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Analisi tattica di Juventus vs Palermo (primo stop con Zaccheroni…)

PRESENTAZIONE DEGLI SCHIERAMENTI

Le due squadre si schierano in maniera speculare: 4 difensori in linea, centrocampo a rombo e due punte. Per il Palermo Sirigu in porta; Cassanim Kjaer, Bovo e Balzaretti in difesa; Liverani, Migliaccio, Nocerino e Pastore a centrocampo; Miccoli ed Hernandez in attacco.

46 Sirigu
16 Cassani, 24 Kjaer, 5 Bovo, 42 Balzaretti
11 Liverani
8 Migliaccio, 9 Nocerino
6 Pastore
90 Hernandez, 10 Miccoli

Per la Juventus in porta Manninger; in difesa Grygera, Cannavaro, Chiellini e De Ceglie; a centrocampo Felipe Melo a supporto di Candreva, Sissoko e Diego; in attacco Del Piero e Trezeguet.

10 Del Piero, 17 Trezeguet
28 Diego
22 Sissoko, 26 Candreva
4 Felipe Melo
29 De Ceglie, 3 Chiellini, 5 Cannavaro, 21 Grygera
12 Manninger

Di seguito una diapositiva in cui sono ben visualizzati i rombi di centrocampo contrapposti, le linee difensive e le due punte schierate.

diapo01

SVILUPPI TATTICI DEL MATCH

Come evidenziato nella diapositiva precedente, le due squadre si affrontano a specchio. La novità per la Juventus, rispetto al match contro il Bologna, sta nella disposizione dei tre giocatori offensivi, con Diego in posizione arretrata rispetto alle due punte, Del Piero e Trezeguet. Come vediamo nella diapositiva seguente, in fase difensiva Diego copre le uscite dei difensori del Palermo verso Liverani; la copertura di Liverani è sicuramente una ragione del ritorno al trequartista classico.

diapo02

Un’altra ragione della posizione di Diego, potrebbe essere ricercata nella necessità di Trezeguet di avere un compagno di reparto più vicino (Del Piero) vista la sua minore capacità., rispetto ad Amauri, di giocare come punta centrale unica. Il primo tempo vede un notevole predominio territoriale della Juventus, con una netta prevalenza dei bianconeri nel possesso palla. La posizione di Diego, riesce realmente ad oscurare Liverani, fulcro del gioco rosanero, che addirittura, un paio di volte, perde pericolosamente palla nella propria trequarti. L’esclusione del gioco di Liverani abbassa la qualità della manovra del Palermo, spesso costretto a scavalcare il centrocampo con lanci lunghi di Kjaer e Bovo; su tali lanci la difesa juventina non va mai in affanno. La situazione tattica taglia i rifornimenti a Pastore e le corrette distanze tra reparti e tra i giocatori consentono alla Juve una riconquista della palla piuttosto agevole. I problemi bianconeri nascono nella fase di possesso palla. Il Palermo, aspetta la Juventus nella propria metà campo e la circolazione della palla fino agli ultimi 30 metri è agevolata da questo atteggiamento dei rosanero. Purtroppo, il possesso palla della Juve, mostra i problemi visti in tante altre partite della stagione, anche in era pre-Zaccheroni: spaziature non ottimali, scarsi e lenti movimenti senza palla con conseguente scarsa creazione di spazi a sua volta malamente attaccati. Problemi che uniti alla non eccelsa tecnica di quasi tutti i calciatori juventini in campo, creano un mix indigeribile di circolazione lenta e sterile del pallone. Gli unici pericoli creati: cross sbagliato di Candreva, colpo di testa di Trezeguet su cross da trequarti campo, ripartenza breve su errore macroscopico di Liverani con triangolo Del Piero, Trezeguet, Diego, concluso sciaguratamente con un piattone dal brasiliano. Insomma, tra i pericoli creati, non c’è nessuna manovra convincente. Alcuni esempi di non efficace distribuzioni e spaziature in campo.

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Nelle diapositive precedenti, si vede De Ceglie abbastanza libero di portare palla, ma senza nessuno da servire davanti a se, vista la posizione centrale di Diego e Del Piero (Trezeguet è ancora più avanti in posizione, anch’esso centrale). Sissoko, invece di attaccare la profondità, movimento necessario a “portare via” Migliaccio, si ferma; Migliaccio può con tranquillità uscire su De Ceglie che non ha una sola possibilità di giocata in avanti ed è pertanto costretto a fermarsi e ricominciare. Di tali situazioni è piena la partita. A destra il problema delle soluzioni di gioco è, per tutto il match, ancora più evidente. Da quel lato si allarga, e spesso riceve, Candreva. Ma dal suo lato, nessuna punta si allarga: Del Piero si apre quasi sempre a sinistra, Trezeguet gravita solo ed esclusivamente in zona centrale. Grygera raramente si sovrappone e quando lo fa, lo fa con un ritardo tale che la difesa del Palermo, riesce con semplicità ad assorbire questo movimento. L’unica soluzione è talvolta un taglio di Diego dal centro verso la zona destra dell’attacco.E se Candreva ha solo una soluzione, quello che succede è che quasi sempre riceve aperto a destra, abbastanza libero, alza la testa ed è quindi costretto a ricominciare il gioco per vie centrali. L’esempio visto con le diapositive e la descrizione dell’intera partita di Candreva sono solo degli esempi di sviluppi, anzi meglio, di non-sviluppi della manovra Juve, che quindi per tutto il primo tempo non concretizza una buona fase di riconquista palla.

Nel secondo tempo due fattori cambiano decisamente le carte in tavola:

  1. l’arrivo della fatica nelle gambe, già non brillanti, dei giocatori della Juve;
  2. la scelta del Palermo di alzare il pressing, attuato già sui difensori bianconeri.

Il calo fisico della Juventus, appare nel secondo tempo evidente. In una squadra dai tempi e dalle spaziature sbagliate in possesso palla e di scarsa qualità tecnica, ciò porta, inevitabilmente a incrementare notevolmente gli errori tecnici, spesso forzati dal pressing ora deciso del Palermo.  Su tali errori il Palermo costruisce ripartenze che mandano in crisi la Juventus. Andiamo in ordine cronologico a vedere degli esempi di quanto detto. Primo esempio: Chiellini pressato da Miccoli apre verso la propria destra.

diapo05

La palla giocata da Chiellini è di bassa qualità, a metà tra Candreva e Grygera, spaziati a loro volta male in campo. A causa di ciò Grygera subisce con più facilità il pressing alto di Nocerino e gioca una palla in verticale per liberarsi dalla pressione.

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Bovo recupera palla e rilancia immediatamente per Miccoli; Grygera sbaglia perché taglia verso il centro cercando la palla, invece di scappare dietro, e Miccoli anticipa tutti e serve Nocerino che si trova in un 2 contro 1 col solo Chiellini a ballare tra lui ed Hernandez. Fortunatamente Nocerino sbaglierà grossolanamente il passaggio verso Hernandez

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Secondo esempio: Candreva appoggia dietro verso Sissoko, ma sbaglia (uno dei tanti errori tecnic dei giocatori juventini durante la partita) e serve Hernandez.

diapo11

Hernandez, libero, porta palla; Cannavaro è costretto ad uscire ed Hernandez serve Miccoli

diapo12

Miccoli riceve, si gira e serve Pastore che arriverà a tirare solo davanti a Manninger che salverà la propria porta.

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Nelle diapositive seguenti un esempio di pressing del Palermo sui difensori del Palermo. Grygera è costretto a girarsi e servire Cannavaro, che pressato, serve Chiellini costretto a ricevere correndo verso la propria porta e quindi non in posizione ideale per giocare la palla, ma, piuttosto, in posizione ideale per subire il pressing avversario che puntualmente arriva.. Chiellini, pressato, a sua volta cerca De Ceglie anticipato dalla pressione di Migliaccio.

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Infine ultimo di tantissimi possibili esempi, il gol di Budan. Manninger gioca la palla a Grygera, che non è correttamente posizionato col corpo (dovrebbe stare con le spalle rivolte verso la porta avversaria, in maniera tale da potere, immediatamente dopo il controllo, alzare la testa e guardare avanti)

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Grygera riceve girato verso la propria porta a causa della sua non corretta posizione del corpo, avanti non c’è nessuno disponibile a ricevere, Cannavaro non si stacca indietro (non vuole ricevere il pallone…); unica soluzione possibile: lo sciagurato retropassaggio che Budan intercetta.

diapo19

COMMENTO

Nel primo tempo la Juventus controlla il Palermo e grazie alla compattezza della squadra e al buon lavoro su Liverani, riconquista la palla con facilità. I problemi nascono quando la palla è tra i piedi dei giocatori bianconeri. La circolazione della palla era notevolmente migliorata a Bologna (la buonissima, a mio parere, prestazione a casa dei felsinei viene ulteriormente rivalutata dal risultato vittorioso fuori casa contro il Genoa dei rossoblu, una della squadre più calde del momento), ma con l’Ajax e il Palermo sono tornati i vecchi difetti. Già descritti in precedenza: spaziature e tempi di gioco errati, pochi ed inefficaci movimenti senza palla, tecnica individuale rivedibile di quasi tutti i giocatori, pensiero lento. Sommiamo tutti questi fattori ed abbiamo il primo tempo sterile e, con la forzatura del pressing sui difensori e l’arrivo della fatica, il disastroso secondo tempo. Rossi nella ripresa decide di andare a pressare i difensori della Juve e la manovra, già lenta e farraginosa, si ingolfa definitivamente. Anche un semplice giro palla per i 4 difensori della Juve è un problema: la scarsa educazione dei piedi dei giocatori juventini., unita all’errata posizione in campo e del corpo per ricevere la palla, comportano inevitabilmente pessima qualità dei palloni giocati. A centrocampo e in attacco, il discorso è facile e sa ormai di stantio: giocatori in possesso palla, dotati di scarsa velocità di pensiero, di tecnica non sopraffina e con poche soluzioni di passaggio a disposizione. Risultato: manovra asfittica. E appena arriva la fatica, il numero di errori cresce esponenzialmente. Mi ripeto: in un centrocampo a tre l’accoppiata Melo/Sissoko è insostenibile. Non a caso a Bologna, le mezzali erano Brazzo e Marchisio. L’ultima partita decente di Ciro Ferrara con il rombo: Juventus-Napoli di coppa. Melo in mezzo e mezzali Salihamidzic e De Ceglie, non grossa tecnica, anzi, ma almeno movimenti sensati a creare ed attaccare spazi. La presenza di Trezeguet nel rombo, accentua i problemi di scorrevolezza della manovra: non tiene palla, non è un riferimento per i compagni, non si apre. La qualità e l’incisività di Diego negli ultimi 20 metri è, almeno fino ad adesso, insospettabilmente insufficiente. Cosa fare? Molti dei problemi sono strutturali e traggono origine nella genesi della squadra. Difficilmente risolvibili a marzo. Il discorso sarebbe lunghissimo. Limitiamolo in quest’articolo al rombo (o comunque il sistema che prevede 3 centrocampisti), il modulo scelto ieri, non discutendo se questa in realtà sia la soluzione più efficace e non discutendo di altre ipotesi. Ne riparleremo. La mia personale opinione è che, schierati con il rombo non possiamo permetterci assieme Melo e Sissoko (si è capito?) e probabilmente nemmeno Trezeguet. Si scelga: uno dei due (ma anche nessuno se ci fosse Poulsen…) come mediano, e mezzali da scegliere tra gli altri centrocampisti. Il contributo dei terzini in fase di possesso palla, con un centrocampo a tre è vitale. Come terzino destro schierare uno tra Caceres e Salihamidzic perché a destra (a sinistra con De Ceglie le cose vanno meglio) Grygera non avanza con i tempi e l’intensità giusti. Per onestà intellettuale bisogna pur dire che ieri, soluzioni alternative in mezzo al campo non ce ne erano davvero. Il recupero degli infortunati è l’unica maniera per potere scegliere e migliorare la condizione atletica, che, come ripetuto fino alla nausea da chi scrive, rimane assolutamente deficitaria. E se non si cresce atleticamente, addio qualificazione Champions League, addio Europa League.

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Campionato: Juventus vs Palermo 0-2 (torna la sconfitta…)

palermo miccoliJuventus e Palermo scendono in campo per provare a contendersi tre punti fondamentali per la corsa Champions. Per cercare di arrivare alla vittoria Zaccheroni si affida ad un 4-3-1-2 con Manninger e Trezeguet al posto degli infortunati Buffon ed Amauri. Dal canto suo Rossi risponde con un 4-3-1-2 con Sirigu, neo convocato da Lippi in nazionale, in porta e la coppia Miccoli-Hernandez di punta.

CRONACA
E’ la Juve a farsi vedere in apertura: al settimo minuto prima è Candreva liberato da Diego e chiuso in angolo dalla scivolata di un difensore, poi è Melo sugli sviluppi di un angolo. Entrambe le occasioni si risolvono però in un nulla di fatto. Cinque minuti più tardi sono invece due ex juventini ad imbastire un’azione interessante: Balzaretti porta palla a sinistra e centra basso per Nocerino che dopo aver stoppato palla calcia centralmente dal limite, non mettendo in grande difficoltà il portiere austriaco che sostituisce Buffon. Al ventunesimo la Juventus va vicinissima al vantaggio: Candreva si allarga sulla destra per crossare in mezzo. Il centrocampista ex Livorno colpisce però male il pallone e ne esce una traiettoria che invece di tagliare l’area di rigore si dirige dritta e filata verso il primo palo, mettendo in seria difficoltà Sirigu. Che, però, riesce a recuperare la posizione e distendendosi a mano aperta salva la sua porta. Alla mezz’ora è invece Diego a provarci sugli sviluppi di un’iniziativa di Del Piero. Il trequartista brasiliano, appena dentro il limite dell’area, calcia però di interno provando a piazzare il pallone ma scoccando un tiro molle facile preda del portiere Rosanero. In apertura di ripresa la Juventus prova a farsi vedere subito. E’ Sissoko a ricevere al limite e scoccare un tiro verso la porta avversaria, che non trova però però lo specchio. Al cinquantacinquesimo arriva la prima grande occasione della partita: a costruirla sono gli ospiti con una ripartenza fulminante. Un errore in fase di appoggio da parte di Candreva libera infatti il contropiede Rosanero con Miccoli che lancia nello spazio Pastore il quale giunto in area calcia con potenza verso la porta juventina, trovando però la pronta respinta di Manninger, molto reattivo nel salvarsi in angolo. Il goal è comunque nell’aria ed arriva cinque minuti più tardi: Miccoli riceve al limite dell’area e scocca un tiro che un tempo avremmo definito alla Del Piero, facendo girare la palla giusto sotto il secondo incrocio, freddando Manninger e togliendo la ragnatela da sotto la traversa. Tre soli minuti e la Juventus pareggerebbe: sugli sviluppi di un corner Cannavaro riuscirebbe infatti a girare in porta il pallone dell’1 a 1. Il tutto non ci fosse stato Del Piero in posizione di fuorigioco davanti a Sirigu. Dopo un attimo di esitazione l’arbitro annulla giustamente il goal del capitano Azzurro. Altri tre minuti ed è Chiellini, questa volta, a provarci. Ben coordinatosi, però, il centrale Bianconero non riuscirà a trovare lo specchio della porta, riuscendolo solo a sfiorare. Al settantesimo è invece Del Piero a provarci, da qualcosa più di venti metri. Il suo tiro fa però terminare il pallone sulla parte esterna della rete, non trovando la via del goal. Quattro minuti e il Palermo arriva vicino al raddoppio: Miccoli serve Cavani largo sulla destra, la punta uruguagia dopo essere rientrata prova a calciare di sinistro, spedendo però il pallone alto oltre la traversa. All’ottantesimo, quindi, il Palermo chiude la partita: Grygera riceve palla in zona difensiva e sentendosi pressato sente il pallone scottare tra i suoi piedi provando quindi ad offrirlo a Manninger. Il suo passaggio è però troppo corto e sul pallone si avventa Budan che salta facilmente il portiere austriaco per entrare poi in porta col pallone.

COMMENTO
Partita bruttina e monotona quella disputatasi in serata a Torino. Le due squadre, ma in particolare quella di casa, mancano infatti di intensità ed il gioco che ne esce è piuttosto lento e molle, sicuramente non godibile. Il Palermo si prodiga nel provare a costruire qualcosa di più, anche grazie alla buona forma dei propri fluidificanti, per altro entrambi ex della partita. Però nel farlo non riesce comunque a costituire vero pericolo per la retroguardia Bianconera, tanto che nel corso dei primi quarantacinque minuti non riuscirà a costruire vere e proprie palle goal. Stessa cosa dicasi, per altro, per la Juventus: l’occasione più pericolosa del primo tempo è infatti un cross sbagliato da Candreva. Bene ma non benissimo, direbbe qualcuno. Nel secondo tempo la partita sale un po’ di tono e cominciano a vedersi le prime palle goal. Due di queste vengono concretizzate da Miccoli (autore di una conclusione balistica di pregevolissima fattura) e Budan (lestissimo ad approfittare di una leggerezza in fase di disimpegno di Grygera. Palermo che raggiunge quindi una vittoria tutto sommato meritata e che, soprattutto, grazie a questi tre punti sale al quarto posto a quota 43 punti, superando proprio i malcapitati Bianconeri. Rosanero che sarebbero quindi oggi qualificati alla prossima edizione della Champions League.

MVP
Dopo aver realizzato un goal del genere il titolo di migliore in campo non si può che dare ad uno dei tanti ex di questo match: il Romario del Salento, Fabrizio Miccoli. La punta di Nardò disputa infatti una partita molto solida dando un grande contributo alla sua squadra e realizzato un goal, come detto, di pregevolissima fattura. Un tiro di interno destro pilotato atto ad infilarsi proprio sotto all’incrocio dei pali, battendo senza appello il malcapitato Manninger.

TABELLINO
Serie A 2009/10 – 7ª giornata di ritorno
Torino, stadio Olimpico
Domenica 28 gennaio 2010

JUVENTUS-PALERMO 0-2 (0-0)
RETI: 15’ st Miccoli, 36’ st Budan.
JUVENTUS: Manninger, Grygera, Cannavaro, Chiellini, De Ceglie (35’ st Grosso); Candreva, Felipe Melo, Sissoko; Diego (44’ st Zebina); Del Piero (35’ st Paolucci), Trezeguet. A disposizione: Pinsoglio Legrottaglie, Marrone, Immobile. All. Zaccheroni.
PALERMO: Sirigu; Cassani, Kjaer, Bovo, Balzaretti; Migliaccio (40’ st Blasi), Liverani, Nocerino; Pastore; Miccoli (35’ st Budan), Hernandez (23’ st Cavani). A disposizione: Benussi, Goian, Bertolo, Simplicio. All. Rossi.
ARBITRO: Valeri di Roma.
AMMONITI: 6’ pt Candreva, 21’ st Cassani, 29’ st Sissoko.

Le avversarie: il Palermo di Delio Rossi

delio rossiSTATISTICHE
L’ottimo campionato svolto fino ad oggi dagli uomini di Delio Rossi (subentrato a Zenga il 23 novembre scorso) si legge nella classifica che, dopo 25 partite, vede il Palermo, con 40 punti conquistati, a dividersi il quinto posto con Napoli e Sampdoria. Merito di questa posizione va soprattutto alle prestazioni fornite dai siciliani all’interno delle “mura” del Renzo Barbera: in casa, i rosanero sono infatti (assieme ad Inter, Napoli e Sampdoria) imbattuti, con 9 vittorie e 4 pareggi; sono inoltre 9 gol i gol subiti in casa e solo Samp e Napoli hanno fatto meglio con 7 gol al passivo nelle gare casalinghe. L’altra faccia della medaglia però vede un Palermo con un andamento discontinuo ed incerto nelle prestazioni fuori casa. Solo due le vittorie lontano dal Barbera di cui un targata Walter Zenga a Livorno e l’ultima, non proprio recente, a Milano col Milan datata 13 dicembre (reti di Miccoli e Bresciano). Delle prime dieci squadre in classifica solo il Genoa ha fatto peggio in trasferta. Nelle ultime due trasferte i siciliani hanno rimediato due sonore sconfitte: 4-1 a Roma e 4-2 a Bari.

L’ALLENATORE: DELIO ROSSI
Delio Rossi allena il Palermo dalla quattordicesima giornata. Fino ad oggi ha fatto molto bene riuscendo a conquistare il quinto posto in campionato frutto soprattutto dell’ottimo gioco espresso; c’è comunque da dire che il Palermo fino a quel punto, con Walter Zenga, era riuscito a conquistare 17 punti in 13 partite. L’allenatore, nato Rimini nel 1960, è salito alla ribalta del calcio professionistico grazie all’ottimo campionato disputato dalla sua Salernitana in Serie B nella stagione 1997/98, vincendo il campionato e riuscendo a stabilire il record di punti. Una squadra, quella salernitana, che esprimeva un gioco vincente ma anche divertente fatto di velocità e di corsa. Gl’ultimi 4 anni hanno visto il tecnico fare molto bene a Roma (sponda Lazio) riuscendo a portare la squadra in Champions League nel 2007 e a conquistare una Coppa Italia lo scorso anno battendo in finale la Sampdoria (e in semifinale proprio la Juventus).

LA FORMAZIONE
“Tutti disponibili per la trasferta di Torino”: così recita il Giornale di Sicilia questa mattina. Ieri sono infatti rientrati Sirigu, Miccoli e Liverani, e i tre si sono allenati col gruppo e sicuramente saranno in campo domani sera. Il Palermo si schiererà allora col suo solito 4-3-1-2: in porta andrà Sirigu (il giovane portiere sardo sta disputando un ottimo campionato ed è sicuramente il più interessante giovane portiere della serie A); la difesa sarà quella titolare con la spinta sulle fasce degli ex Cassani e Balzaretti e la solidità in mezzo del biondo danese Simon Kjaer con Bovo al suo fianco; i tre di centrocampo saranno Migliaccio e Nocerino mezzali con Liverani nel ruolo di regista arretrato; sulla trequarti ci sarà sicuramente Pastore che potrà agire dietro il tandem d’attacco Miccoli-Cavani. Pare certo, invece, il forfait di Budan: in panchina andrà il giovane attaccante Hernandez, autore di un’ottima prestazione la settimana scorsa.

IMPRESSIONI SULLA PARTITA
Il Palermo gioca decisamente un buon calcio grazie al suo allenatore che è riuscito a dare un ottimo equilibrio al suo 4-3-1-2 che può essere un esempio per molte squadre che giocano in questa maniera, ma analizziamolo meglio. A mio avviso è di fondamentale importanza la presenza di un giocatore in mezzo al campo come Liverani, il tipico mediano che “fa gioco”, un pò come Pirlo nel Milan o il tanto desiderato D’Agostino nell’Udinese. Un giocatore capace sia della giocata semplice, ma anche del cross lungo. La sua presenza, anche se a volte troppo statica davanti la difesa, è comunque fondamentale: detta i tempi di gioco e garantisce un altissimo numero di soluzioni. Una di queste, ad esempio, può essere la spinta dei due terzini che garantiscono corsa e ampiezza alla manovra: a mio avviso oggi Cassani e Balzaretti sono fra i migliori interpreti italiani del ruolo. Le mezzali di centrocampo sono Nocerino e Migliaccio, due giocatori di quantità capaci anche di attaccare lo spazio (vedi il gol di Nocerino domenica scorsa): la loro presenza e la loro corsa garantiscono comunque equilibrio alla manovra e sempre una certa copertura sulle ripartenze avversarie. Il reparto offensivo vede tre giocatori molto rapidi ed imprevedibili. Partiamo da Pastore: il trequartista offensivo argentino, a mio parere, è un ottimo interprete del ruolo, come caratteristiche fisiche e tecniche incarna il prototipo di trequartista moderno (Kakà), un giocatore cioè forte dal punto di vista sia tecnico che atletico. Con un giocatore come Liverani una decina di metri dietro, Pastore riesce ad essere ancora piu pericoloso ed imprevedibile in avanti. Un tipo di gioco espresso molto diverso da quello della Juve che invece ha un mediano piu fisico e meno tecnico come Melo, ed un trequartista come Diego che non è decisamente portato ad attaccare gli spazi, ma è più predisposto a ricevere il pallone da fermo e impostare. Miccoli e Cavani sono due ottime punte che si completano a vicenda: il primo lo conosciamo bene, avendo giocato nella Juventus un paio di stagioni, ed è un giocatore imprevedibile che fa della rapidità e della tecnica il suo punto di forza; Cavani è invece un centravanti molto mobile, bravissimo sia nel ricevere palla che ad attaccare lo spazio. Insomma sarà davvero una partita difficile..

Hanno ucciso l'uomo ragno..

Saluti e baci..

Saluti e baci..

Zamparini e’ un uomo pieno di molte cose, alcune delle quali sono difetti. Ma io l’ho osservato con attenzione negli ultimi anni e, ascoltandolo durante molte delle sue esternazioni, mi sono convinto di una cosa: e’ sicuramente uno che capisce certe cose prima degli altri e ha sufficiente faccia di bronzo e fiducia in se’ stesso per agire con velocita’ e senza aspettare quei tempi che per molti sono canonici nel calcio. Perche’ Zamparini ha licenziato Zenga? Fondamentalmente perche’ non si fida piu’; e questo calo nella fiducia ha un momento di innesco preciso per me, ovvero la partita Inter-Palermo… Continua a leggere

Inter-Palermo: qualcuno deve pur dirlo…

L'erede..

L'erede..

Bella partita quella di San Siro ieri sera…. Otto goal, grandi azioni, grandi protagonisti, telecronisti entusiasti e applausi a scena aperta per tutti. Talmente bella che c’e’ la fastidiosa impressione che piu’ che a una partita di calcio si sia assitito ad un recita ben orchestrata. Io non sono uno che ama i complotti, non mi piace andare a indagare nelle pieghe di una partita, non considero i fuorigioco millimetrici e i rigori “televisivi”. Preferisco guardare una partita nel suo complesso e cerco di fare le mie deduzioni su cio’ che si vede in campo e da quando si discosta da un andamento che ritengo “normale”. L’impressione che molte squadre italiane di livello medio/basso (come il Palermo) si “scelgano” in anticipo le partite in cui impegnarsi l’ho sempre avuta. E se si esaminano una diecina di campionati e’ anche molto facile capire quali siano e pure come le varie “alleanze” cambino con il tempo. Il patto di ferro Udinese/Milan e’ certificato (oltre che dall’osservazione di molte partite) anche da intercettazioni telefoniche. Il piu’ recente accordo tra Genoa e Inter e’ anch’esso sotto gli occhi di tutti e si evita di parlarne apertamente solo per evitare guai. Cosi’ come non erano sfuggite all’attenzione della gente le “carinerie” reciproche tra il Siena e la Juventus della triade. Ma torniamo a Inter-Palermo; si era subito cominciato male, grazie a quel birbaccione di Mourinho che non perde occasione per fare i suoi “mind games”. C’era poi anche l’orribile precedente dell’anno scorso in cui Zenga regalo’ di fatto le due partite che gioco’ contro l’Inter da allenatore del Catania (e che gli sono di fatto costate il posto). Ma veniamo alla partita. La prima cosa strana e’ la formazione del Palermo; come tutti sanno Balzaretti e’ infortunato e bisogna sostituirlo. Anche perche’ da quelle parti incrocera’ la maggiore arma offensiva dell’Inter, cioe’ Maicon. Che cosa fa Zenga? Sostituisce Balzaretti con uno sconosciuto giovane rumeno, il povero Melinte, che e’ palesemente inadeguato al ruolo; infatti il ragazzo commette un rigore assurdo al 4′ e poi praticamente scompare, consentendo a Maicon di agire per tutto il primo tempo come attaccante aggiunto (e il 4-0 alla fine del primo tempo e’ persino una punizione lieve). Attenzione stiamo parlando di un tempo intero, quando dopo 5′ e’ chiaro a tutti che da quella parte il Palermo ha un buco grande quanto un cratere lunare. Ed e’ estremamente strano che un allenatore scafato come Zenga non si accorga di questo, ne’ provi in alcun modo a rimediare per un tempo intero. Continua a leggere

Analisi tattica del match col Palermo

Ho provato a rivedere il match di ieri, per fare una piccola analisi tattica della partita. C’è poco da dire e molto da fare: si è sofferto tantissimo le triangolazioni (specie sulle corsie laterali) dei rosanero (Pastore ha fatto un primo tempo semplicemente favoloso!), che correvano sempre senza palla, davano sempre all’argentino un paio di opzioni di passaggio e hanno sfruttato il punto debole dello schieramento a rombo: la copertura delle corsie laterali (quando Poulsen e Camoranesi, raramente, erano stretti vicino a Melo) o gli spazi vuoti lasciati in mezzo (quelle volte che si allargavano a coprire i terzini). Vi mostro una galleria di azioni “tipiche” che ci hanno messo in difficoltà. Mi limito al primo tempo, perchè è lì che si è decisa la partita.. non infierisco col secondo. A voi.

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Cassani si accentra, vanno in tre su di lui e Cavani liberissimo a destra riceve e crossa.

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Pastore attira su di se tre bianconeri e serve il liberissimo Cavani sulla destra.

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Palermo vs Juventus 2-0 (che botta!)

Continua il digiuno di Amauri

Continua il digiuno di Amauri

PRESENTAZIONE:
Al Barbera, Ferrara cambia ancora una volta il modulo e prova un 4-3-1-2. Davanti a capitan Buffon, una linea a quattro con Zebina, Legrottaglie, Chiellini e Grosso. Felipe Melo e Poulsen davanti alla difesa. Camoranesi (33 anni oggi, auguri), Diego e Iaquinta a operare dietro ad Amauri. Se il tecnico bianconero manda in campo due ex, Amauri e Grosso, Zenga ne usa tre sui cinque a sua disposizione: Miccoli, Cassani e Balzaretti in campo, Blasi e Nocerino in panchina. Nel pomeriggio la Samp pareggia e l’Inter, nell’anticipo del sabato, vince contro l’Udinese: servono 3 punti per scavalcare entrambe e tornare, per la prima volta dopo calciopoli, solitari in vetta alla classifica.

LA CRONACA:
La Juventus prende subito il possesso palla e prova a fare la partita, ma le prime conclusioni sono di marca siciliana. Se i tiri di Miccoli e Bresciano non sono degni di nota, più pericoloso il colpo di testa che Cavani mette a lato a pochi passi da Buffon. I padroni di casa arrivano più facilmente alla conclusione anche se quasi mai in maniera pericolosa. Fino al 37’ quando Cavani trova il corridoio giusto a destro e non dà scampo a Buffon con una botta sotto l’incrocio. I siciliani volano sulle ali dell’entusiasmo e cinque minuti dopo trovano il raddoppio con Simplicio che anticipa tutti su una punizione di Miccoli. La squadra di Ferrara ha una reazione e prima del finale prova a riaprire la gara ma una mischia in area rosanero non dà esito. Al riposo si va sul 2-0 per i padroni di casa. La Juve sa di dover fare una grande ripresa per tornare in partita e per questo parte subito forte. In tre minuti crea più pericoli di tutto il primo tempo, prima con Amauri e poi con Poulsen. Chiaro il copione della gara. Juve tutta in avanti per riaprire la gara, Palermo pronto a ripartire in contropiede approfittando degli spazi. Buffon deve compiere un mezzo miracolo su Miccoli per evitare il tris. I bianconeri non sono neppure fortunati quando la punizione di Diego si stampa sulla traversa. Il brasiliano finisce qui la sua partita, al suo posto entra De Ceglie. Chiara l’intenzione del tecnico di allargare il gioco e buttare palloni al centro. Subito dopo tocca a Trezeguet e Grygera per Camoranesi e Zebina. Il Palermo crea più di un’occasione per il tris, ma Buffon e il palo lo evitano, lasciando aperta qualche possibilità di tentare di riaprire i giochi ma è dura trovare un varco nella difesa ermetica dei padroni di casa, rinforzati anche dall’ingresso di un gigante come Goian. Nonostante i quattro minuti di recupero, il risultato non cambia più. La Juve perde dunque la prima partita della stagione e ancora una volta per mano del Palermo. Ora lo sosta, se ne riparlerà tra due settimane con l’anticipo con la Fiorentina.

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Benvenuto, Ciro!

Ciro Ferrara alla prima sconfitta

Ciro Ferrara alla prima sconfitta

Da oggi abbiamo finalmente un allenatore: Ciro Ferrara. Fino ad ora tutto gli era dovuto, forte della campagna stampa emiliofediana fatta da Tuttosport, forte della sua storia bianconera, forte del suo carisma, forte del suo Guardiolenismo, di quel suo essere simpatico come tutti i napoletani ma al tempo stesso antipatico, come piace a noi. Il popolo juventino gli ha dato tanta fiducia. Ma naturalmente siamo dannatamente italiani. E juventini (tradotto: viziati dalle vittorie), della peggiore specie. E allora la fiducia non può che essere “a tempo”, limitata, condizionata. E’ bastato un passo falso “vero” e addio crediti: è già tempo di bilanci, di fallimenti, di condanne definitive, di richieste di esonero, di “prendiamo Spalletti. No, Mancini”,  di “ridateci Lippi e la Triade!” (e magari pure Idris, che era simpatico), di “Diego non serve”, “serve più copertura a centrocampo”. Siamo già all’ “era meglio con Ranieri!”, e siamo appena ad ottobre. Proprio per questo.. benvenuto, Ciro! Il tuo mestiere di allenatore (finora si è scherzato) comincia dalle 22:45 di questa sera. Col tuo primo “ma chi me l’ha fatto a fare!”.  Tappa obbligata, ma ci sono passati tutti. Pensa al 16 ottobre del 1994, 15 anni fa. Tu c’eri, lo ricorderai. Foggia-Juventus 2-0, doppietta di Bresciani, e rigore del 3-0 sbagliato malamente (del fatto che uno dei due gol non avesse superato la linea di porta non ne parliamo nemmeno, o passeremmo per interisti..). Così scrisse Roberto Perrone sul Corriere della Sera, il giorno dopo: “La Juventus esce da una tiepida Foggia come da un’esperienza sotto uno schiacciasassi, piatta, povera, triste. La prima sconfitta stagionale fa deflagrare in modo palese tutti gli equivoci di una squadra completamente priva di un’ idea che dia centralita’ al gioco”. E ancora.. “Prima che dai gol di Bresciani, esecutore materiale dello sgarbo a Madama, prima che dalla maggiore consistenza tattica del Foggia, veloce nel ribaltare l’azione, impeccabile nel riempire gli spazi che la lentezza bianconera (impersonata da Paulo Sousa) lascia all’avversario, la Juventus perde per assenza di moralità, ma purtroppo anche per mancanza di prospettive. Questa squadra non ha un punto di riferimento (tattico o tecnico, cioe’ un modulo o un giocatore, non ha importanza) che riesca a condizionare positivamente le azioni”. Nei giornali si esaltò il Foggia di Catuzzi come oggi si fa col Barcellona (“unisce al gioco offensivo di Zeman una accortezza tattica difensiva che fanno del Foggia una squadra da vero calcio totale”), si condannò Vialli e Paulo Sousa, bocciati con tanto di 4 in pagella (“soldi buttati” il primo, “una lumaca” il secondo) e si bocciò anche quella dirigenza, formata dall’incompetente “granata” Giraudo e dal “capotreno” Moggi. Sembrava l’ennesimo anno da buttare. Finì con Lippi “rivoluzionario alla Sacchi e più di Zeman”, con Scudetto, Coppa Italia e finale di Coppa UEFA, con Vialli a 17 gol in Campionato, con Sousa miglior giocatore della Serie A e col Foggia in B. L’augurio è che possa questa sconfitta avere lo stesso effetto anche sui nostri, e che ci si assuma tutti le proprie responsabilità consapevoli del fatto che il credito è finito, e che ora si deve cominciare a vincere. Auguri, Ciro. La tua Foggia è in Sicilia.