gli errori commessi)

Minuto 7 del primo tempo. Azione d’attacco del Napoli. Guardate Maggio..

Felipe Melo sbaglia l'appoggio per Camoranesi e regala palla ad Aronica. Notate le posizioni di Maggio, larghissimo e altissimo a destra, e di Lavezzi (che poi si inserirà). In difesa Cannavaro ha Denis e Chiellini ha Hamsik.

Felipe Melo sbaglia l'appoggio per Camoranesi e regala palla ad Aronica. Notate le posizioni di Maggio, larghissimo e altissimo a destra, e di Lavezzi (che poi si inserirà). In difesa Cannavaro ha Denis e Chiellini ha Hamsik.

Lavezzi taglia subito dentro con un gran movimento dettando il passaggio (che arriverà) ad Aronica. Camoranesi "indica" a Cannavaro di occuparsi del taglio, Chiellini scala su Denis e Grosso su Hamsik. A destra ancora liberissimo Maggio. Nè Melo, nè Poulsen nè Giovinco (che è rimasto in avanti) se ne preoccupano.

Lavezzi taglia subito dentro con un gran movimento dettando il passaggio (che arriverà) ad Aronica. Camoranesi "indica" a Cannavaro di occuparsi del taglio, Chiellini scala su Denis e Grosso su Hamsik. A destra ancora liberissimo Maggio. Nè Melo, nè Poulsen nè Giovinco (che è rimasto in avanti) se ne preoccupano.

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Lavezzi va sul fondo e serve con un rasoterra Maggio che intanto taglia dentro completamente indisturbato.

A questo punto il "disastro" difensivo è già compiuto. Grosso si volta e capisce che Maggio è solo. Lascia Hamsik (vedete come è solo!) e si butta in scivolata alla disperata per fermare l'ex doriano. Per fortuna, e solo per fortuna, l'esterno napoletano sparerà in mezzo di prima intenzione mancando la mira.

A questo punto il "disastro" difensivo è già compiuto. Grosso si volta e capisce che Maggio è solo. Lascia Hamsik (vedete come è solo!) e si butta in scivolata alla disperata per fermare l'ex doriano. Per fortuna, e solo per fortuna, l'esterno napoletano sparerà in mezzo di prima intenzione mancando la mira.

Fortuna, dicevo. Perchè poi Chiellini si perde pure Denis, che non ci arriva per un soffio...

Fortuna, dicevo. Perchè poi Chiellini si perde pure Denis, che non ci arriva per un soffio...

Questo è esattamente uno dei più grossi limiti (nessun modulo è perfetto.. forse solo il 442 per quanto riguarda la fase difensiva) del 4231 (ma anche del 4312, come già abbiamo avuto modo di notare). Gli esterni sono difficilissimi da marcare, e nell’arco di 90° non si riesce – neanche a questi livelli – ad azzeccare tutte le diagonali e tutte le chiusure. Certo, l’anno scorso, col 442 (non) camaleontico, avremmo avuto Nedved a chiudere su Maggio.. ma probabilmente avremmo tirato 4-5 volte in porta e non 12. La coperta è corta, o si sceglie un 442 difensivo (facendo un calcio brutto: e allora la discriminante diventano solo i risultati ottenuti), oppure si cerca – come fatto da Ferrara – un modulo più offensivo, ma queste sono le conseguenze (già viste col Palermo). Faccio solo notare che i problemi maggiori quest’anno li hai avuto proprio contro Bayern Monaco, Fiorentina, Palermo.. squadre da 442 o cmq che hanno spostato il trequartista (Pastore e Jovetic) sull’esterno, creando superiorità numerica lì. Ormai credo lo abbiano capito in tanti.. Dall’altra parte, invece, Mazzarri difende sì con 3 difensori, ma i due esterni di centrocampo (Maggio e Aronica) in realtà fanno i terzini nella fase difensiva trasformandosi il modulo in un 541.

Piuttosto chiaro..

Piuttosto chiaro..

Altre azioni pericolose del Napoli analizzate:

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Denis si invola palla al piede, con Lavezzi molto largo che scatta in avanti.

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Dopo aver saltato con un contrasto Chiellini, Lavezzi attira su di sè Cannavaro (che giustamente scala) e Denis al centro taglia e riceve. Poi scivolerà da solo in area (problema di grip con gli scarpini) vanificando una azione pericolosissima. Ma anche qui è fortuna.

I movimenti non paiono sbagliati. In questo caso c’è Grosso che era andato in attacco, c’è Chiellini che scala terzino ma si fa saltare di netto. La diagonale di Cannavaro e Grygera è cmq corretta, per quanto possibile. Altra azione pericolosissima del Napoli: il colpo di testa da corner di Denis, che tutto solo mette a lato. Vediamo assieme..

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Come si vede chiaramente da qui Poulsen prende Maggio, Fabio Cannavaro prende Denis e Chiellini prende Paolo Cannavaro.

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E' perciò Cannavaro che "perde" Denis lasciandolo solo di concludere. Bello schema Napoli che sfrutta bene i blocchi a centroarea.

Non sarà l’unica volta che Cannavaro perderà Denis. Ecco un altro esempio, poco dopo, con l’Argentino ancora impreciso solo davanti a Buffon (anche qui fortuna..)

Ringraziamo Denis per l'errore..

Ringraziamo Denis per l'errore tutto solo..

Chiudiamo la carrellata di errori del primo tempo, dopo aver segnalato l’uscita di Camoranesi e la sostituzione con Tiago (tatticamente non cambia nulla nel primo tempo), con questo calcio d’angolo “horror”.. con protagonista proprio il portoghese.

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Giovinco segue il giocatore del Napoli che si avvicina al battitore del corner, lasciando un vuoto al centro. Tiago è inizialmente davanti a Gargano..

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.. ma si addormenta concedendo al napoletano di ricevere e presentarsi da solo contro Buffon per la conclusione per fortuna a lato. Dormita del portoghese, che non si muoverà da quella mattonella per tutta l'azione.

Chiudo l’analisi di questo primo tempo con una bella diapositiva dall’alto che mostra gli schieramenti tattici delle due squadra dal 35mo in poi.

Il 4231 della Juve (rosso) contro il 4312 del Napoli (blu)

Il 4231 della Juve (rosso) contro il 4312 del Napoli (blu)

Non so se si riesce a capire bene, ma ho messo le linee rosse per la Juventus (vedete il 4231 piuttosto chiaramente con Tiago a destra nei tre come Camo prima di lui) e quelle blu per il Napoli (che difende a 4 con Aronica scalato in difesa dalla mezzora del primo tempo) che gioca con Hamsik dietro Lavezzi e Denis.

E veniamo al secondo tempo e alle note dolenti.. Mi limito per questioni di spazio e di tempo alla sola analisi dei tre gol subiti.

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Melo tenta goffamente di controllare un rinvio di un difensore non riuscendoci e consegnando di fatto palla a Denis. Guardate in alto Grygera che tiene Lavezzi a uomo. Notate in alto che non si vede traccia di Datolo, che è ancora in difesa..

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Denis tiene palla, Grygera controlla ancora Lavezzi, mentre Hamsik scatta in avanti. Di Datolo ancora nessuna traccia.

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Eccolo Datolo in alto, che si inserisce e viene visto bene da Denis. Da notare Grygera, Chiellini e Melo che si girano e vedono Datolo perdendo l'uomo (Grygera era su Lavezzi e Chiellini su Denis)

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Guardate ora che succede. Datolo avanza e Melo, Grygera e Cannavaro si buttano su di lui per chiudere, lasciando Lavezzi in mezzo (che anticipa Chiellini) e Hamsik solissimo a destra. Grosso giustamente taglia al centro per chiudere il taglio di Lavezzi. Ma dalla sua parte Giovinco è lontanissimo..

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Datolo arriva sul fondo con Melo e Grygera che tentano di fermarlo senza riuscirci: cross dentro dove Cannavaro e Chiellini si buttano su Lavezzi, Grosso resta in mezzo e dalla parte opposta Hamsik solo soletto può ricevere ed insaccare.

Da lì Hamsik non può sbagliare..

Da lì Hamsik non può sbagliare..

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Rome wasn't built in a day..

Ancora non ci siamo..

Ancora non ci siamo..

“Ferrara, vattene!”, “Facciamo schifo”, “A lavorare, andate a lavorare!”. Ecco, diciamolo subito così ci sfoghiamo assieme (ripetere l’esercizio fino a che non “passa” la rabbia) e possiamo andare oltre, cercando magari di fare qualche ragionamento a mente un pò più serena (tanto ormai quel che è fatto è fatto). Sono due. Due su quattordici le partite (la lista qui) dove finora mi sento di dire che il nostro mister abbia “vinto” nettamente il duello con il proprio collega avversario. Mi riferisco al match (pareggiato grazie a Papi.. non Lui, ma l’assistente di Saccani, intendo..) contro il Genoa in Liguria e quello contro la Sampdoria all’Olimpico. Dopo un primo tempo disastroso, inoltre, abbiamo fatto vedere un discreto calcio anche in trasferta a Monaco di Baviera, in Champions, e in Campionato avevamo fatto bene sia contro la Roma che contro la Lazio (pur non sentendomela di definirli un “capolavoro tattico” di Ciro, bensì piuttosto due partite combattute a viso aperto e vinte). Qualcuno ha già intuito cosa accomuna tutte queste squadre fra loro? Vi lascio qualche secondo per pensarci, intanto parto da un altro punto di vista. Questa estate, quando con netto anticipo sulla concorrenza (cit.) Blanc e Secco firmavano il brasiliano Diego e si buttavano alla ricerca di un “regista” (ricorderete la corte infinita a D’Agostino per poi varare su Melo dopo la sparata folle di Pozzo..), era chiaro a tutti come l’obiettivo per questa stagione non fosse semplicemente fare meglio di Ranieri, ma non rivedere più la sua Juve “statica” e noiosa da 442 (non) camaleontico e cercare di produrre un calcio diverso, “col trequartista e il regista”. Bene. Io, da tempi non sospetti, ero tra i pochi – pur essendo un “wengeriano” di vecchia data – a nutrire qualche dubbio al riguardo. Il motivo? L’ho cercato di ripetere in tutte le “analisi tattiche” precedenti: non si può sperare ad ottobre che la tua squadra abbia già assimilato questa copericana rivoluzione e sia padrona del nuovo modulo (quale? mi direte voi..) e della nuova mentalità. Abbiamo visto assieme i problemi di adattamento di Diego (troppo regista), quelli di Sissoko (troppo centrale nel 4312), quelli di Poulsen e De Ceglie (troppa poca qualità per il 4312) e quelli delle due punte (Amauri, Iaquinta e Trezeguet, accoppiati, giocano troppo vicini senza completarsi fra loro ma anzi togliendosi spazi a vicenda). E abbiamo visto assieme Ciro provare il 442, il 4312, il 4231, il 3412, il 433, il 4411.. (e chi più ne ha più ne metta), quasi sempre con 2-3 cambi in corso d’opera. Insomma ad oggi dobbiamo ancora ricordarci che a Vinovo c’è appeso un cartello con la scritta “Lavori in corso”, e che probabilmente serviranno altri mesi per venirne fuori. Non abbiamo tutto questo tempo? Lo so, ed è infatti solo per questo che ero dubbioso circa le operazioni estive, perchè “la Juve non è l’Arsenal” (me lo ripetete ogni settimana sapendo che tifo Gunners e amo il loro modo di giocare e di.. arrivare terzi!). Giusto. Però ora abbiamo intrapreso un cammino per trasformarci in “squadra che gioca a calcio” e dobbiamo essere coerenti fino in fondo, consci del fatto che “Rome wasn’t built in a day”, come cantava Morcheeba. La scelta è chiara, perciò: torniamo indietro ai Ranieri e ai Capello e andiamo di 442 da qui fino a fine campionato, ridando stabilità alla squadra e cercando di trovare un pò di continuità, oppure continuamo con la rivoluzione consci che sarà ancora lunga, e che c’è il rischio quest’anno di arrivare dietro la più collaudata Inter ma di porre le basi per il futuro. La scelta non è facile (“siamo la Juventus”, cit.), ma in estate qualcuno l’ha già fatta. Ciò detto, torno al quesito precedente. Cosa hanno in comune quelle squadre contro le quali siamo riusciti ad esprimerci meglio? Beh, sono allenate tutte da allenatori (Spalletti, Ballardini, Van Gaal, Gasperini, Del Neri) che passano per “maestri di tattica” ma che più semplicemente fanno giocare a calcio le proprie squadre, non difendendo in 9 o 10 dietro la linea della palla, provando sempre a fare gioco, mettendo le ali a fare le ali (e non i terzini), mettendo i centrocampisti a fare i centrocampisti (e non degli zappatori) e giocando sempre con almeno 2 attaccanti “veri”. Morale: se ci lasciano giocare, giochiamo. E pure bene. Quando invece veniamo aggrediti fisicamente (vedi Palermo o Fiorentina), o le avversarie si difendono in 11 (vedi Bologna o Siena), si cominciano a notare tutti i limiti tattici che ancora ci sono e sui quali ancora “Ciro deve lavorare”. Appunto. Serve tempo. Nessuno ha la bacchetta magica (men che meno Ferrara). Come uscirne? Un consiglio: ripetete assieme l’esercizio di inizio articolo altre 10-12 volte, e poi con la mente, isolandoci dal mondo (immagino gli sfottò) concentriamoci sul prossimo match contro il Maccabi. Già, perchè lì invece di tempo non ne abbiamo, e servono i 3 punti obbligatoriamente per continuare a sperare nella qualificazione. Purtroppo la situazione è questa. Bisogna guardare avanti. Subito. Proviamoci.