Posts Tagged ‘ Fiorentina ’

La coerenza non è di questo mondo (calcistico)…

pulcinellaIL PATTO

«E’ stata una sentenza ridicola, ci sarebbero molte cose da dire. Ringrazio Abete per la coerenza subito manifestata dopo la telefonata che abbiamo avuto domenica. Riscontro davvero tanta sensibilità nei confronti di una squadra che deve rappresentare l’Italia in Champions League. Il presidente federale ha fatto in modo che la nostra vigilia fosse il più tranquilla e serena possibile. Adesso sì che potremo essere sereni per la Coppa…»

Così Massimo Moratti martedì scorso, subito dopo aver appreso delle sentenze del giudice sportivo Tosel. Con una bella faccia tosta. Perchè uno poi si domanda: ma se ci tenevano così tanto a far restare la squadra tranquilla in vista dell’importantissimo match clou di “Coppa” contro il Chelsea perchè hanno poi incoerentemente fatto tutto questo “rumore” (modalità diplomatica ON)? Passi per la foga agonistica dei calciatori (Samuel e Cordoba. Ma anche Milito, su!), che può anche essere interpretata come una “eccessiva voglia di arrivare per primi sul pallone” (mettiamola così.. per restare in modalità diplomatica!), ma qui stiamo parlando di altro, signori miei. Stiamo parlando di un dirigente interista (Oriali, un esperto in materia…) che si è fatto deferire per dichiarazioni censurabili sull’operato arbitrale. Un dirigente, non un Balotelli qualsiasi. E stiamo parlando dell’allenatore dell’Inter – colui che più di tutti avrebbe dovuto avere interesse (ma ce l’aveva?) a far restare la squadra tranquilla e serena (e che a Balotelli lo tratta spesso da bambino scemo) – che è stato squalificato per 3 giornate per aver fatto uno show di 90 (novanta) minuti tra aizzamenti alla folla, gesti mimati delle manette, sorrisi ironici e provocatori, proteste ad ogni fischio. E che, mentre i suoi giocatori scendevano nello spogliatoio imprecando contro l’arbitro (Muntari) e prendendo a pugni un avversario (Cambiasso), era intento a continuare nel suo show personale davanti alle telecamere. Evidentemente, la voglia di far restare la squadra calma, serena e concentrata già sul successivo match di Coppa, era poca. Minore della dolcissima voglia di apparire Special a tutti i costi, anche nelle proteste. Con quale coerenza allora Moratti può parlare di mancanza di coerenza (anche ammesso) di Abete? E mi limito ad osservare questo, senza entrare nei… “dettagli” (chiamiamoli così!), e cioè discutendo del fatto che telefonare al presidente della FIGC per chiedere che il giudice sportivo, terzo e imparziale (così ha voluto proprio Moratti in una sua battaglia post-Calciopoli, a proposito di coerenza..), potesse ammorbidire o comunque posticipare una sentenza (solo per l’Inter, ovviamente) per far restare la sua squadra “calma” in vista di un imminente impegno sia un comportamento non lecito. Ma, si sà, sono dettagli. Moratti le telefonate le fa “cordiali”, e i suoi “vergognoso” sono pieni di classe e onestà intellettuale.

IL MORALIZZATORE

«Meglio non parlare di campionato. Se parlo di campio­nato mi danno 2-3 partite in più di squalifica ed è meglio non farlo. Questo perché mi hanno detto che si è ripetuto quello che è successo a Bari. Stavolta però, nonostante il mio italiano stentato, ho senti­to parole nuove, ovvero “abbas­siamo i toni”. Già, abbassiamo i toni: è così che voi italiani ave­te costruito una storia che mi ha fatto vergognare come uo­mo di calcio. Quando ho sapu­to di Calciopoli, mi sono vergo­gnato terribilmente di dare da mangiare alla mia famiglia con i soldi del calcio. Però ades­so abbassiamo i toni… L’Italia non mi cambierà: sono arriva­to onesto, me ne andrò via one­sto».

Così invece si è espresso ieri l’altra “testa pensante” dell’Inter, ovvere Josè Mourinho. Che, nonostante l’arbitro avesse appena negato due rigori solari al Chelsea, ha trovato – non sia mai – il modo di prendersela ovviamente  col Palazzo. Uno che però arriva a vergognarsi di dare da mangiare alla propria famiglia col calcio avendo “saputo” (prima o dopo aver firmato per l’Inter?) di Calciopoli, per poter dire una cosa simile, deve avere una mezza aureola in testa ed essere inattaccabile. Lo è? No, perchè ad informarsi bene poi si scopre che il suo Porto, l’anno in cui divenne campione di Portogallo conquistando il diritto alla Champions che poi vinse con lo stesso tecnico portoghese alla guida, venne penalizzato di 6 punti per lo scandalo «fischietti d’oro» e che il suo presidente Pinto da Costa venne accusato di maneggi arbitrali e di acquisto di favori sessuali (a base di orge con  le immancabili escort) e squalificato per due anni sempre in seguito a quella complessa vicenda giudiziario-politico-sportiva che sconvolse il Portogallo tra il 2006 e il 2009. L’unica cosa di cui ci si dovrebbe vergognare semmai è che lì le cose le hanno fatte per bene: intercettazioni (e ci siamo), processi penali (e non ci siamo più), poi la giustizia sportiva che non ha potuto utilizzare le intercettazioni (e siamo distanti anni luce) e, dulcis in fundo, l’UEFA che – invece di vendicarsi in chissà quale modo – ha eccepito l’impossibilità di entrare nel merito ammettendo il Porto all’attuale Champions League, nonostante l’illecito accertato. E’ vero, Calciopoli è una vergogna. Ma in altri sensi. Ed è vero, Mourinho dovrebbe vergognarsi del suo stipendio, per il semplice fatto che non passa settimana che lo rinfacci a mezzo mondo. Insomma a farci la morale è un allenatore che ha vinto, in Portogallo, uno Scudetto con l’asterisco. Ma onesto a prescindere. Perfetto per l’Inter.

I FASTIDIOSI

«Sono arrabbiato. E indignato. Ieri è accaduto qualcosa di scandaloso. Dopo Monaco pensavo di aver visto tutto. Invece si è andati oltre. Se c’è un criterio nelle scelte, come si può mandare Rosetti in una partita come quella di ieri? Con quei precedenti? Spero che Collina o Abete un giorno me lo possano spiegare, ma so che queste risposte non arriveranno mai. Dopo tutti questi anni in cui siamo arrivati in Champions League forse diamo noia a qualcuno. Con quanto accaduto ieri la speranza di arrivare quarti è svanita del tutto. Voglio capire cosa ha fatto di male questa Fiorentina. Il rigore su Montolivo era troppo netto, e non vengano a parlarci di strane regole del vantaggio. Rosetti non alza le braccia, ma fa segno chiaramente al nostro capitano di rialzarsi. E’ stata toccata la nostra dignità, quella della squadra e della città di Firenze; che come sempre ha risposto in maniera civile. I tifosi viola sappiano che la società è presente e vigilerà attentamente su quanto sta accadendo”.

Senza entrare nel merito (vorrei solo ricordare ai Della Valle che sono l’ultima squadra della parte “sinistra” della classifica, e che domenica rischiano di passare “a destra”, se non fanno 3 punti..), ricordo a tutti come Riccardo Montolivo, proprio lui, aveva commentato così alla vigilia la scelta di Rosetti da parte di Collina: “Non c’è nessun problema, per me Rosetti è uno dei migliori arbitri italiani”. Non serve aggiungere altro, parlando di coerenza. Anzi sì, una cosa sola, a proposito di… pelati! Noi Ovrebo lo conosciamo da prima di loro. Già, perchè, come dimostrato nella “fotomoviola” di allora, concesse al Bordeaux un gol in fuorigioco nella prima giornata di Champions di quest’anno. Facendoci perdere 2 punti. E Platini era (anche allora) juventino.

Pubblicità

Platini è Juventino, quindi si dimetta!

Premessa fondamentale: la terna arbitrale ha pesantemente penalizzato la Fiorentina contro il Bayern Monaco, falsando il risultato soprattutto (ma non solo) grazie alla concessione del gol di Klose, in fuorigioco di almeno 2 metri. Postiamo la diapositiva giusto per mostrare al massimo la nostra solidarietà, vera, nei confronti di una squadra che, seppur rivale, resta comunque italiana.

La Fiorentina ha perciò tutte le ragioni del mondo di protestare (certo, alla fine anche noi della Juve, ad essere pignoli, abbiamo perso 2 punti contro il Bordeaux perchè loro ci hanno fatto un gol in fuorigioco, e con quei 2 punti saremmo alla seconda fase, qualificati. Ma noi rubiamo..). Poi però – siamo pur sempre italiani.. – una volta subìto un torto, scatta subito la corsa al colpevole. Il complotto. Il Palazzo (o Palazzi, dipende). E in questo caso è stato individuato, almeno dai tifosi, in Michel Platini. Juventino. E quindi da attaccare. In particolare, hanno fatto il giro del web queste diapositive (tratte dal sito ladyradio.it) che ritrarrebbero, a leggere certi commenti in giro, il presidente dell’UEFA mentre ride ed esulta, assieme agli amici tedeschi, del gol irregolare del Bayern. Indignazione, “Platini figlio di Moggi”, “gobbo”, eccetera..

platini esulta

Poi però esiste il mondo reale. E si scopre – senza neanche fare grandi ricerche al CSI – che i fotogrammi si riferiscono ad una azione precedente, con un errore di due attaccanti del Bayern che, ostacolandosi a vicenda in maniera goffa, non riescono a concludere. E Platini sorride dell’errore proprio come farebbe uno spettatore neutrale che assiste al match. E si scopre pure che alla sua sinistra è seduto Della Valle in persona. Ma a chi importa la verità? “Platini è gobbo”. Tanto basta.

P.S.
Suggerimento: Abete ha appena dichiarato di essere tifoso bianconero da bambino. Si accomodino..

Giovani promesse: Haris Seferovic (Fiorentina)

Haris Seferovic bigData di nascita: 22 febbraio 1992
Luogo di nascita: Sursee (Svizzera)
Nazionalità: Svizzera (seconda nazionalità bosniaca)
Ruolo: centravanti
Club: Fiorentina
Scadenza contratto: –
Valutazione: 50mila euro

LA CARRIERA
Haris Seferovic nacque il 22 febbraio del 1992 a Sursee, un piccolo comune sito nel distretto omonimo, Canton Lucerna. Di nazionalità svizzera, quindi, Haris possiede un doppio passaporto: la sua famiglia infatti è originaria di Sanski Most, comune nel nord-ovest della Bosnia. Nonostante la possibilità di optare per le rappresentative nazionali dello stato ex jugoslavo, comunque, Seferovic non sembra aver mai avuto dubbi ed ha scelto senza esitazioni di rappresentare lo stato in cui è nato. Scelta che ha pagato, finora: solo pochi mesi fa, infatti, Haris ha avuto l’onore di issarsi, assieme ai suoi compagni di nazionale, sul tetto del mondo. E’ stata proprio la rappresentativa elvetica under 17 a conquistare il Mondiale di categoria disputatosi lo scorso novembre: dopo aver eliminato, tra gli altri, anche la nostra Italia, – nonché campioni in carica – nigeriani proprio grazie ad un suo goal, raggiungendo un traguardo storico per il piccolo stato alpino.Seferovic e compagni si sono imposti anche sui padroni di casa. Seferovic che, tra l’altro, si è anche potuto togliere un’altra soddisfazione non da poco: oltre a tornare in patria con tanto di titolo mondiale, infatti, il giovanissimo puntero di discendenza bosniaca ha dato gran mostra di sè vincendo (assieme allo spagnolo Borja, al nigeriano Emmanuel ed all’uruguagio Gallegos) il titolo di capocannoniere del torneo giovanile iridato grazie alla realizzazione di 5 reti nel corso della competizione. Haris che è quindi una delle stelle del calcio giovanile elvetico (ha giocato nelle under 15, 16, 17 e 18), ma non solo ormai. Al di là del suo passato internazionale, quindi, vediamo anche quali sono stati i suoi passi nella sua carriera di club. Il ragazzo, ancora bambino, iniziò a tirare i primi calci ad un pallone nella squadretta del suo paese, il Sursee, all’età di sette anni. Dopo cinque stagioni, quindi, l’approdo al Lucerna, club molto più importante e titolato di quello in cui aveva giocato sino ad allora. Il ragazzo comincia quindi a far parlare di sè nei tre anni passati nella squadra capace di vincere un titolo nazionale una ventina d’anni prima. Così nel 2007 piomba su di lui il Grassophers, destinazione che non si può rifiutare: le ultime due stagioni e mezzo, quindi, Haris le passa nella Juventus svizzera. Qui arriva anche ad esordire in prima squadra: è il 26 aprile 2009 e lui scende in campo in un match di campionato disputato contro il Neuchatel Xamax. Da lì in poi farà altre due presenze ufficiali in prima squadra, venendo quindi nominato, proprio ad inizio anno, miglior giovane del suo Cantone. In precedenza, tra l’altro, aveva vinto i premi come miglior giocatore under 19 bosniaco e come miglior giovane svizzero, entrambi risultati raggiunti nel 2009. Giusto ieri, infine, il terzo trasferimento della sua vita: Seferovic lascia Zurigo e sbarca in Italia, più precisamente a Firenze. Corvino ha infatti individuato in lui il rinforzo giusto per la sua Primavera: con Mutu prossimo ad una squalifica (che potrebbe arrivare a 4 anni) per doping Prandelli dovrebbe promuovere a tutti gli effetti in prima squadra il giovane senegalese Babacar, che lascerebbe quindi un vuoto non indifferente al centro dell’attacco della principale formazione giovanile Viola. Buco che, quindi, verrebbe colmato proprio dal giovane elvetico, che dovrebbe passare i prossimi sei mesi aggregato alla Primavera. Attenzione, però: difficile che nell’acquistarlo Corvino abbia valutato esclusivamente l’apporto che Haris avrebbe dato nell’immediato. Lui, infatti, è ritenuto uno dei migliori talenti di svizzera ed è un giocatore che indubbiamente potrà far bene anche tra i professionisti. E questo, inutile dirlo, Corvino lo sa.

CARATTERISTICHE
Seferovic è una prima punta forte fisicamente, dotata di un buon mancino e bravo a muoversi negli spazi. Sa infatti sfruttare in maniera molto intelligente il suo fisico (centottantacinque centimetri per circa settantacinque chili di peso) per proteggere palla quando attaccato, lottare su ogni pallone anche contro i difensori più arcigni e farsi largo nelle maglie della retroguardia avversa a furia di spallate. La sua potenza fisica, tra l’altro, si traduce anche in una discreta potenza di calcio: Haris, infatti, ha un mancino sì preciso, ma anche piuttosto potente. E proprio il suo piede sinistro è uno dei suoi punti forzi: dotato di una buona tecnica di tiro sa abbinare, come detto, potenza e precisione per creare delle traiettorie imparabili che fendendo l’aria si infilino alle spalle dei portieri avversari. Infine ha tra i suoi punti di forza tanto la capacità di muoversi negli spazi quanto di crearli, così come un ottimo fiuto per il goal. Da una parte, infatti, sa attaccare molto bene lo spazio portando scompiglio nelle altrui difese e mettendo in difficoltà i reparti arretrati contro cui si trova a giocare, che nel controllarlo non possono mai abbassare la guardia. Dall’altra sa, proprio grazie alla forza fisica che lo contraddistingue, creare spazi quando questi non ci sono andando, come già detto in precedenza, a lottare spalla a spalla contro ogni difensore. Il suo fiuto del goal, infine, lo rende un bomber molto capace ed implacabile. Davvero tante qualità importanti per una prima punta.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE
La stella più luminosa della nazionale svizzera fresca vincitrice del Mondiale under 17 non era certo lui. In Nigeria, infatti, a brillare sopra tutto e tutti fu Nassim Ben Khalifa, trequartista/seconda punta che di Seferovic era il compagno tanto in nazionale quanto nel club. Proprio il talentuoso svizzero di origine tunisina è stato il vero trascinatore di quella squadra. Che, comunque, senza i goal di Haris difficilmente sarebbe arrivata sul gradino più alto del podio. Il fatto che fosse Nassim il giocatore più interessante del lotto, comunque, non deve certo portare a pensare che questo ragazzo non valga nulla. Anzi. Oggi come oggi, è quasi inutile dirlo, risulta essere uno degli attaccanti più interessanti della sua annata. E non limitandoci al territorio svizzero, ma proprio a livello mondiale. Corvino, insomma, dopo aver acquistato Adem Ljajic ha messo a segno un altro ottimo colpo in prospettiva futura: certo, nessuno può assicurarci con certezza che Seferovic diventi una punta di prima grandezza, ma le possibilità che possa tornare utile alla prima squadra sono davvero notevoli. Che sia proprio Seferovic, quindi, l’attaccante destinato a rimpiazzare Gabriel Omar Batistuta nel cuore dei tifosi Viola?

(Credits: Sciabolatamorbida)

Giovani promesse: Adem Ljajic (Fiorentina)

adem ljajcicData di nascita: 29 settembre 1991
Luogo di nascita: Novi Pazar
Nazionalità: Serba
Ruolo: ala, trequartista
Club: Fiorentina
Scadenza contratto: 30 giugno 2014
Valutazione: 8 milioni

CARRIERA
Adem Ljajić è nato il 29 settembre del 1991 a Novi Pazar, città di circa cinquantamila abitanti del distretto di Raška, provincia della Serbia Centrale. A soli quattordici anni, quindi, entra nelle giovanili del Partizan, squadra che lo lancerà, di lì a qualche anno, nel grande calcio. Nel 2008, infatti, fa le sue prime apparizioni in prima squadra, ivi comprese un paio di partite in Champions League. Non ancora maggiorenne, quindi, Adem inizia a calcare i campi della più importante tra tutte le manifestazioni per club europee. Nei due anni passati in prima squadra, quindi, il ragazzo prende sempre più confidenza con il campo, totalizzando quasi sessanta presenze totali con la maglia del club di Belgrado. Il tutto condito da dodici reti. Ma non solo: nei suoi anni passati nella capitale serba, infatti, Ljajić diventa uno dei punti di forza delle varie rappresentative giovanili nazionali con cui mette in mostra tutto il suo talento giocando, tra l’altro, l’Europeo under 17 di ormai due anni fa. Ma non solo: una volta lasciata quella squadra, infatti, diventa prima una delle colonne dell’under 19 e, in netto anticipo sui tempi, entra in pieno a far parte dell’attuale under 21, dove esordisce il 7 settembre 2008 contro l’Ungheria. L’ottobre di quell’anno, quindi, entra nelle mire dello United: Ferguson ed i dirigenti dei Red Devils, infatti, monitorano sempre con grande attenzione la situazione dei migliori giovani di tutto il mondo ed un talento come quello di Adem non poteva certo sfuggire loro. Proprio per questo gli viene offerto di passare un periodo di prova a Manchester al termine del quale, era il 2 gennaio 2009, viene diramato un annuncio: Ljajić e Tosic, due tra i migliori prospetti serbi, lasciano il Partizan per venire ingaggiati dallo United. Ma se il secondo raggiungerà subito l’Inghilterra e si aggregherà da subito ai nuovi compagni il primo resterà al Partizan, compiendo solo, di tanto in tanto, qualche viaggio fino a Manchester dove allenandosi con la prima squadra dello United potrà essere visionato dai tecnici del club inglese. Nonostante fosse già stato presentato proprio nel corso del gennaio 2009, però, si scoprì poi che il suo non fu un acquisto a titolo definitivo con relativo parcheggio in Serbia, ma solo un’opzionamento. Adem, insomma, sarebbe rimasto a tutti gli effetti un giocatore del Partizan che ne cedeva solo un’opzione allo United e si rendeva disponibile a collaborare con la società inglese (mandando il giocatore a fare regolari “controlli” in quel di Manchester, ad esempio). Il mese scorso, quindi, lo United ha annunciato, a sorpresa, la rinuncia all’opzione sul ragazzo, che sarebbe quindi rimasto a Belgrado. Niente United per lui. A detta dei dirigenti di Manchester, infatti, la monitorizzazione lungo il corso di quei dodici mesi li ha portati a capire che Adem non sia superiore ad alcuni suoi coetanei già tesserati dal club inglese. Da qui la decisione, appunto, di non esercitare l’opzione su di lui, lasciando decadere il tutto. A quel punto Ljajić è tornato a tutti gli effetti un giocatore di proprietà esclusiva del Partizan e, come tale, acquistabile da tutte le squadre. Su di lui si sono subito avventate diverse squadre. A spuntarla, però, è stata la Fiorentina, che giusto ieri ne ha ufficializzato l’acquisto: 8 milioni di euro alla società serba e un contratto di quattro stagioni e mezzo al ragazzo che nel corso della sua brevissima carriera vanta già un campionato ed una coppa serba oltre al titolo di miglior giovane della lega serba, tutti trofei e riconoscimenti ottenuti la scorsa stagione.

CARATTERISTICHE
Essendo un’ala va da sè che le sue armi migliori siano relative alla rapidità di corsa ed alla capacità di controllo del pallone, anche quando si è lanciati a velocità folli. Ljajić, infatti, ama partire largo per cercare di mettere a ferro e fuoco le difese avversarie grazie ai suoi numeri. Destro naturale, tra le due fasce preferisce proprio quella che gli permette di arrivare sul fondo e crossare con facilità ma non disdegna nemmeno di giocare sull’out opposto, magari puntando ad accentrarsi per arrivare al tiro più che a puntare il fondo. Giocatore di fascia, dunque, ma con velleità di trequartista: nonostante dia il meglio di sè proprio giocando a ridosso della linea laterale in questi due anni passati in prima squadra ha più volte dimostrato di sapersi destreggiare bene anche come trequartista, anche se le sue caratteristiche lo portano a giocare largo per tendenza naturale.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE
Adem Ljajić è indubbiamente uno dei migliori prospetti dell’intero calcio dell’est europeo, zona che in questi ultimi anni si sta dimostrando fucina di grandi talenti. In particolar modo le repubbliche ex jugoslave stanno sfornando giovani dal talento notevole che si stanno facendo apprezzare in tutta Europa: da quel Zoran Tosic passato allo United proprio in contemporanea alla definizione dell’opzione dello United su Adem, passando per i vari Jovetic, Subotic, Dzeko e tanti altri. Tra i tanti, appunto, Adem è uno dei più interessanti. Per quanto, avendo da poco compiuto diciotto anni, debba ancora maturare molto. Se Jovetic, appena arrivato a Firenze, lo si poteva considerare già pronto a giocare in prima squadra in quanto ad un grande talento abbinava anche una maturità non indifferente ecco che il discorso cambia un po’ per Ljajić, ragazzo che appare sicuramente più immaturo e bisogno di ulteriore tempo per crescere prima di potersi imporre. Il tutto per cercare di non bruciare un talento invidiabile che potrebbe renderlo, in futuro, un giocatore di prima fascia. Ljajić che, comunque, ha poco a che vedere con Kakà, giocatore cui è paragonato dai media (come riportato nel titolo di questo pezzo): se il campione di Brasilia era un trequartista moderno a tutto tondo, infatti, Adem è un’ala con caratteristiche ben definite, paragonabile al brasiliano, forse, solo per il fatto che ha anch’egli un fisico piuttosto slanciato. A consigliarne l’acquisto, forse solo indirettamente, era stato, tra l’altro, un ex Partizan oggi di proprietà della Fiorentina, quel Nikola Gulan che solo un paio di settimane fa si espresse così riguardo ad Adem: “Classe ‘91, del Partizan Belgrado, da dove veniamo anche io e Jovetic. E’ un trequartista esterno che può giocare sia a destra che a sinistra, anche se predilige la fascia destra, un po’ la posizione di Marchionni e Santana: le sue doti migliori sono la velocità e il dribbling”.

Potete trovare questo articolo anche su Sciabolata Morbida.

[nggallery id=18]

Juventus vs Fiorentina 1-1 (e l'Inter se ne va…)

Ciro in difficoltà

Ciro in difficoltà

PRESENTAZIONE
All’inizio, la squadra di Ferrara si schiera così con Buffon in porta, difesa con Grygera, Cannavaro (anche lui al rientro), Chiellini e Grosso. Sissoko, Felipe Melo e Poulsen a centrocampo. Diego dietro le punte Amauri e Iaquinta. Occhi puntati su Felipe Melo, viola fino a pochi mesi fa. Tanti ex dall’altra parte: Marchionni e Zanetti in campo mentre Mutu è in panchina, a fianco del tecnico Prandelli, altro dal passato juventino.

LA CRONACA
Sissoko ha gran voglia di fare e per la troppa foga prende subito un giallo per simulazione. La Fiorentina parte guardinga ma al primo affondo passa: Jovetic fugge a sinistra e tocca per Vargas che insacca sull’uscita di Buffon. I bianconeri provano a rispondere con Poulsen ma il sinistro del danese è a lato. Sissoko pericoloso al 14’ con un’incursione centrale fermata da Gamberini. Un minuto dopo miracolo di Frey che si trova tra le mani una girata di Iaquinta. La squadra di Ferrara cresce con i minuti, Grosso diventa un’arma in più sulla sinistra e sul suo cross, Amauri e Iaquinta non trovano la deviazione vincente. E’ il prologo del pareggio che arriva puntuale al 19’. Bravo Poulsen nello smarcare Iaquinta, il cui tocco sinistro diventa un assist al bacio per Amauri che insacca il suo primo gol stagionale: 1-1. Al 23’ finisce la partita di uno degli ex: Marchionni esce infortunato e lascia il post a Santana. Il cambio, benché forzato, rianima i viola che riprendono a giocare come nei primi minuti. Buffon deve parare su un tiro da fuori di Jovetic. Nel finale ci prova ancora Vargas ma Buffon mette in corner. Al riposo, le due squadre vanno sull’1-1. Al ritorno dagli spogliatoi, i 22 trovano ad attenderli la pioggia, caduta copiosa per tutto l’intervallo. L’avvio è bianconero e Sissoko obbliga Frey alla parata, proprio nella stessa porta dove aveva trovato il primo gol bianconero due anni fa. Il maliano ancora in evidenza, di testa, su cross di Grygera, ma la difesa allontana e sul ribaltamento Jovetic mette fuori di poco. Ritrovato il gol, Amauri non vuole fermarsi e per due volte in pochi minuti impegna Frey di testa. Da un brasiliano all’altro: ci prova anche Felipe Melo di testa ma non trova la porta. Intorno al 20’ due cambi: Mutu per Jovetic e Camoranesi per Sissoko. Il maliano chiude con una buona ora la gara del suo ritorno. Prandelli si gioca subito anche la terza carta: esce l’autore del gol Vargas ed entra Pasqual. Ferrara cambia il volto alla sua Juve con De Ceglie al posto di Iaquinta. I bianconeri provano a sfruttare anche le palle inattive e Diego per poco non trova la traversa. L’ex Werder lascia subito dopo il posto a Trezeguet. Le due squadre non mollano e Gilardino sciupa un’occasione importante per i viola. Prima della fine non succede più nulla: finisce con un pareggio che accontenta tutti e nessuno. Continua a leggere

Lettera aperta a Giovanni Becali, in risposta alla sua intervista.

Becali“Dopo quattro anni di separazione, Adrian una settimana fa mi ha chiamato. “Posso venire a casa tua?” Certo che puoi venire. Il ragazzo è disperato, è stato abbandonato da tutti, anche da quelli che con lui hanno fatto affari d’oro, trasferendolo a costo zero e portandolo alla Juventus”.

Luciano Moggi è stato il primo, appena saputo della rescissione unilaterale effettuata dal Chelsea, a interessarsi ad Adrian Mutu. Si può discutere eticamente sul fatto che ad assumere la procura del giocatore sia stato Alessandro Moggi, e che – come risulta da intercettazione – la prima telefonata effettuata sia stata quella nei confronti del padre, per avvisarlo della situazione. Ma il giocatore ha scelto Alessandro Moggi e la Juventus autonomamente, liberamente e senza alcuna forzatura. Il resto fa parte del business. Ricordo a memoria altre quattro operazioni simili, recenti, altre questa con protagonista Mutu: la Juventus ha infatti acquistato Balzaretti a parametro zero dal Torino (fallito), per rivenderlo alla Fiorentina per 3.5 mln circa; ha acquistato Marchionni a parametro zero dal Parma, per poi rivenderlo alla Fiorentina per 4.5 milioni; ha acquistato Cristiano Zanetti svincolato dall’Inter per poi rivenderlo per 2 milioni sempre alla Fiorentina, ed ha acquistato Olof Mellberg a zero euro dall’Aston Villa per poi rivenderlo a 2.5 milioni all’Olympiakos, questa estate. Non c’è solo Mutu, insomma. Ma sono operazioni di mercato, non speculazioni. Corvino, invece di spendere 18 milioni per acquistare quattro nostri calciatori, avrebbe potuto prenderli pure lui direttamente da svincolati. E risparmiare. Non l’ha fatto. Bravura di Moggi. E Adrian Mutu, avesse voluto, avrebbe potuto scegliere il Real Madrid, il Barcellona, l’Ajax, l’Arsenal, il Pizzighettone e il Brindisi. Non l’ha fatto. Voleva la Juventus.

“Lo abbiamo preso a sedici anni, lo abbiamo portato alla Dinamo. Gli abbiamo fatto prendere i primi soldi, la patente, la macchina. Era bravo, sin da ragazzino. Così è cominciata la sua carriera in Italia: Inter, Verona, al Parma dal mio amico Sacchi. Il Chelsea lo ha acquistato dal Parma per 24 milioni. Il primo anno è andato benissimo. Claudio Ranieri mi aveva messo in guardia: “Londra è una città pericolosa”. Adrian guadagnava tanti soldi e ha perso un pò la testa. E finì in quella storia di droga. Mandai a Londra mio fratello con Popescu e Petrescu. Lui parla benissimo inglese e grazie a un amico ha fatto molto per Adrian. Con il nostro intervento era uscito bene da quella storia. Poi arrivò Mourinho, che quando andai a Londra mi disse: “Mutu deve comportarsi bene, fate attenzione”. Il Chelsea voleva cederlo e chiedeva dieci milioni, poi finì il mercato e lo trovarono positivo alla cocaina: sette mesi di squalifica.

Innanzitutto non si capisce cosa voglia dire Becali con l’espressione “Con il nostro intervento era uscito bene da quella storia”. In che senso? Si drogava, per sua (e di Becali) ammissione, e con l’invio di Popescu e Petrescu cosa cambiò? Mutu non smise certo di drogarsi, se è vero che venne fermato per positività alla cocaina! Magari si sistemarono le relazioni con Claudio Ranieri, che continuò a dargli fiducia, ma non si risolse alcun chè. Tanto è vero che Josè Mourinho, appena arrivato a Londra, informato dello stile di vita di Mutu, decise in un nanosecondo di farlo fuori e metterlo sul mercato (una parolina dolce verso Mourinho no? Tra una al vetriolo verso Moggi e una irrispettosa verso la Juventus? In fondo è lui che ha dato vita al calvario di Mutu..). E veniamo alla richiesta: 10 milioni di euro. Nessuno lo volle (anche se sui giornali finì un interessamento proprio della Juve, che cercò a suo tempo di strapparlo al Parma, senza successo), e allora il Chelsea lo scaricò tagliandolo ufficialmente dopo che, senza giocare, venne trovato positivo alla cocaina (mmm..). Attenzione qui: cronologicamente il Chelsea rescisse il contratto addirittura prima che venne formalizzata la squalifica del giocatore. Al buio. Lo condannarono prima ancora della conferma delle controanalisi, e prima ancora di sapere per quanto tempo sarebbe dovuto restare fermo Adrian. Lo buttarono a mare, letteralmente (loro, non Moggi e la Juve..). Non ottennero i 10 milioni, allora lo tagliarono (altrimenti avrebbero taciuto del suo problema e lo avrebbero venduto, drogato, ad un altro club, magari proprio la Juventus che lo aveva a lungo seguito). Quindi tutte le storie sull’etica, il buon esempio e le virtù morali dei Londinesi, usate per giustificare il “taglio”, vanno a farsi benedire. Raccontatene un’altra.

Continua.. (clicca sul titolo dell’articolo per leggere il resto) Continua a leggere

Zanetti alla Fiorentina: il calciatore replica ad Alessio Secco

Cristiano-Zanetti1Zanetti: “A Firenze non si dice di no….”. L’ultima storia del mediano telegrafico inizia con una telefo­nata. «Pronto, oh Cristiano, so­no Marchionni. Senti un po’, ma perché non vieni anche tu a Firenze? Guarda che qui si sta davvero bene». E l’altro: «Senti che dicono…». Ecco, la prima ri­sposta di Cristiano Zanetti sta tutta in tre parole. Più tre punti di sospensione. Lui è un tipo te­legrafico, ve lo avevamo detto subito. Poi la storia continua: Marchionni ne parla a Mutu, i due ne parlano all’allenatore Prandelli, il tecnico riferisce al direttore sportivo Corvino e ini­zia la trattativa con la Juven­tus. Zanetti ne parla con Ferra­ra: «Mister io vorrei andare alla Fiorentina». L’allenatore dice «resta», la società dice (comun­que lascia capire) che a 32 anni il contratto del centrocampista non verrà prolungato. Alla Fio­rentina gli daranno da lavorare un anno in più: biennale, opzio­ne sul terzo, ma probabilmente il punto non è questo. Il media­no telegrafico l’aveva buttata lì: «Senti che dicono…». A Firenze dicono che hanno bisogno di un altro centrocampista di qualità. E che a 32 anni hai quell’espe­rienza in più che (soprattutto) in Champions torna utile.

Zanetti, perché ha scelto di la­sciare la Juventus?
«Non diciamo cose assurde, que­sta storia va spiegata bene».

Proviamo a spiegarla bene.
«Ho preso atto di quello che era il comportamento della Juven­tus nei miei confronti e mi sono guardato intorno».

Quale è stato il comportamen­to della Juventus?
«Non hanno mai avuto nessuna intenzione di rinnovare il mio contratto. E io, in questo spo­gliatoio, ero l’unico giocatore in scadenza. Credo di meritare di partire alla pari con i miei compagni, credo di essermi sempre conquistato tutto sul campo».

Quali erano invece i suoi pro­getti?
«Ma quali progetti? Qui si parla di una questione di rispetto. Ho sentito dire da Secco un paio di cose alle quali devo replicare».

La prima?
«Assurdo dire che io avrei chie­sto garanzie tecniche. A me del­le parole non frega niente, le porta via il vento. Chiaro? Io non ho mai chiesto garanzie di nessun tipo, mai in vita mia. Poi alla fine è stato sempre il la­voro, quello che ho messo in campo, la mia garanzia. Ma for­se il problema, alla Juventus, era proprio questo».

Però aveva chiesto altri tre an­ni di contratto?
«Ecco, bravi, questa è la secon­da assurdità. Secco ha detto che chiedevo tre anni, il contrat­to che mi hanno fatto alla Fio­rentina ».

Invece?
«Primo, mai chiesto niente a Secco, anche perché lui non ha mai preso in considerazione un mio eventuale rinnovo. Tre an­ni? Ma se non abbiamo mai parlato. Diceva che non stavo bene? Non credo di essere l’uni­co che nell’ultima stagione ha avuto degli infortuni alla Juven­tus, comunque se il problema era questo si poteva anche fare un altro anno di contratto, vin­colato al numero di presenze. Ah, dimenticavo: alla Fiorenti­na non ho fatto tre anni, ma due più opzione sul terzo, tanto essere onesti».

Ora come sta?
«Benissimo. E parliamo anche di questa storia. Un anno fa sembrava che solo io fossi quel­lo rotto. Purtroppo ci siamo in­fortunati tutti, T-U-T-T-I, chia­ro? Mi pare che a fine stagione gli infortuni abbiano superato quota 70. Io ho avuto uno strap­po, poi uno stiramento. Ma se i tempi di recupero venissero ri­spettati certe cose non acca­drebbero ».

Via lei hanno reintegrato Poul­sen…
«Sono felice per Christian. Pur­troppo Sissoko non gioca da 5 mesi, ora si è fermato anche Giovinco. Mi pare che siano un pò contati. La Juventus, que­st’anno, è una squadra che può vincere, ma deve avere una ro­sa che le possa permettere di af­frontare situazioni d’emergen­za ».

Grazie Zanetti. Occhio e croce lei stavolta non è stato telegra­fico.
«Ero molto arrabbiato, ma ora sto meglio. Ora questa storia è un capitolo chiuso. Sono felice, felicissimo, di essere alla Fio­rentina. Qui sono nato, sono ar­rivato che avevo 11 anni. Alla Fiorentina non avrei mai detto no. Mi sono ridotto l’ingaggio? Non importa. La Juventus può vincere lo scudetto? Pazienza, ma alla Fiorentina sanno come comportarsi con le persone. A me basta questo»

(La Gazzetta dello Sport)