PRESENTAZIONE:
A Basilea Italia e Svizzera si incontrano per un’amichevole di preparazione in vista dei prossimi impegni ufficiali (qualificazioni mondiali). Lippi schiera la formazione che ha provato più volte durante la settimana con Buffon tra i pali, Zambrotta, Cannavaro, Chiellini e Criscito sulla linea difensiva e un centrocampo a 4 con Camoranesi, Pirlo, Palombo e Marchisio. In attacco il tandem Gilardino e Giuseppe Rossi. Gli svizzeri rispondono con un 4-4-2 speculare a quello italiano con Benaglio tra i pali, la linea difensiva costituita da Degen, Senderos, Grichting e Magnin; centrocampo folto con Padalino, Huggel, Inler e Barnetta; in attacco il capitano Frei e il naturalizzato N’Kufo.
IL COMMENTO DI NUMERO 7:
Lippi è soddisfatto. Io no. Una nazionale che non segna da quasi 300 minuti e che non dà segni di ripresa a partire dal post europeo, per me non ha nulla di cui essere soddisfatti. A dire il vero, gli azzurri ieri sera sono partiti alla grande, con Marchisio propositivo sulla fascia sinistra (ha sui piedi un’occasione d’ora, ma come sappiamo fare gol non è una delle sue capacità migliori) e Zambrotta che sulla destra sembra una vera e propria spina nel fianco degli svizzeri. Nei primi 20 minuti gli azzurri costruiscono tanto e subiscono davvero pochissimo: Gilardino sfrutta in modo pessimo due ottime occasioni da gol, Giuseppe Rossi si dà un gran da fare (anche se deve capire il ragazzo che a calcio si gioca in 11 e cercare di saltare 4-5 uomini non sempre riesce) e a centrocampo sembra che Lippi abbia messo su una vera e propria diga, con il solo Camoranesi in ombra (il bianconero uscirà nel corso del primo tempo per una botta alla caviglia lasciando il campo a Pepe). Basta poco, però, per consentire agli svizzeri di prendere fiducia, e ci pensa Chiellini (ufficialmente non presentabile al momento, la Juventus dovrebbe puntare almeno per inizio campionato sulla coppia Legrottaglie-Cannavaro) con un paio di svarioni clamorosi a mettere gli avversari in condizione di pungere. I cambi della ripresa servono a poco o nulla: Iaquinta riesce a rendersi pericoloso solo con azioni personali, Quagliarella non impensierisce Senderos e Co. e il centrocampo appare in affanno. Il solo D’Agostino, entrato al posto di Pirlo, riesce a pennellare un paio di palloni interessantissimi, ma non sfruttati dai compagni. L’impressione è che il centrocampo azzurro non possa prescindere più dal talento dell’Udinese, vista la scarsa vena di Pirlo. In definitiva una nazionale deludente, a mio avviso, contro un avversario tutt’altro che trascendentale. Gli azzurri ormai sembrano vivere una sorta di incantesimo dal quale neanche Lippi riesce a tirarli fuori, un incantesimo che a dire il vero è ancora più evidente se si prendono in considerazione le squadre di club: secondo recenti statistiche il campionato italiano sarebbe il 5° per livello tecnico, al pari della prima divisione Greca. Statistiche che possono lasciare il tempo che trovano, ma che possono anche far riflettere. Nota della serata: Fabio Cannavaro ha onorato per la 127esima volta la maglia azzurra come solo un lottatore come lui sa fare.
LA SORPRESA:
Derdiyok. Gioca 10 minuti scarsi, ma dimostra nei pochi palloni che ha a disposizione di che pasta è fatto. Classe ’88, di origini turche, è stato seguito per un anno dal DS del Napoli Pierpaolo Marino, prima di passare dal Basilea al Bayer Leverkusen. Nonostante sia fisicamente “massiccio” è dotato di un’ottima accelerazione (lo ha dimostrato nel contropiede fulmineo che negli ultimi minuti stava per regalare la vittoria agli Svizzeri, se non ci fosse stato San Buffon), buona tecnica di base, ma soprattutto grande personalità: riesce in un paio di occasioni ad uscire da doppie e triple marcature in scioltezza e con numeri di classe. Ho avuto modo di vederlo sin qui solo in un paio di occasioni, ma mi ha sempre ben impressionato. Se deve esplodere, però, deve fare in fretta. Ha 21 anni compiuti e nel calcio, spesso, sono già troppi.
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