Giovani promesse: Daniel Adejo (Reggina)

adejoData di nascita: 7 agosto 1989
Nato a: Kachia (NIG)
Nazionalità: Nigeriana
Ruolo: Esterno di centrocampo/terzino
Club: Reggina (Serie B – ITA)
Valutazione: 2-3 mln di euro

LA CARRIERA
Daniel Adejo inizia la propria carriera scorrazzando tra formazioni dilettantistiche prima di essere notato dal tecnico delle giovanili della Reggina, Simone Giacchetta, nel 2007. Viene subito aggregato alla squadra primavera con la quale disputa per due stagioni il campionato di categoria e si mette particolarmente in mostra nell’edizione 2009 del Torneo di Viareggio. Esordisce in Serie A l’1 marzo 2009 in Reggina-Fiorentina (1-1), sostituendo all’83’ Alessio Sestu e mostrando da subito grande personalità. Il 22 marzo gioca la sua prima partita da titolare in Serie A allo Stadio Giuseppe Meazza di Milano, in Inter-Reggina (3-0). Da quel momento sarà con alterne fortune uno dei titolari degli amaranto fino a fine stagione. Attualmente è titolare nella formazione dello stretto, la cui guida è stata affidata da poche settimane al tecnico Breda. Ha preso parte con la Nigeria al mondiale Under 20.

CARATTERISTICHE
Sin da quando ha mosso i primi passi nel calcio italiano tra formazioni dilettantistiche di varie categorie, Daniel Adejo ha preferito la posizione di centrocampista laterale destro, pur non disdegnando il ruolo di interno. Il suo punto di forza è la straripante possenza fisica che si sviluppa in una buona velocità e un’ottima progressione. Abile anche in fase difensiva, è nelle proposizioni in avanti che mostra il meglio di sé, mostrando spesso buona tempistica anche nell’inserimento in area di rigore. Pur non avendo ancora segnato un gol nel calcio professionistico, si propone spesso in attacco anche sulle palle da fermo poiché è dotato di un buono stacco di testa e di un discreto tiro da fuori. Nell’attuale stagione di Serie B, il giovane nigeriano è cresciuto notevolmente anche per via delle defezioni nella rosa amaranto che lo hanno costretto ad arretrare in difesa e a migliorare la fase nella quale è meno “abile”. Dal punto di vista tecnico non è mai stato dotato di particolari spunti, ma l’esperienza di quasi metà campionato di A e il campionato in corso di B stanno limando quelli che potrebbero essere i suoi limiti.

IMPRESSIONI E PROSPETTIVE
Non amo fare paragoni, anche perché ciascun giocatore assomiglia solo a sé stesso, quindi per quanto mi è dato di vedere Daniel Adejo può diventare un ottimo laterale particolarmente adatto ad un modulo che preveda la difesa a 3. Nell’attuale Reggina di Breda ricopre il ruolo di terzino destro nella difesa a 4 amaranto, mentre nella nazionale spesso fa il terzo centrale nella difesa a 3. Tanta duttilità, dunque, per un calciatore che nasce e preferisce giocare ala destra con poche propensioni alla difesa, ma che sta imparando e bene la fase di ripiego.  Se dovessi calarlo nella realtà bianconera, ipotizzando un riscatto e accentramento di Caceres, potrebbe fare benissimo il terzino fluidificante “alla Zambrotta”. Su di lui sono puntati gli occhi di alcuni importanti club inglesi e spagnoli, ma il prezzo per il momento non è ancora lievitato: al termine di questo campionato di B, se dovesse avere prestazioni costanti molto probabilmente lascerà lo Stretto.

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Analisi tattica di Juventus vs Palermo (primo stop con Zaccheroni…)

PRESENTAZIONE DEGLI SCHIERAMENTI

Le due squadre si schierano in maniera speculare: 4 difensori in linea, centrocampo a rombo e due punte. Per il Palermo Sirigu in porta; Cassanim Kjaer, Bovo e Balzaretti in difesa; Liverani, Migliaccio, Nocerino e Pastore a centrocampo; Miccoli ed Hernandez in attacco.

46 Sirigu
16 Cassani, 24 Kjaer, 5 Bovo, 42 Balzaretti
11 Liverani
8 Migliaccio, 9 Nocerino
6 Pastore
90 Hernandez, 10 Miccoli

Per la Juventus in porta Manninger; in difesa Grygera, Cannavaro, Chiellini e De Ceglie; a centrocampo Felipe Melo a supporto di Candreva, Sissoko e Diego; in attacco Del Piero e Trezeguet.

10 Del Piero, 17 Trezeguet
28 Diego
22 Sissoko, 26 Candreva
4 Felipe Melo
29 De Ceglie, 3 Chiellini, 5 Cannavaro, 21 Grygera
12 Manninger

Di seguito una diapositiva in cui sono ben visualizzati i rombi di centrocampo contrapposti, le linee difensive e le due punte schierate.

diapo01

SVILUPPI TATTICI DEL MATCH

Come evidenziato nella diapositiva precedente, le due squadre si affrontano a specchio. La novità per la Juventus, rispetto al match contro il Bologna, sta nella disposizione dei tre giocatori offensivi, con Diego in posizione arretrata rispetto alle due punte, Del Piero e Trezeguet. Come vediamo nella diapositiva seguente, in fase difensiva Diego copre le uscite dei difensori del Palermo verso Liverani; la copertura di Liverani è sicuramente una ragione del ritorno al trequartista classico.

diapo02

Un’altra ragione della posizione di Diego, potrebbe essere ricercata nella necessità di Trezeguet di avere un compagno di reparto più vicino (Del Piero) vista la sua minore capacità., rispetto ad Amauri, di giocare come punta centrale unica. Il primo tempo vede un notevole predominio territoriale della Juventus, con una netta prevalenza dei bianconeri nel possesso palla. La posizione di Diego, riesce realmente ad oscurare Liverani, fulcro del gioco rosanero, che addirittura, un paio di volte, perde pericolosamente palla nella propria trequarti. L’esclusione del gioco di Liverani abbassa la qualità della manovra del Palermo, spesso costretto a scavalcare il centrocampo con lanci lunghi di Kjaer e Bovo; su tali lanci la difesa juventina non va mai in affanno. La situazione tattica taglia i rifornimenti a Pastore e le corrette distanze tra reparti e tra i giocatori consentono alla Juve una riconquista della palla piuttosto agevole. I problemi bianconeri nascono nella fase di possesso palla. Il Palermo, aspetta la Juventus nella propria metà campo e la circolazione della palla fino agli ultimi 30 metri è agevolata da questo atteggiamento dei rosanero. Purtroppo, il possesso palla della Juve, mostra i problemi visti in tante altre partite della stagione, anche in era pre-Zaccheroni: spaziature non ottimali, scarsi e lenti movimenti senza palla con conseguente scarsa creazione di spazi a sua volta malamente attaccati. Problemi che uniti alla non eccelsa tecnica di quasi tutti i calciatori juventini in campo, creano un mix indigeribile di circolazione lenta e sterile del pallone. Gli unici pericoli creati: cross sbagliato di Candreva, colpo di testa di Trezeguet su cross da trequarti campo, ripartenza breve su errore macroscopico di Liverani con triangolo Del Piero, Trezeguet, Diego, concluso sciaguratamente con un piattone dal brasiliano. Insomma, tra i pericoli creati, non c’è nessuna manovra convincente. Alcuni esempi di non efficace distribuzioni e spaziature in campo.

diapo03diapo04

Nelle diapositive precedenti, si vede De Ceglie abbastanza libero di portare palla, ma senza nessuno da servire davanti a se, vista la posizione centrale di Diego e Del Piero (Trezeguet è ancora più avanti in posizione, anch’esso centrale). Sissoko, invece di attaccare la profondità, movimento necessario a “portare via” Migliaccio, si ferma; Migliaccio può con tranquillità uscire su De Ceglie che non ha una sola possibilità di giocata in avanti ed è pertanto costretto a fermarsi e ricominciare. Di tali situazioni è piena la partita. A destra il problema delle soluzioni di gioco è, per tutto il match, ancora più evidente. Da quel lato si allarga, e spesso riceve, Candreva. Ma dal suo lato, nessuna punta si allarga: Del Piero si apre quasi sempre a sinistra, Trezeguet gravita solo ed esclusivamente in zona centrale. Grygera raramente si sovrappone e quando lo fa, lo fa con un ritardo tale che la difesa del Palermo, riesce con semplicità ad assorbire questo movimento. L’unica soluzione è talvolta un taglio di Diego dal centro verso la zona destra dell’attacco.E se Candreva ha solo una soluzione, quello che succede è che quasi sempre riceve aperto a destra, abbastanza libero, alza la testa ed è quindi costretto a ricominciare il gioco per vie centrali. L’esempio visto con le diapositive e la descrizione dell’intera partita di Candreva sono solo degli esempi di sviluppi, anzi meglio, di non-sviluppi della manovra Juve, che quindi per tutto il primo tempo non concretizza una buona fase di riconquista palla.

Nel secondo tempo due fattori cambiano decisamente le carte in tavola:

  1. l’arrivo della fatica nelle gambe, già non brillanti, dei giocatori della Juve;
  2. la scelta del Palermo di alzare il pressing, attuato già sui difensori bianconeri.

Il calo fisico della Juventus, appare nel secondo tempo evidente. In una squadra dai tempi e dalle spaziature sbagliate in possesso palla e di scarsa qualità tecnica, ciò porta, inevitabilmente a incrementare notevolmente gli errori tecnici, spesso forzati dal pressing ora deciso del Palermo.  Su tali errori il Palermo costruisce ripartenze che mandano in crisi la Juventus. Andiamo in ordine cronologico a vedere degli esempi di quanto detto. Primo esempio: Chiellini pressato da Miccoli apre verso la propria destra.

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La palla giocata da Chiellini è di bassa qualità, a metà tra Candreva e Grygera, spaziati a loro volta male in campo. A causa di ciò Grygera subisce con più facilità il pressing alto di Nocerino e gioca una palla in verticale per liberarsi dalla pressione.

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Bovo recupera palla e rilancia immediatamente per Miccoli; Grygera sbaglia perché taglia verso il centro cercando la palla, invece di scappare dietro, e Miccoli anticipa tutti e serve Nocerino che si trova in un 2 contro 1 col solo Chiellini a ballare tra lui ed Hernandez. Fortunatamente Nocerino sbaglierà grossolanamente il passaggio verso Hernandez

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Secondo esempio: Candreva appoggia dietro verso Sissoko, ma sbaglia (uno dei tanti errori tecnic dei giocatori juventini durante la partita) e serve Hernandez.

diapo11

Hernandez, libero, porta palla; Cannavaro è costretto ad uscire ed Hernandez serve Miccoli

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Miccoli riceve, si gira e serve Pastore che arriverà a tirare solo davanti a Manninger che salverà la propria porta.

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Nelle diapositive seguenti un esempio di pressing del Palermo sui difensori del Palermo. Grygera è costretto a girarsi e servire Cannavaro, che pressato, serve Chiellini costretto a ricevere correndo verso la propria porta e quindi non in posizione ideale per giocare la palla, ma, piuttosto, in posizione ideale per subire il pressing avversario che puntualmente arriva.. Chiellini, pressato, a sua volta cerca De Ceglie anticipato dalla pressione di Migliaccio.

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Infine ultimo di tantissimi possibili esempi, il gol di Budan. Manninger gioca la palla a Grygera, che non è correttamente posizionato col corpo (dovrebbe stare con le spalle rivolte verso la porta avversaria, in maniera tale da potere, immediatamente dopo il controllo, alzare la testa e guardare avanti)

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Grygera riceve girato verso la propria porta a causa della sua non corretta posizione del corpo, avanti non c’è nessuno disponibile a ricevere, Cannavaro non si stacca indietro (non vuole ricevere il pallone…); unica soluzione possibile: lo sciagurato retropassaggio che Budan intercetta.

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COMMENTO

Nel primo tempo la Juventus controlla il Palermo e grazie alla compattezza della squadra e al buon lavoro su Liverani, riconquista la palla con facilità. I problemi nascono quando la palla è tra i piedi dei giocatori bianconeri. La circolazione della palla era notevolmente migliorata a Bologna (la buonissima, a mio parere, prestazione a casa dei felsinei viene ulteriormente rivalutata dal risultato vittorioso fuori casa contro il Genoa dei rossoblu, una della squadre più calde del momento), ma con l’Ajax e il Palermo sono tornati i vecchi difetti. Già descritti in precedenza: spaziature e tempi di gioco errati, pochi ed inefficaci movimenti senza palla, tecnica individuale rivedibile di quasi tutti i giocatori, pensiero lento. Sommiamo tutti questi fattori ed abbiamo il primo tempo sterile e, con la forzatura del pressing sui difensori e l’arrivo della fatica, il disastroso secondo tempo. Rossi nella ripresa decide di andare a pressare i difensori della Juve e la manovra, già lenta e farraginosa, si ingolfa definitivamente. Anche un semplice giro palla per i 4 difensori della Juve è un problema: la scarsa educazione dei piedi dei giocatori juventini., unita all’errata posizione in campo e del corpo per ricevere la palla, comportano inevitabilmente pessima qualità dei palloni giocati. A centrocampo e in attacco, il discorso è facile e sa ormai di stantio: giocatori in possesso palla, dotati di scarsa velocità di pensiero, di tecnica non sopraffina e con poche soluzioni di passaggio a disposizione. Risultato: manovra asfittica. E appena arriva la fatica, il numero di errori cresce esponenzialmente. Mi ripeto: in un centrocampo a tre l’accoppiata Melo/Sissoko è insostenibile. Non a caso a Bologna, le mezzali erano Brazzo e Marchisio. L’ultima partita decente di Ciro Ferrara con il rombo: Juventus-Napoli di coppa. Melo in mezzo e mezzali Salihamidzic e De Ceglie, non grossa tecnica, anzi, ma almeno movimenti sensati a creare ed attaccare spazi. La presenza di Trezeguet nel rombo, accentua i problemi di scorrevolezza della manovra: non tiene palla, non è un riferimento per i compagni, non si apre. La qualità e l’incisività di Diego negli ultimi 20 metri è, almeno fino ad adesso, insospettabilmente insufficiente. Cosa fare? Molti dei problemi sono strutturali e traggono origine nella genesi della squadra. Difficilmente risolvibili a marzo. Il discorso sarebbe lunghissimo. Limitiamolo in quest’articolo al rombo (o comunque il sistema che prevede 3 centrocampisti), il modulo scelto ieri, non discutendo se questa in realtà sia la soluzione più efficace e non discutendo di altre ipotesi. Ne riparleremo. La mia personale opinione è che, schierati con il rombo non possiamo permetterci assieme Melo e Sissoko (si è capito?) e probabilmente nemmeno Trezeguet. Si scelga: uno dei due (ma anche nessuno se ci fosse Poulsen…) come mediano, e mezzali da scegliere tra gli altri centrocampisti. Il contributo dei terzini in fase di possesso palla, con un centrocampo a tre è vitale. Come terzino destro schierare uno tra Caceres e Salihamidzic perché a destra (a sinistra con De Ceglie le cose vanno meglio) Grygera non avanza con i tempi e l’intensità giusti. Per onestà intellettuale bisogna pur dire che ieri, soluzioni alternative in mezzo al campo non ce ne erano davvero. Il recupero degli infortunati è l’unica maniera per potere scegliere e migliorare la condizione atletica, che, come ripetuto fino alla nausea da chi scrive, rimane assolutamente deficitaria. E se non si cresce atleticamente, addio qualificazione Champions League, addio Europa League.

Diego: un giocatore da recuperare e capire

diego delusioneIntendiamoci subito: sono d’accordo col dire che Diego stia rendendo al di sotto delle aspettative perchè comunque, da un giocatore giunto con la sua fama e tra l’acclamazione popolare, ti aspetteresti  partite risolte con una sua invenzione, alla Del Piero. Ti aspetteresti un “fuoriclasse” in grado di giocare bene anche quando i compagni giocano male. E fare la differenza, in positivo, sempre.

Diego non è questo tipo di giocatore.

E’ un giocatore diverso, un trequartista di ottima fattura che ama giocare a tutto campo, avere la palla tra i piedi, creare gioco, concludere o servire i compagni. E’ però un giocatore “alla Trezeguet”, per intenderci. Ossia un giocatore che, per rendere al meglio, ha bisogno che qualcuno “lavori per lui”. Che gli faccia arrivare un pallone giocabile, nel caso del francese (che altrimenti  è capace di non toccare palla per 90°); che corra e crei movimento, nel caso del brasiliano (che altrimenti perde “il sorriso”). Ieri Diego ha giocato male e ha sbagliato una facile occasione, dove avrebbe dovuto segnare (Del Piero lo avrebbe fatto: e per oggi i paragoni tra i due terminano qui). Ma al di là dell’errore tecnico, non si può non considerare come giocare con davanti Del Piero e Trezeguet, per uno come lui, sia quasi una punizione.

Intendiamoci di nuovo: la mia non è una accusa ai due attaccanti, che hanno scritto alcune delle pagine più belle della storia bianconera. E’ più una difesa del brasiliano. Non rende non per “colpa” degli “altri”, quanto perchè lui è incompatibile con loro. Del nostro reparto avanzato, il solo Iaquinta è un giocatore che fa della corsa la sua caratteristica principale, e che sa attaccare gli spazi come pochi. Giovinco e De Ceglie sono altri due giocatori che, impiegati larghi, corrono senza palla e creano alternative di passaggio al brasiliano. Per il resto in rosa abbiamo giocatori con caratteristiche differenti. Del Piero è un giocatore che vuole la palla tra i piedi, che ama fermarsi, ragionare, magari fare un dribbling e poi tirare o passarla; Trezeguet è invece un centravanti d’area, che aspetta palle giocabili ma che a fine partita non si fa neanche la doccia; Amauri è un cavallo da corsa che però viene più spesso utilizzato “alla Corradi”, per far salire la squadra e permettere ai compagni di salire; Camoranesi è un’ala atipica, che ama impostare l’azione o comunque avere il pallone tra i piedi per inventare qualcosa. Insomma – Vincenzone a parte – non abbiamo tra i nostri giocatori d’attacco nessuno che per caratteristiche si completi bene con Diego. Non a caso il brasiliano il meglio di sè l’ha dato quando giocavamo col 4231 e largo a sinistra c’era Giovinco (o comunque De Ceglie), con Iaquinta e Amauri in avanti a fare movimento per 90°. E’ il suo habitat. Un direttore d’orchestra deve avere tutti gli strumenti accordati come dice lui, per poter interpretare al meglio un brano.

La Juve, oggi, è un mix di tante cose. Di tanti moduli. Di tante caratteristiche diverse. Di modi di giocare differenti, di filosofie differenti, di figurine. Purtroppo è stata costruita male, e ne paghiamo a caro prezzo le conseguenze. Ma non prendiamocela con i singoli. Prendiamocela piuttosto con chi in estate ha svolto questo calciomercato e con chi, dalla panchina, non è riuscito a trovare delle soluzioni valide. Ieri, ad esempio, io avrei optato per un 442 classico con De Ceglie alto a centrocampo, a sinistra, e Candreva a destra. Sarebbero almeno arrivati dei cross, e Diego (inutile in quello scenario tattico), avrebbe riposato. Anche questo è coraggio, e non solo cambiarlo all’89mo per fargli prendere dei fischi.

Il ragazzo, così come Melo, è un patrimonio che dobbiamo assolutamente valorizzare e recuperare. Ma, per farlo, c’è bisogno che lo si metta in condizione di giocare come lui sa.

Campionato: Juventus vs Palermo 0-2 (torna la sconfitta…)

palermo miccoliJuventus e Palermo scendono in campo per provare a contendersi tre punti fondamentali per la corsa Champions. Per cercare di arrivare alla vittoria Zaccheroni si affida ad un 4-3-1-2 con Manninger e Trezeguet al posto degli infortunati Buffon ed Amauri. Dal canto suo Rossi risponde con un 4-3-1-2 con Sirigu, neo convocato da Lippi in nazionale, in porta e la coppia Miccoli-Hernandez di punta.

CRONACA
E’ la Juve a farsi vedere in apertura: al settimo minuto prima è Candreva liberato da Diego e chiuso in angolo dalla scivolata di un difensore, poi è Melo sugli sviluppi di un angolo. Entrambe le occasioni si risolvono però in un nulla di fatto. Cinque minuti più tardi sono invece due ex juventini ad imbastire un’azione interessante: Balzaretti porta palla a sinistra e centra basso per Nocerino che dopo aver stoppato palla calcia centralmente dal limite, non mettendo in grande difficoltà il portiere austriaco che sostituisce Buffon. Al ventunesimo la Juventus va vicinissima al vantaggio: Candreva si allarga sulla destra per crossare in mezzo. Il centrocampista ex Livorno colpisce però male il pallone e ne esce una traiettoria che invece di tagliare l’area di rigore si dirige dritta e filata verso il primo palo, mettendo in seria difficoltà Sirigu. Che, però, riesce a recuperare la posizione e distendendosi a mano aperta salva la sua porta. Alla mezz’ora è invece Diego a provarci sugli sviluppi di un’iniziativa di Del Piero. Il trequartista brasiliano, appena dentro il limite dell’area, calcia però di interno provando a piazzare il pallone ma scoccando un tiro molle facile preda del portiere Rosanero. In apertura di ripresa la Juventus prova a farsi vedere subito. E’ Sissoko a ricevere al limite e scoccare un tiro verso la porta avversaria, che non trova però però lo specchio. Al cinquantacinquesimo arriva la prima grande occasione della partita: a costruirla sono gli ospiti con una ripartenza fulminante. Un errore in fase di appoggio da parte di Candreva libera infatti il contropiede Rosanero con Miccoli che lancia nello spazio Pastore il quale giunto in area calcia con potenza verso la porta juventina, trovando però la pronta respinta di Manninger, molto reattivo nel salvarsi in angolo. Il goal è comunque nell’aria ed arriva cinque minuti più tardi: Miccoli riceve al limite dell’area e scocca un tiro che un tempo avremmo definito alla Del Piero, facendo girare la palla giusto sotto il secondo incrocio, freddando Manninger e togliendo la ragnatela da sotto la traversa. Tre soli minuti e la Juventus pareggerebbe: sugli sviluppi di un corner Cannavaro riuscirebbe infatti a girare in porta il pallone dell’1 a 1. Il tutto non ci fosse stato Del Piero in posizione di fuorigioco davanti a Sirigu. Dopo un attimo di esitazione l’arbitro annulla giustamente il goal del capitano Azzurro. Altri tre minuti ed è Chiellini, questa volta, a provarci. Ben coordinatosi, però, il centrale Bianconero non riuscirà a trovare lo specchio della porta, riuscendolo solo a sfiorare. Al settantesimo è invece Del Piero a provarci, da qualcosa più di venti metri. Il suo tiro fa però terminare il pallone sulla parte esterna della rete, non trovando la via del goal. Quattro minuti e il Palermo arriva vicino al raddoppio: Miccoli serve Cavani largo sulla destra, la punta uruguagia dopo essere rientrata prova a calciare di sinistro, spedendo però il pallone alto oltre la traversa. All’ottantesimo, quindi, il Palermo chiude la partita: Grygera riceve palla in zona difensiva e sentendosi pressato sente il pallone scottare tra i suoi piedi provando quindi ad offrirlo a Manninger. Il suo passaggio è però troppo corto e sul pallone si avventa Budan che salta facilmente il portiere austriaco per entrare poi in porta col pallone.

COMMENTO
Partita bruttina e monotona quella disputatasi in serata a Torino. Le due squadre, ma in particolare quella di casa, mancano infatti di intensità ed il gioco che ne esce è piuttosto lento e molle, sicuramente non godibile. Il Palermo si prodiga nel provare a costruire qualcosa di più, anche grazie alla buona forma dei propri fluidificanti, per altro entrambi ex della partita. Però nel farlo non riesce comunque a costituire vero pericolo per la retroguardia Bianconera, tanto che nel corso dei primi quarantacinque minuti non riuscirà a costruire vere e proprie palle goal. Stessa cosa dicasi, per altro, per la Juventus: l’occasione più pericolosa del primo tempo è infatti un cross sbagliato da Candreva. Bene ma non benissimo, direbbe qualcuno. Nel secondo tempo la partita sale un po’ di tono e cominciano a vedersi le prime palle goal. Due di queste vengono concretizzate da Miccoli (autore di una conclusione balistica di pregevolissima fattura) e Budan (lestissimo ad approfittare di una leggerezza in fase di disimpegno di Grygera. Palermo che raggiunge quindi una vittoria tutto sommato meritata e che, soprattutto, grazie a questi tre punti sale al quarto posto a quota 43 punti, superando proprio i malcapitati Bianconeri. Rosanero che sarebbero quindi oggi qualificati alla prossima edizione della Champions League.

MVP
Dopo aver realizzato un goal del genere il titolo di migliore in campo non si può che dare ad uno dei tanti ex di questo match: il Romario del Salento, Fabrizio Miccoli. La punta di Nardò disputa infatti una partita molto solida dando un grande contributo alla sua squadra e realizzato un goal, come detto, di pregevolissima fattura. Un tiro di interno destro pilotato atto ad infilarsi proprio sotto all’incrocio dei pali, battendo senza appello il malcapitato Manninger.

TABELLINO
Serie A 2009/10 – 7ª giornata di ritorno
Torino, stadio Olimpico
Domenica 28 gennaio 2010

JUVENTUS-PALERMO 0-2 (0-0)
RETI: 15’ st Miccoli, 36’ st Budan.
JUVENTUS: Manninger, Grygera, Cannavaro, Chiellini, De Ceglie (35’ st Grosso); Candreva, Felipe Melo, Sissoko; Diego (44’ st Zebina); Del Piero (35’ st Paolucci), Trezeguet. A disposizione: Pinsoglio Legrottaglie, Marrone, Immobile. All. Zaccheroni.
PALERMO: Sirigu; Cassani, Kjaer, Bovo, Balzaretti; Migliaccio (40’ st Blasi), Liverani, Nocerino; Pastore; Miccoli (35’ st Budan), Hernandez (23’ st Cavani). A disposizione: Benussi, Goian, Bertolo, Simplicio. All. Rossi.
ARBITRO: Valeri di Roma.
AMMONITI: 6’ pt Candreva, 21’ st Cassani, 29’ st Sissoko.

Le avversarie: il Palermo di Delio Rossi

delio rossiSTATISTICHE
L’ottimo campionato svolto fino ad oggi dagli uomini di Delio Rossi (subentrato a Zenga il 23 novembre scorso) si legge nella classifica che, dopo 25 partite, vede il Palermo, con 40 punti conquistati, a dividersi il quinto posto con Napoli e Sampdoria. Merito di questa posizione va soprattutto alle prestazioni fornite dai siciliani all’interno delle “mura” del Renzo Barbera: in casa, i rosanero sono infatti (assieme ad Inter, Napoli e Sampdoria) imbattuti, con 9 vittorie e 4 pareggi; sono inoltre 9 gol i gol subiti in casa e solo Samp e Napoli hanno fatto meglio con 7 gol al passivo nelle gare casalinghe. L’altra faccia della medaglia però vede un Palermo con un andamento discontinuo ed incerto nelle prestazioni fuori casa. Solo due le vittorie lontano dal Barbera di cui un targata Walter Zenga a Livorno e l’ultima, non proprio recente, a Milano col Milan datata 13 dicembre (reti di Miccoli e Bresciano). Delle prime dieci squadre in classifica solo il Genoa ha fatto peggio in trasferta. Nelle ultime due trasferte i siciliani hanno rimediato due sonore sconfitte: 4-1 a Roma e 4-2 a Bari.

L’ALLENATORE: DELIO ROSSI
Delio Rossi allena il Palermo dalla quattordicesima giornata. Fino ad oggi ha fatto molto bene riuscendo a conquistare il quinto posto in campionato frutto soprattutto dell’ottimo gioco espresso; c’è comunque da dire che il Palermo fino a quel punto, con Walter Zenga, era riuscito a conquistare 17 punti in 13 partite. L’allenatore, nato Rimini nel 1960, è salito alla ribalta del calcio professionistico grazie all’ottimo campionato disputato dalla sua Salernitana in Serie B nella stagione 1997/98, vincendo il campionato e riuscendo a stabilire il record di punti. Una squadra, quella salernitana, che esprimeva un gioco vincente ma anche divertente fatto di velocità e di corsa. Gl’ultimi 4 anni hanno visto il tecnico fare molto bene a Roma (sponda Lazio) riuscendo a portare la squadra in Champions League nel 2007 e a conquistare una Coppa Italia lo scorso anno battendo in finale la Sampdoria (e in semifinale proprio la Juventus).

LA FORMAZIONE
“Tutti disponibili per la trasferta di Torino”: così recita il Giornale di Sicilia questa mattina. Ieri sono infatti rientrati Sirigu, Miccoli e Liverani, e i tre si sono allenati col gruppo e sicuramente saranno in campo domani sera. Il Palermo si schiererà allora col suo solito 4-3-1-2: in porta andrà Sirigu (il giovane portiere sardo sta disputando un ottimo campionato ed è sicuramente il più interessante giovane portiere della serie A); la difesa sarà quella titolare con la spinta sulle fasce degli ex Cassani e Balzaretti e la solidità in mezzo del biondo danese Simon Kjaer con Bovo al suo fianco; i tre di centrocampo saranno Migliaccio e Nocerino mezzali con Liverani nel ruolo di regista arretrato; sulla trequarti ci sarà sicuramente Pastore che potrà agire dietro il tandem d’attacco Miccoli-Cavani. Pare certo, invece, il forfait di Budan: in panchina andrà il giovane attaccante Hernandez, autore di un’ottima prestazione la settimana scorsa.

IMPRESSIONI SULLA PARTITA
Il Palermo gioca decisamente un buon calcio grazie al suo allenatore che è riuscito a dare un ottimo equilibrio al suo 4-3-1-2 che può essere un esempio per molte squadre che giocano in questa maniera, ma analizziamolo meglio. A mio avviso è di fondamentale importanza la presenza di un giocatore in mezzo al campo come Liverani, il tipico mediano che “fa gioco”, un pò come Pirlo nel Milan o il tanto desiderato D’Agostino nell’Udinese. Un giocatore capace sia della giocata semplice, ma anche del cross lungo. La sua presenza, anche se a volte troppo statica davanti la difesa, è comunque fondamentale: detta i tempi di gioco e garantisce un altissimo numero di soluzioni. Una di queste, ad esempio, può essere la spinta dei due terzini che garantiscono corsa e ampiezza alla manovra: a mio avviso oggi Cassani e Balzaretti sono fra i migliori interpreti italiani del ruolo. Le mezzali di centrocampo sono Nocerino e Migliaccio, due giocatori di quantità capaci anche di attaccare lo spazio (vedi il gol di Nocerino domenica scorsa): la loro presenza e la loro corsa garantiscono comunque equilibrio alla manovra e sempre una certa copertura sulle ripartenze avversarie. Il reparto offensivo vede tre giocatori molto rapidi ed imprevedibili. Partiamo da Pastore: il trequartista offensivo argentino, a mio parere, è un ottimo interprete del ruolo, come caratteristiche fisiche e tecniche incarna il prototipo di trequartista moderno (Kakà), un giocatore cioè forte dal punto di vista sia tecnico che atletico. Con un giocatore come Liverani una decina di metri dietro, Pastore riesce ad essere ancora piu pericoloso ed imprevedibile in avanti. Un tipo di gioco espresso molto diverso da quello della Juve che invece ha un mediano piu fisico e meno tecnico come Melo, ed un trequartista come Diego che non è decisamente portato ad attaccare gli spazi, ma è più predisposto a ricevere il pallone da fermo e impostare. Miccoli e Cavani sono due ottime punte che si completano a vicenda: il primo lo conosciamo bene, avendo giocato nella Juventus un paio di stagioni, ed è un giocatore imprevedibile che fa della rapidità e della tecnica il suo punto di forza; Cavani è invece un centravanti molto mobile, bravissimo sia nel ricevere palla che ad attaccare lo spazio. Insomma sarà davvero una partita difficile..

Analisi tattica di Juventus vs Ajax (piccolo passo indietro…)

GLI SCHIERAMENTI INIZIALI

Per questa partita di ritorno le squadre presentano qualche novità, sia di uomini che di schemi, rispetto all’andata. L’Ajax modifica il 4-3-1-2 dell’andata in un 4-2-3-1; Stekelenburg in porta, Van Der Wiel, Alderweireld, Oleguer e Verthongen, da destra a sinistra, i 4 della linea difensiva. Novità a centrocampo, dove, al posto del rombo dell’andata, viene schierata la coppia di interni De Zeeuw, Enoh e in posizione più avanzata il trio Pantelic (a destra), De Jong (al centro) e il giovanissimo Eriksen (a sinistra) alle spalle del goleador dell’andata, Sulejmani. In realtà per tutta la partita i 4 giocatori offensivi hanno spesso cambiato posizione: fermo restando De Jong alle spalle della punta centrale, Jol ha spesso variato, mettendo Eriksen a destra, Pantelic centravanti e Sulejmani a sinistra.

La Juve, almeno in partenza, si schiera con il 4-3-3 di Bologna, con l’unica variante di Marchisio spostato da mezzala sinistra a mezzala destra e Sissoko, che sostituisce Salihamidizic sul centro-sinistra.

In fig. 1 lo scacchiere iniziale del match e, di seguito, la numerazione dei giocatori.

introduzione2

JUVENTUS: (13) Manninger, (21) Grygera, (33) Legrottaglie, (3) Chiellini, (29) De Ceglie, (22) Sissoko, (4) Melo, (8) Marchisio, (28) Diego [71í (16) Camoranesi], (11) Amauri [15í (17) Trezeguet], (10) Del Piero [87í (26) Candreva] – [(41) Pinsoglio, (5) Cannavaro, (15) Zebina, (27) Paolucci]. All. Zaccheroni

AJAX: (1) Stekelenburg (2) Van der Wiel, (19) Alderweireld, (3) Oleguer, (5) Vertonghen, (40) De Zeeuw, (21) Enoh [78í (28) Rommedahl), (9) Pantelic [74í (8) Emanuelson], (22) De Jong, (51) Eriksen, (10) Sulejmani [64′ st (39) Suk]. – [(12) Wermeer, (23) Anita, (18) Gabri, (45) Lodeiro). All. Jol

SVILUPPI TATTICI DEL MATCH

L’interpretazione del 4-2-3-1 dell’Ajax, specie in virtù delle ottime doti di palleggio dei lancieri, mette in grossa difficoltà, almeno per la prima mezzora, la Juventus. Gli olandesi, infatti, a differenza di quanto fatto dal Bologna domenica scorsa, provano (e riescono) a giocare la palla a partire dai propri difensori. Il giro palla dei 4 difensori ha efficacia contro i tre attaccanti della Juve che, del resto, come è costume di queste ultime uscite della Juve, non sviluppano pressing in zona offensiva. Amauri (o Trezeguet) balla tra i due centrali, mentre Del Piero e Diego, dopo la prima fase di gioco in cui la palla viene fatta scorrere tra i difensori dell’Ajax, vengono scavalcati alle spalle dai terzini, Van der Wiel e Verthongen; quest’ultimo, in controtendenza con quanto fatto ad Amsterdam, dove era rimasto bloccato per tutta la partita, in fase di possesso palla alza parecchio la propria posizione. E proprio dal lato di Verthongen nascono tutti i problemi della Juventus, anche e soprattutto per le capacità balistiche di Alderweireld. Il centrale belga, infatti, è capace con battute di 50 metri di trovare lo sganciamento di Verthongen dal lato opposto del campo.

In fig. 2 è mostrata la giocata che più volte nel primo tempo ha messo in difficoltà la Juve. La palla è al n. 19 Alderweireld; il centravanti juventino balla tra lui e Oleguer. Del Piero è scavalcato alle spalle dal terzino destro Van Der Wiel, Diego dal terzino sinistro Verthongen. Sissoko è costretto a uscire su Van der Wiel e conseguentemente “trascina” con se Melo e Marchisio. Risultato di questi movimenti è lo spazio lasciato libero a Verthongen, l’uomo più lontano dal pallone. Ma, sfortunatamente per la Juve, Alderweireld è capace, come detto, di trovare il compagno con lunghe e precise gittate di 50 metri. A questo punto Diego è preso alle spalle e Marchisio troppo lontano e accentrato per contrastare efficacemente il terzino olandese. Si viene a formare così un 2 contro 1 in fascia sinistra, in cui Grygera deve affrontare Verthongen e Eriksen.

schema2

Fortunatamente, dal lato opposto, Oleguer non possiede le stesse qualità di calcio del compagno di reparto. In questa maniera, con un possesso di palla a carico dei difensori e un repentino cambio di gioco da destra a sinistra, l’Ajax ha tenuto in scacco la Juve per tutta la prima mezzora. Come sarebbe stato possibile contrastare tale tendenza di gioco? Una soluzione tra le tante sarebbe potuta essere quella di contrastare i terzini dell’Ajax con Diego e Del Piero. In altre parole, il brasiliano e il capitano avrebbero dovuto sacrificarsi, ripiegare sull’avanzamento di Van Der Wiel e Verthongen e non farsi attaccare quindi alle spalle. Ciò avrebbe comportato però un notevole dispendio fisico per i due, che del resto, servono freschi per altre fasi di gioco. Zaccheroni, intorno alla mezzora decide allora di tornare al rombo classico, con Del Piero e Trezeguet di punta e Diego alle loro spalle a contrastare o a mettere in zona d’ombra i centrocampisti bassi dei lancieri.

Lo sviluppo difensivo della Juve dalla mezzora in avanti è mostrato in fig. 3. Del Piero e Trezeguet escono sui centrali olandesi, Diego contrasta e/o mette in zona d’ombra i centrali di centrocampo. Sui terzini dell’Ajax escono Sissoko e Marchisio. Questo schieramento difensivo funziona meglio rispetto al precendente perchè:

  • consente di contrastare efficacemente Van Der Wiel e soprattutto Verthongen
  • riesce a mettere maggiormente sotto pressione Oleguer e, soprattutto Alderweireld.

schema3

Per completare la disamina sul sistema difensivo adottato dalla Juve occorre fare notare che, con l’entrata di Camoranesi, i bianconeri si schierano con un classico 4-4-2, con l’italoargentino e Marchisio sulle fasce e Melo e Sissoko in mezzo. Per il resto, ancora una volta, Zaccheroni sembra privilegiare la compattezza e la densità nella propria metà campo a soluzioni difensive che prevedano uno spostamento in avanti del baricentro della squadra. Il 4-4-2 è utilizzato per la terza volta consecutiva nel finale di partita a difesa del risultato.

Per quanto riguarda la fase offensiva, lo sviluppo del gioco è stato alquanto farraginoso. Le direttrici principali, almeno in partenza, prevedevano, con palla in possesso del terzino, un movimento ad aprirsi della mezzala e un movimento incontro della punta del lato, con la possibilità per il  terzino di avere almeno due soluzioni distinte di gioco (A e B in fig. 4). Un paio di volte, la palla da Grygera a Diego ha portato il brasiliano a ricevere, accentrarsi e trovare il cambio di gioco verso De Ceglie, che, per merito di questo rapido ribaltamento di fronte, trovava spazio avanti a se e riusciva a rendersi pericoloso. Dal lato opposto questa soluzione non generava, in genere, spostamenti del lato di gioco, a causa anche di una maggiore timidezza negli sganciamenti di Grygera. Dal lato sinistro maggiore efficacia, avevano le sovrapposizioni di De Ceglie, dopo la palla giocata a Sissoko o a Del Piero.

schema4

Queste soluzioni si sono notevolmente ridotte col passaggio al rombo, che, sebbene abbia meglio protetto la squadra, ha inaridito il gioco bianconero, peraltro non brillante dallíinizio. Tutto il secondo tempo ha invece visto un gioco offensivo basato quasi esclusivamente sulle ripartenze, che si sono comunque rivelate molto poco efficaci.

COMMENTO

Un passo indietro della Juve rispetto alla partita d’andata e soprattutto a quella con il Bologna. Le capacità di palleggio dell’Ajax, rivelano i limiti difensivi di un 4-3-3 che con il Bologna erano stati coperti dalla incapacità a fare gioco dei 4 difensori felsinei. Come ampiamente illustrato, i terzini dell’Ajax (in particolare Verthongen) attaccano alle spalle Del Piero e Diego e da ciò nasce lo sbilanciamento di tutta la squadra. Del resto appare complicato chiedere ai due, con continuità, profondi ripiegamenti difensivi. Col rombo la squadra difende un pò meglio, ma il possesso palla rimane all’Ajax per due motivi principali. Il primo motivo è da ricercare nella precaria condizione fisica della squadra; il secondo consiste nella scarsissima, almeno oggi, capacità di gestire un’efficace possesso palla. In un centrocampo a rombo, dove mancano i riferimenti esterni che danno soluzioni e facilitano la manovra, sono di fondamentale importanza i tempi di gioco senza palla e le capacità tecniche. In quest’ottica c’è da chiedersi se Sissoko e Melo, in questo sistema, possano davvero coesistere; se la squadra può permettersi di giocare con il rombo con due giocatori che mancano di tempi e tecnica.  E tanto per dire qualcosa di impopolare, le migliori partite col rombo sono state quelle di inizio anno, con Melo in mezzo e Marchisio e, udite udite, Tiago come mezzali. Si, proprio Tiago, che in mezzo a mille innegabili e macroscopici difetti, aveva almeno un pregio: sapeva giocare senza palla nel centrocampo a tre e si rivelava un facilitatore della manovra. Bisogna comunque dire che un passo indietro, prima o poi era prevedibile. La squadra presa da Zac aveva l’encefalogramma piatto e non si poteva immaginare una crescita ininterrotta e senza difficoltà o passi indietro. Fortunatamente il passo indietro è avvenuto nella migliore situazione possibile, in vantaggio di punteggio nel doppio confronto e contro una squadra talmente leggera in attacco da non riuscire minimamente a sfruttare i vantaggi tattici derivanti dalle proprie capacità di palleggio. Di positivo c’è la compattezza della squadra e della linea difensiva, il fatto di non avere preso (finalmente) gol e l’imbattibilità di Zaccheroni. Per il resto, si deve tornare a Vinovo a lavorare duro, tenendo presente che, a parere di chi scrive, senza una condizione fisica migliore, sarà difficile migliorare il gioco della squadra.

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Europa League: Juventus vs Ajax 0-0 (ora sotto col Fulham…)

juventus ajaxLa Juventus scende in campo nella serata di giovedì per provare a difendere la vittoria per 2-1 ad Amsterdam. Per ottenere il passaggio del turno, infatti, basterebbe anche solo un pareggio per la squadra di Zaccheroni, che si dimostra però subito decisissimo ad ottenere il punteggio pieno. Basta leggere la formazione schierata dal tecnico di Meldola per capire che la Juventus non scende in campo per fare da spettatrice e tirare a campare sperando in un pareggio. I Bianconeri si schierano infatti con un 4-3-1-2 con Manninger in porta al posto dell’infortunato Buffon (e Pinsoglio, premiato come miglior portiere dell’ultimo Viareggio, a fargli da secondo), Grygera, Legrottaglie, Chiellini e De Ceglie in difesa, Sissoko, Melo e Marchisio a centrocampo schierati dietro a Diego trequartista che a sua volta gioca alle spalle di Amauri e Del Piero. Jol per provare a ribaltare il risultato dell’andata schiera invece la sua squadra, priva della stellina Suarez, con un 4-3-3 con Stekelenburg in porta, Van Der Wiel, Alderweid, Verthongen ed Oleguer in difesa, De Jong, De Zeeuw ed Enoh a centrocampo ed Eriksen, Pantelic e Sulejmani in attacco.

CRONACA
Dopo due minuti di gioco la Juventus si fa subito vedere dalla parti di Stekelenburg: De Ceglie porta palla ed appoggia a Sissoko che gira palla in mezzo. Diego però decide di non intervenire sul pallone, facendo velo ed agevolando l’intervento di Marchisio, che arriva arrembante a calciare di prima intenzione, trovando però la pronta risposta del portiere orange. Le due squadre si fronteggiano quindi con continui capovolgimenti di fronte, ma poco dopo il quarto d’ora è la Juve a portarsi vicina al goal: sugli sviluppi di un angolo, infatti, Sissoko devia il pallone di testa facendolo schiantare sul palo, con Trezeguet che non riesce poi a metterci la zampata non trovando il tap-in vincente. Al ventitreesimo è l’Ajax ad avere un’occasione d’oro: sempre sugli sviluppi di un angolo il portiere austriaco della Juventus, Manninger, esce male, non trattenendo il pallone. Così facendo, quindi, facilità l’intervento di Verthongen, che conclude però male sparando il pallone out. Il match scorre comunque senza particolari sussulti. Le due squadre lottano infatti tantissimo in mezzo al campo, non risparmiandosi anche colpi al limite – quando non oltre – del regolamento. Il tutto, però, a discapito dello spettacolo, che stenta a decollare sacrificato ad un agonismo ed un voler battagliare portato all’estremo. Alle mezz’ora la Juve torna quindi a farsi vedere sugli sviluppi di un angolo: questa volta sono Chiellini prima e Legrottaglie poi a provarci di testa, con gli olandesi che si salvano prima con Enoh e poi con Eriksen sempre sulla linea. Di lì a poco arriva invece da una punizione l’occasione di passare, ma la mischia che ne segue si risolve in un nulla di fatto, con gli olandesi che riescono a salvarsi non si sa bene come. A cinque dal termine la Juventus prova invece a passare con una ripartenza: Del Piero prende palla nella propria metà campo e sale conducendola al piede per poi effettuare un lancio di una quarantina di metri a liberare Diego. Il fantasista brasiliano, quindi, dopo aver controllato il pallone s’accentra per cercare lo spazio per trovare la via del goal, senza però riuscirvi. Il suo tiro è infatti rimpallato dal rientrante Eriksen. In apertura di ripresa è l’Ajax a farsi pericoloso. Ancora una volta la scintilla arriva da un calcio piazzato, più precisamente un corner: sugli sviluppi dello stesso Pantelic colpisce di testa girando il pallone verso la porta di Manninger, senza però trovarla. La palla, infatti, si spegne alta sopra la traversa. I Lanceri sono comunque molto più attivi della prima frazione. Al cinquantaduesimo, quindi, è Eriksen a provarci, ma la sua conclusione da fuori è bloccata da Manninger. Al sessantatreesimo è ancora Pantelic a farsi notare. Il suo tiro da fuori, però, si spegne ancora alto sopra la traversa di Manninger. Al settantesimo è invece Del Piero a provarci, direttamente su punizione: il pallone, deviato dalla barriera, diventa insidioso, ma Stekelenburg lo controlla uscire sopra la traversa. Negli ultimi venti minuti gli ospiti prendono ulteriore campo. Dopo aver giocato molto meglio degli avversari nel primo tempo, infatti, i Bianconeri lasciano che l’Ajax esca dal proprio guscio nella ripresa, sino a questo finale di gara in cui sembra esserci una sola squadra in campo. O quasi. Il robusto possesso palla di questi minuti, comunque, si traduce in un nulla di fatto: l’Ajax non produce infatti grandissime palle goal con la difesa di casa bravissima a chiudere ogni spazio. Poco prima dello scadere, quindi, la Juventus prova, con un colpo di testa di Trezeguet, a chiudere il match con una vittoria. A rispondere alla punta francese, però, ci pensa Stekelenburg, che agguanta il pallone. A tempo già ampiamente scaduto è invece Emanuelson, subentrato una ventina di minuti prima a Pantelic, a provarci. Il suo sinistro in corsa è però chiuso troppo e fa terminare il pallone a lato.

COMMENTO
Alla Juventus basterebbe un pareggio ma, come ampiamente prevedibile, gli uomini di Zaccheroni dimostrano di non volersi accontentare di quello. Proprio per questo creano diverse palle goal nel primo tempo, specialmente da situazioni di palla inattiva. Non riuscendo però mai a trovare il goal. La ripresa ha invece un padrone differente: l’Ajax. I Lanceri, però, a differenza di quanto successo nel primo tempo ai Bianconeri tengono si di più il pallino del gioco ma non riescono a creare quanto fatto dai padroni di casa nella prima frazione. Ecco quindi che le due squadre si spartiscono i due tempi equamente, anche se ai punti, forse, meriterebbe qualcosina di più la Juventus. Cui basta comunque il pareggio che scaturisce da questa gara per passare. Ora la Juventus dovrà incontrare il Fulham. Londra, quindi, aspetta i Bianconeri a braccia aperte.

MVP
Trovare un migliore in campo in un pareggio come questo non è semplicissimo. La partita è infatti piuttosto scialba, senza particolari sussulti. Le due squadre costruiscono sì qualche palla goal, ma niente di trascendentale. In particolar modo nessuno dei ventotto giocatori scesi in campo oggi giocano in maniera particolarmente migliore rispetto agli altri. Giusto per premiare qualcuno, quindi, decido di dare la palma di man of the match a De Ceglie: il giovane terzino italiano sta infatti iniziando a giocare sempre meglio da quando è arrivato Zaccheroni sulla panchina Bianconera. Anche nella serata di oggi la sua prestazione è ampiamente più che sufficiente: gioca in maniera molto pulita dietro, corre un sacco (come del resto è solito fare sempre) e prova anche a spingere quando possibile, in particolar modo nella prima frazione (quella fondamentalmente dominata dalla sua squadra). Oggi come oggi, quindi, ha ragionissima il tecnico di Meldola nel preferirlo al Campione del Mondo Grosso. Che però, esattamente come Cannavaro (cui sta venendo spesso preferito Legrottaglie), potrebbe finire con l’essere titolare al Mondiale sudafricano. Con De Ceglie a guardare il tutto da casa. Le stranezze della vita!

TABELLINO
Juventus vs. Ajax o – 0
Juventus: Manninger; Grygera, Legrottaglie, Chiellini, De Ceglie; Sissoko, Felipe Melo, Marchisio; Diego (70′ Camoranesi); Amauri (15′ Trezeguet), Del Piero (86′ Candreva). A disposizione: Pinsoglio, Cannavaro, Zebina, Paolucci. Allenatore: Zaccheroni
Ajax: Stekelenburg; Van der Wiel, Alderweireld, Vertonghen, Oleguer; De Jong, De Zeeuw, Enoh (77′ Rommedahl); Eriksen, Pantelic (74′ Emanuelson), Sulejmani (64′ Suk). A disposizione: Vermeer, Gabri, Anita, Lodeiro. Allenatore: Martin Jol
Arbitro: L. Duhamel (Francia)
Assistenti: S. Duhamel, Capelli (Francia)
Quarto Uomo: Buquet (Francia)
Assistenti di porta: Thual, Turpin (Francia)

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La coerenza non è di questo mondo (calcistico)…

pulcinellaIL PATTO

«E’ stata una sentenza ridicola, ci sarebbero molte cose da dire. Ringrazio Abete per la coerenza subito manifestata dopo la telefonata che abbiamo avuto domenica. Riscontro davvero tanta sensibilità nei confronti di una squadra che deve rappresentare l’Italia in Champions League. Il presidente federale ha fatto in modo che la nostra vigilia fosse il più tranquilla e serena possibile. Adesso sì che potremo essere sereni per la Coppa…»

Così Massimo Moratti martedì scorso, subito dopo aver appreso delle sentenze del giudice sportivo Tosel. Con una bella faccia tosta. Perchè uno poi si domanda: ma se ci tenevano così tanto a far restare la squadra tranquilla in vista dell’importantissimo match clou di “Coppa” contro il Chelsea perchè hanno poi incoerentemente fatto tutto questo “rumore” (modalità diplomatica ON)? Passi per la foga agonistica dei calciatori (Samuel e Cordoba. Ma anche Milito, su!), che può anche essere interpretata come una “eccessiva voglia di arrivare per primi sul pallone” (mettiamola così.. per restare in modalità diplomatica!), ma qui stiamo parlando di altro, signori miei. Stiamo parlando di un dirigente interista (Oriali, un esperto in materia…) che si è fatto deferire per dichiarazioni censurabili sull’operato arbitrale. Un dirigente, non un Balotelli qualsiasi. E stiamo parlando dell’allenatore dell’Inter – colui che più di tutti avrebbe dovuto avere interesse (ma ce l’aveva?) a far restare la squadra tranquilla e serena (e che a Balotelli lo tratta spesso da bambino scemo) – che è stato squalificato per 3 giornate per aver fatto uno show di 90 (novanta) minuti tra aizzamenti alla folla, gesti mimati delle manette, sorrisi ironici e provocatori, proteste ad ogni fischio. E che, mentre i suoi giocatori scendevano nello spogliatoio imprecando contro l’arbitro (Muntari) e prendendo a pugni un avversario (Cambiasso), era intento a continuare nel suo show personale davanti alle telecamere. Evidentemente, la voglia di far restare la squadra calma, serena e concentrata già sul successivo match di Coppa, era poca. Minore della dolcissima voglia di apparire Special a tutti i costi, anche nelle proteste. Con quale coerenza allora Moratti può parlare di mancanza di coerenza (anche ammesso) di Abete? E mi limito ad osservare questo, senza entrare nei… “dettagli” (chiamiamoli così!), e cioè discutendo del fatto che telefonare al presidente della FIGC per chiedere che il giudice sportivo, terzo e imparziale (così ha voluto proprio Moratti in una sua battaglia post-Calciopoli, a proposito di coerenza..), potesse ammorbidire o comunque posticipare una sentenza (solo per l’Inter, ovviamente) per far restare la sua squadra “calma” in vista di un imminente impegno sia un comportamento non lecito. Ma, si sà, sono dettagli. Moratti le telefonate le fa “cordiali”, e i suoi “vergognoso” sono pieni di classe e onestà intellettuale.

IL MORALIZZATORE

«Meglio non parlare di campionato. Se parlo di campio­nato mi danno 2-3 partite in più di squalifica ed è meglio non farlo. Questo perché mi hanno detto che si è ripetuto quello che è successo a Bari. Stavolta però, nonostante il mio italiano stentato, ho senti­to parole nuove, ovvero “abbas­siamo i toni”. Già, abbassiamo i toni: è così che voi italiani ave­te costruito una storia che mi ha fatto vergognare come uo­mo di calcio. Quando ho sapu­to di Calciopoli, mi sono vergo­gnato terribilmente di dare da mangiare alla mia famiglia con i soldi del calcio. Però ades­so abbassiamo i toni… L’Italia non mi cambierà: sono arriva­to onesto, me ne andrò via one­sto».

Così invece si è espresso ieri l’altra “testa pensante” dell’Inter, ovvere Josè Mourinho. Che, nonostante l’arbitro avesse appena negato due rigori solari al Chelsea, ha trovato – non sia mai – il modo di prendersela ovviamente  col Palazzo. Uno che però arriva a vergognarsi di dare da mangiare alla propria famiglia col calcio avendo “saputo” (prima o dopo aver firmato per l’Inter?) di Calciopoli, per poter dire una cosa simile, deve avere una mezza aureola in testa ed essere inattaccabile. Lo è? No, perchè ad informarsi bene poi si scopre che il suo Porto, l’anno in cui divenne campione di Portogallo conquistando il diritto alla Champions che poi vinse con lo stesso tecnico portoghese alla guida, venne penalizzato di 6 punti per lo scandalo «fischietti d’oro» e che il suo presidente Pinto da Costa venne accusato di maneggi arbitrali e di acquisto di favori sessuali (a base di orge con  le immancabili escort) e squalificato per due anni sempre in seguito a quella complessa vicenda giudiziario-politico-sportiva che sconvolse il Portogallo tra il 2006 e il 2009. L’unica cosa di cui ci si dovrebbe vergognare semmai è che lì le cose le hanno fatte per bene: intercettazioni (e ci siamo), processi penali (e non ci siamo più), poi la giustizia sportiva che non ha potuto utilizzare le intercettazioni (e siamo distanti anni luce) e, dulcis in fundo, l’UEFA che – invece di vendicarsi in chissà quale modo – ha eccepito l’impossibilità di entrare nel merito ammettendo il Porto all’attuale Champions League, nonostante l’illecito accertato. E’ vero, Calciopoli è una vergogna. Ma in altri sensi. Ed è vero, Mourinho dovrebbe vergognarsi del suo stipendio, per il semplice fatto che non passa settimana che lo rinfacci a mezzo mondo. Insomma a farci la morale è un allenatore che ha vinto, in Portogallo, uno Scudetto con l’asterisco. Ma onesto a prescindere. Perfetto per l’Inter.

I FASTIDIOSI

«Sono arrabbiato. E indignato. Ieri è accaduto qualcosa di scandaloso. Dopo Monaco pensavo di aver visto tutto. Invece si è andati oltre. Se c’è un criterio nelle scelte, come si può mandare Rosetti in una partita come quella di ieri? Con quei precedenti? Spero che Collina o Abete un giorno me lo possano spiegare, ma so che queste risposte non arriveranno mai. Dopo tutti questi anni in cui siamo arrivati in Champions League forse diamo noia a qualcuno. Con quanto accaduto ieri la speranza di arrivare quarti è svanita del tutto. Voglio capire cosa ha fatto di male questa Fiorentina. Il rigore su Montolivo era troppo netto, e non vengano a parlarci di strane regole del vantaggio. Rosetti non alza le braccia, ma fa segno chiaramente al nostro capitano di rialzarsi. E’ stata toccata la nostra dignità, quella della squadra e della città di Firenze; che come sempre ha risposto in maniera civile. I tifosi viola sappiano che la società è presente e vigilerà attentamente su quanto sta accadendo”.

Senza entrare nel merito (vorrei solo ricordare ai Della Valle che sono l’ultima squadra della parte “sinistra” della classifica, e che domenica rischiano di passare “a destra”, se non fanno 3 punti..), ricordo a tutti come Riccardo Montolivo, proprio lui, aveva commentato così alla vigilia la scelta di Rosetti da parte di Collina: “Non c’è nessun problema, per me Rosetti è uno dei migliori arbitri italiani”. Non serve aggiungere altro, parlando di coerenza. Anzi sì, una cosa sola, a proposito di… pelati! Noi Ovrebo lo conosciamo da prima di loro. Già, perchè, come dimostrato nella “fotomoviola” di allora, concesse al Bordeaux un gol in fuorigioco nella prima giornata di Champions di quest’anno. Facendoci perdere 2 punti. E Platini era (anche allora) juventino.

"Mio padre era bellissimo", in tutte le librerie

Il libro di oggi che consiglio vivamente si chiama “Mio padre era bellissimo” e narra una storia apparentemente ordinaria, la più classica delle storie d’amore: quella tra un figlio e un padre che non hanno fatto in tempo a conoscersi, che non si sono potuti amare come avrebbero voluto. Nicola ha nove anni e, come tutti i bambini della sua età, sogna, sogna di vincere il Giro d’Italia con la sua bicicletta, d’indossare la maglia numero 10 di Platini, di giocare nella sua Juve. Smette di sognare il giorno in cui suo padre muore, quello stesso giorno smette anche di parlare, comincia a pensare, a pensare, a pensare di partire in treno alla ricerca di suo padre. La straordinarietà di questo libro, di questa storia apparentemente non originale, sta proprio nell’essere in un libro di pensieri, pensieri di un bambino; alcuni davvero folgoranti.

Ve lo consiglio, così come vi consiglio di consultare il blog dell’autore, Francesco Savio. Uno di quei blogs che fa bene al calcio.

Riaperto lo Juve Store di Via Garibaldi. Presenti Candreva e Zaccheroni.

juventus store galleryCome promesso, ecco maggiori info sul nuovo Juventus Store di Via Garibaldi.

Pensato come uno spazio dinamico e coinvolgente, il rinnovato store della Juventus a Torino, si presenta nei suoi 100 mq con una nuova immagine che coniuga passato e presente, tradizione e design. Sullo sfondo di un pavimento tecnico di colore grigio antracite, tutte le pareti sono definite da fasce orizzontali bianche e nere di differenti dimensioni che, oltre a caratterizzare fortemente lo spazio, costituiscono un inedito sistema espositivo. E’ così possibile avere una presentazione del prodotto nelle pareti per tutta la loro altezza alternando i numerosi articoli del “mondo” Juventus, con immagini, display e maglie inquadrate dei campioni del passato e del presente. Il banco cassa, vera e propria scultura di colore nero lucido, emerge prepotentemente da una parete divenendo l’elemento focale del punto vendita. Completa il concept la storica colonna a centro stanza del “vecchio” store, che presenta gli autografi dei giocatori Juventini, e che è stata valorizzata attraverso una protezione di plexiglass trasparente che la rende preziosa e unica.

Proprio su questa storica colonna si è aggiunta una firma, quella del neo-juventino Antonio Candreva, presente appositamente per aprire ufficialmente i battenti del punto vendita. Dopo aver risposto con grande disponibilità alle domande rituali dei tanti giornalisti presenti per l’occasione, ha curiosato un po’ tra i vari reparti e salutato i tifosi che pazientemente lo hanno aspettato all’uscita dello Store. Tra i primi “curiosi” a varcare la soglia, un viso familiare: quello del Mister, Alberto Zaccheroni, che insieme al suo vice si è presentato per fare un po’ di “shopping bianconero”… ma che alla fine si è prestato di buon grado ad interviste, chiacchierate e foto con i tifosi, con il garbo e la simpatia che lo contradistinguono.

Ricordo per tutti i possessori della Juventus Membership Card lo sconto esclusivo del 20% valido dal 22 al 27 febbraio presentando la tessera.

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